MotoGP e sicurezza in pista: bisogna unire severità e umanità

gp stiria
Rosario Triolo

Rosario Triolo

Ascoltare i piloti è un modo per difenderli. Penalizzarli un modo per educarli. Entrambe le cose sono necessarie per difendere la bellezza e la spettacolarità del motociclismo. Partiamo dagli episodi di Medina e Masia nelle qualifiche di Moto2 e Moto3 per ritornare sul tema sicurezza, fondamentale per questo sport

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Che ci sia un problema di sicurezza nel Motomondiale lo abbiamo visto fin troppo chiaramente nel primo dei due GP di Spielberg, dove i rischi naturali del motorsport si sono uniti con situazioni create da errori dei piloti, provocando conseguenze paurose, ma per fortuna zero o quasi danni fisici. Al GP di Stiria siamo pertanto tutti arrivati con una sensibilità superiore, con le idee chiare sul fatto che i vertici della gestione della sicurezza abbiano il dovere di intervenire, in qualche modo.

 

Davanti agli errori visti in Moto2 e Moto3 nel sabato di Spielberg, pertanto, è normale stupirsi. Stupisce che non sia stato chiesto ai commissari di sventolare bandiera rossa a mezz’ora dalla fine di un turno di libere di Moto2 per evitare un incidente simile a quello tra Bastianini e Syahrin dello scorso weekend dopo la caduta, nello stesso punto e con le stesse modalità, di Medina, sostituto di Syahrin. Stupisce a maggior ragione che siano stati autorizzati i commissari a entrare in pista per rimuovere la moto, mentre i piloti continuavano a sfrecciare.

Moto3, Masia gira senza guanti e senza carena

Un episodio ancora più complicato ha riguardato Masiá in Moto3, dopo che il pilota del team Leopard, cadendo durante il Q1, ha cercato di riportare la moto ai box per poter partecipare al Q2. Ma lo ha fatto senza guanti, persi nell’incidente, senza carena, smontata dai commissari, e seminando olio per tre curve e per tutta la pit lane, cosa che ha provocato le cadute di Migno e Pizzoli nel giro di rientro dopo la bandiera a scacchi. Le molteplici violazioni del regolamento hanno indotto a escludere Masiá dal Q2.

 

Ma la questione principale non riguarda le responsabilità dello spagnolo. La passione che ci porta a Ferragosto a preferire un turno di prove della Moto3 a una gita al mare ci impone anche un istinto di difesa rispetto a ciò che amiamo. Non possiamo permetterci di lasciar passare tutte le cose che stanno succedendo con una insolita frequenza senza intervenire.

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Moto3, pole di Rodrigo. 4° Arbolino, 5° Vietti

L'importanza del dialogo per migliorare la sicurezza

Ci sono molti modi per intervenire: ma il primo e più importante è essere umani e severi con i piloti, diminuendo la tolleranza rispetto ai loro errori, certo, ma aumentando il dialogo, anche duro. È necessario ascoltarli. Sempre. In particolare quando sbagliano. Fare ammettere a un pilota un errore, fargli capire perché non deve più farlo, vale molto più di una penalità. È questa la strada che chiediamo di seguire: la strada di chi ama lo sport. E l’amore è innanzitutto parlare e proteggere. Stare attenti. Prendersi cura. Osservare e decidere, tempestivamente. Per questo speriamo che ogni piccola incomprensione in pista riceva la giusta attenzione, affinché le battaglie che ci divertono tanto siano spettacolari ma eticamente ineccepibili. Come diceva un motto di Sky qualche tempo fa… per amore dello sport.

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Moto2, pole di Canet. 5° Bezzecchi, 12° Marini