MotoGP, Quartararo-Espargaró: due modi diversi di reagire alle difficoltà
il confronto ©Motorsport.comNel weekend in cui Pecco Bagnaia ha ipotecato il titolo mondiale, Fabio Quartararo ha reagito alla (quasi) sconfitta con ottimismo, tornando sul podio e rinviando i giochi a Valencia. Diverso il discorso di Aleix Espargaró, che ha criticato Aprilia in più di un'occasione nelle interviste mostrando una certa insofferenza per il deludente finale di stagione del team di Noale
Accettare una sconfitta è difficile, saperlo fare con stile è una virtù. Fabio Quartararo ha risposto con un sorriso a chi gli chiedeva del suo stato d’animo, dopo la gara di Sepang. Ha cercato un briciolo d’ottimismo nel giorno in cui ha di fatto abdicato a Bagnaia. A Valencia, salvo intoppi, sarà un passeggiata per Pecco, ma lui ha evitato di auto compiangersi. "Quanto meno sono arrivato sul podio partendo da dietro", ha dichiarato sottolineando l’unico dato positivo di una gara dove onestamente era difficile fare di più. Troppo forti le Ducati, ma per una volta Fabio non ha marcato la disparità tecnica. "Almeno ho rinviato il verdetto a Valencia", ha aggiunto con il suo stile che non conosce rancore. Ci sarà da meditare e discutere in privato con gli uomini Yamaha. Ma sarà un confronto lontano da microfoni e telecamere.
L'amarezza di Aleix e le critiche ad Aprilia
Diversamente da quanto ha fatto Aleix Espargarò, che all’Aprilia che l’ha portato fino al terzo posto del mondiale non ha risparmiato critiche anche aspre. "Nelle ultime gare siamo caduti in basso”, il senso di un’analisi amara che ha concesso ai giornalisti. A Sepang è tramontato il suo sogno iridato, l’amarezza è comprensibile. Ci mancherebbe. Gli errori del team nelle ultime uscite hanno pesato sul suo risultato. Ma il bilancio della stagione resta ampiamente positivo come ha riconosciuto lui stesso (“E’ stato anno impressionante, con l’opzione di vincere fino a oggi”). Si vince e si perde tutti insieme: Aleix lo ha ribadito spesso, ma ultimamente è sembrato prendere le distanze dal gruppo. Ci saranno molte cose da migliorare per il futuro, ma il "capitano" dovrebbe essere il primo a difendere la squadra, e a preoccuparsi di guidare gli uomini. Magari affrontando un confronto anche aspro, se fosse necessario, ma in privato. Senza obbligare chi lo ha accompagnato in questo percorso di crescita, anche sua, a scusarsi in pubblico per gli errori commessi. Questione di stile, ma non solo.