MotoGP, il bilancio del Mondiale 2023: nessuno come Bagnaia e la Ducati

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Paolo Lorenzi

Paolo Lorenzi

La MotoGP saluta un 2023 entusiasmante per gli appassionati di motori. Abbiamo assistito a un derby intenso ed equilibrato tra Bagnaia e Martin, abbiamo ammirato la crescita tecnica di aziende italiane come Ducati e Aprilia, abbiamo imparato da piloti coraggiosi a reagire contro gli episodi sfortunati. Ma soprattutto abbiamo visto un campione italiano vincere in sella a una moto italiana per il secondo anno di fila: un successo che possiamo sicuramente considerare meritato

DUCATI, LA PRESENTAZIONE IN LIVE STREAMING

Per una volta partiamo dalla fine, perché l’ultimo atto del mondiale MotoGP è stato l’apice di un confronto entusiasmante. Se fino a metà stagione il verdetto pareva scritto, qualcosa è cambiato in un momento preciso. Bagnaia ha perso l’imbattibilità con l’incidente di Barcellona e Martin ha iniziato una rimonta inarrestabile. L’incertezza è il primo fattore che ci ha fatto riflettere sulla natura di uno sport dove i conti raramente si fanno a tavolino, dove tutto può cambiare da un giorno con l’altro. Equilibri che sembrano consolidati possono ribaltarsi e fino all’ultimo traguardo la bilancia può pendere da ogni lato.

Dalle cadute alle gomme: gli episodi decisivi

La seconda considerazione riguarda la natura dei piloti, la loro forza come la loro fragilità, elementi che solo il carattere di ciascun protagonista riesce a combinare nella miscela vincente. Questione di proporzioni, ciascuno dei due, Bagnaia e Martin, ha sofferto, lottato, vinto, gioito e maledetto la sorte, l’elemento irrazionale e imprevedibile, talvolta decisivo. Ciascuno di loro ha recriminato su episodi che nel bilancio finale hanno senz’altro pesato (la caduta di Bagnaia in Spagna, la gomma compromessa di Martin in Qatar) perché nessuno è al riparo dalla sfortuna.

Lo strapotere tecnico della Ducati

Verdetto giusto? Bagnaia ha meritato il titolo? Martin si è sentito derubato, ma in un campionato lungo 21 gare, non perdi la stagione per una sola gara finita male e di episodi di cui lagnarsi ne avrebbe da raccontare anche Bagnaia. Nell’incertezza di un derby tecnicamente e agonisticamente equilibrato, l’unica certezza era che alla fine avrebbe vinto un pilota Ducati, altro aspetto non trascurabile, perché otto moto targate Borgo Panigale, spostano l’equilibrio verso un solo polo tecnico. Fargliene una colpa sarebbe sbagliato (in passato anche le moto giapponesi hanno dominato il paddock senza che nessuno se ne lamentasse) e se gli uomini della casa bolognese progettano mezzi vincenti, non è un problema loro, casomai lo è di chi non riesce a tenerne il passo.

Bagnaia e Martin, la bellezza di un duello equilibrato

Ecco un altro aspetto sui cui riflettere, e a cui si sta cercando di porre un rimedio, con le concessioni a chi insegue senza vedere il podio, magari allargando la griglia per rinforzare la concorrenza. Ma battere la Ducati spetta ai suoi avversari, quindi il verdetto di quest’anno, alla luce di una superiorità evidente, è corretto. Al netto di comprensibili amarezze e di qualche mal di pancia, l’epilogo non dovrebbe giustificare accuse di complotti, e risultati pilotati, come si è letto tra le righe di qualche commento (i soliti diavoli da tastiera). E’ stato un confronto incerto fino all’ultimo, e non capita spesso. Teniamocelo tra i buoni ricordi del 2023.