Bagnaia-Martin: chiunque vinca il Mondiale MotoGP, trionferà il fair play

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Paolo Lorenzi

Paolo Lorenzi

Rispetto e stima reciproca: Bagnaia e Martin non si risparmiano in pista, ma è un duello all'insegna del fair play. Gli anni degli sgambetti psicologici sono finiti ed è anche un bene: spesso il rancore per un torto subito o immaginato può diventare un avversario indesiderato. Pecco e Jorge invece si stimolano a vicenda e poi, festeggiata una vittoria o incassata una sconfitta, guardano già alla prossima gara. La MotoGP torna il 18-20 ottobre in Australia, LIVE su Sky e in streaming su NOW

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Chiunque vinca, trionferà il fair play. Tra Jorge e Pecco scorre un fiume di miele. Mai un commento fuori posto, zero polemiche, abbracci sotto il box, strette di mano e complimenti reciproci. Sempre sinceri. I due si rispettano sul serio, non è una posa di facciata. "Ci miglioriamo a vicenda", confidava lo spagnolo dopo il faticoso epilogo della trasferta giapponese. Martin e Bagnaia si stimolano, ma solo sul piano sportivo. Per il resto si stimano. Alcuni, non pochi, definiscono noioso questo spettacolo, nonostante in pista si raggiunga un’intensità vista di rado.

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Gli anni degli sgambetti psicologici sono finiti

La MotoGP di oggi si corre su ritmi stellari, estenuanti sul piano fisico e mentale, in gara si sfiorano spesso i tempi delle qualifiche. Ma chi segue lo spettacolo da casa forse vorrebbe una spolverata di pepe su un duello molto corretto. Spesso sono i nostalgici di un mondo scomparso a sentirne la mancanza. Chi ha vissuto gli anni d’oro di Rossi, Biaggi, Lorenzo e Stoner, ricorda scontri duri in pista, sgambetti psicologici, dichiarazioni velenose che servivano anche a minare la tenuta mentale degli avversari. E comunque erano frutto di una sincera antipatia. Quel mondo è sparito, bisogna farsene una ragione. E forse è un bene. Perché chi accetta di sfidarsi in un campionato di venti Gran Premi, e 40 gare, non può che rispettarsi.

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Non diciamo amarsi fraternamente (Pecco e Jorge, sotto questo aspetto, forse sono un po' un’eccezione), ma quanto meno condividere il senso di un impegno che richiede la consapevolezza dei rischi enormi che comporta e dello sforzo totale che richiede. Che può portare a errori, contatti pericolosi e sfide prolungate, dove il rancore per un torto subito o immaginato, può diventare un avversario indesiderato. E quindi inutile. La domenica dopo è già tempo di pensare a un’altra gara. Con la testa sgombra da ogni tipo di scorie.

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