Rossi-Ducati, che succede? Analisi di un matrimonio in crisi

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Vale Rossi e la Ducati, un matrimonio in crisi di vittorie (Getty)
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Anche la gara di Silverstone ha confermato le difficoltà nel rapporto fra il pilota di Tavullia e la scuderia bolognese. Honda e Yamaha scappano, i successi non arrivano, la moto appare poco competitiva: viaggio alla ricerca di errori, opere e omissioni

Silverstone non ha testimoniato solo lo strapotere di Casey Stoner (quarta vittoria) e della sua Honda, favorito dalle scivolate sul bagnato di Jorge Lorenzo e Marco Simoncelli mentre lottavano per il podio. Ha evidenziato soprattutto le difficoltà nel fresco rapporto tra Valentino Rossi e Ducati.

Lo scorso anno il campione di Tavullia salutava, dopo il Gp della Repubblica Ceca, la sua Yamaha M1, rivolgendosi con una lettera da ex fidanzato a una moto che gli aveva regalato moltissime gioie, per "scappare" con la rossa italiana. La nuova relazione, che iniziava ufficialmente con i test di Valencia dopo l'ultima gara della stagione 2010, non si può dire sia nata sotto i migliori auspici. Da subito Valentino aveva notato e sottolineato la difficoltà nel guidare una moto molto dura, difficile da far girare con dei comportamenti inediti per chi, come lui, è stato abituato a guidare moto giapponesi; diverse tra loro ma simili nelle concezioni di base.

Ma all'epoca c'era anche il dolore alla spalla che ancora non era stata operata. Era così iniziata l'attesa di tempi migliori. Dopo la gara di Barcellona, Rossi affermava: "La spalla non mi fa più male e ora posso guidare più concentrato senza pensare a gestirla nella gara". Ecco dunque che come in tutte le relazioni arriva anche per la coppia Rossi-Ducati il momento del primo confronto, dopo tanti episodi fatti passare "in cavalleria". Proprio nel momento in cui Valentino aveva bisogno di una mano dalla sua Ducati, non c'è stata però la risposta attesa. Rossi, che a Silverstone non ha mai corso, sapeva delle difficoltà che avrebbe trovato prima di questo week end. Certamente si aspettava di trovare una moto con un set up in grado di metterlo a suo agio, ma sin dalle prove libere, la "rossa" non lo ha assecondato.

La squadra, che lavora con Valentino dai tempi della Honda, poi, non è riuscita a convincere la Desmosedici ad essere meno bizzosa e Rossi si è ritrovato a fare i conti con un mezzo dispettoso, su un circuito sconosciuto e con condizioni meteo proibitive. La fortuna ha voluto che alla fine si limitassero i danni con il sesto posto, ma il bilancio del week end inglese è tutt'altro che positivo. "Le colpe - ha detto Valentino dopo la gara di Silverstone - sono da dividere equamente in tre parti: io comunque ancora non riesco a guidare la moto come andrebbe guidata, e quindi mi prendo il mio 33%; la moto attualmente, soprattutto sull'asciutto, non è competitiva come Honda e Yamaha, e questo è l'altro 33, infine anche la mia squadra deve lavorare meglio durante il weekend, perché qui siamo sempre andati più piano di Hayden".

Il disappunto di Valentino è quello di chi è stanco di prendersi tutte le responsabilità in una situazione che ora lo vede in grado di lottare contro i suoi colleghi ad armi pari, almeno dal punto di vista fisico. Il segnale è forte e basterà aspettare le prossime due gare, quella di Assen tra 10 giorni e - soprattutto - quella del Mugello a inizio luglio, per capire se la coppia dell'anno del motociclismo litigherà ancora.

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