Le parole del papà di Sic, tra ringraziamenti e commozione

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Marco Simoncelli insieme al papà Paolo durante uno dei gp di quest'anno, a febbraio (Foto Getty)

Paolo, il padre di Simoncelli, rivive la tragedia e i soccorsi in Malesia ("non c'era niente da fare"), ringrazia le autorità, ricorda una frase di sabato del figlio: "Voglio tornare a casa". E poi ammette: "Dopo il funerale saremo più soli". VIDEO, FOTO

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"Era un guerriero, voleva vincere. Forse è morto anche per quello. Se lasciava la moto...". Paolo Simoncelli, ancora con la voce rotta ha parlato di nuovo, brevemente, con i cronisti davanti alla casa di Coriano. "Marco era così, sincero, magari con qualche parolaccia -  ha detto - Stava tornando quello che aveva vinto il mondiale. Dicono che Dio chiama a sè i migliori, speriamo che sia così. Gli volevo bene, lui me ne voleva. Peccato, peccato...", ha concluso quasi in un sussurro.

"Marco era già morto quando è stato soccorso". Ha aggiunto Paolo Simoncelli parlando a Coriano alla stampa riguardo alle polemiche sulle modalità di soccorso dopo il tragico incidente di Sepang. "Ero vicino a Marco quando l'hanno soccorso - ha proseguito Paolo Simoncelli - e lui era già morto, ho provato a toccargli le mani per stimolarlo, ma era
già andato, non c'era nient'altro da fare, nulla sarebbe cambiato. Tutti hanno fatto del loro meglio". Il padre di Marco Simoncelli ha anche voluto ringraziare le autorità malesi, l'ambasciatore italiano in Malaysia "e i ragazzi del circuito, che non ci hanno lasciato soli un attimo. Non è retorica. Per due giorni - ha aggiunto - abbiamo girato tra ospedali, autopsia e carri funebri, e sono stati eccezionali. Alla fine, credo con il loro intervento, la Malaysian Airwais ha pagato a tutti il viaggio in business".

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