Una domenica di sport per sentirsi normali. Anche col sisma
MotoriUn'altra giornata di ordinaria emergenza, nelle zone del terremoto. Eppure c'è chi, grazie alla passione per i motori, riesce a dimenticare la paura per qualche ora. Un garage, la tv, gli amici: il racconto di un abbonato Sky
Nelle zone del terremoto ieri è stata vissuta un’altra domenica di ordinaria emergenza. Nelle tendopoli, combattendo con la paura immanente di nuove scosse, la ricerca della normalità passa anche attraverso lo sport e la televisione. Così un nostro abbonato, Andrea Ettori, grande appassionato di motori, ha voluto raccontare la sua domenica, cominciata prestissimo, con la formula Indy.
La Domenica di ieri sarebbe stata una giornata "normale" di quelle che godevi, nel vero senso della parola, nel leggere che tra motori e calcio non c'era spazio per nessuno e nessuna. Solo tu e lo sport. Ma per noi, ora, di normale non c'è quasi nulla, perché quella "routine" che a volte ti annoiava anche, ti è stata tolta da una natura che si è ribellata.
Però l'occasione di ritornare a essere normale, e ora questa parola per me significa vita, è troppo grande.
Allora ti organizzi, ma come? Casa tua non c'è più, il tuo divano dove gioivi, piangevi e ti arrabbiavi davanti alla tua squadra del cuore, o al tuo pilota preferito non c'è più. Quindi nel garage rifai il tuo salotto, con la tv che hai salvato e un cavo dell'antenna lungo come una autostrada per collegarti. Sedie da giardino e quel garage che prima non consideravi nemmeno: ora ti sembra il luogo più bello e sicuro del mondo.
Chiami i tuoi amici, dici loro che domani c'è la Nazionale, e loro ti rispondono "presente". Poi vai in uno dei pochi supermercati aperti, prima di entrare guardi in aria per verificare se tutto è ok, perché ormai quel gesto è diventato normale, prendi patatine e coca-cola e ti prepari a quello che verrà.
Sei in tenda, con la tua fidanzata che dormi, con una umidità pazzesca ma con la sveglia che nel cuore della notte suona per vedere la Indy. Lei ti chiede: "Ma che fai?" e tu rispondi: "Eh... c'è la corsa, la Indy!". "Pure quella guardi? Almeno togli l'audio".
Accendi il pc, ti colleghi e l'audio non lo togli, lo tieni acceso appena perché hai bisogno di quei motori che rombano, e ti isoli, non senti più i rumori della notte, non senti più quella pazzesca umidità, ci sei solo tu e Wilson e che va a vincere.
Ma anche tu hai vinto perché ti sei sentito normale, almeno per un paio d'ore. Pensi che è solo l'inizio e ti riaddormenti con l'adrenalina a mille.
Ti svegli, vai nel tuo nuovo "salotto" e accendi la tv. Pure la Sbk, e la guardi con tuo padre che ti prende in giro perché lui che tifa Biaggi vince, e tu che tifi Rossi perdi anche se in MotoGp. Senti aria di normalità, e arrivano i tuoi amici che si impossessano delle sedie da giardino e iniziano a mangiare e bere come se non lo facessero da un sacco di tempo.
Ma ridi e questo ti riempie di gioia perché non lo facevi da un sacco di tempo.
Canti l'inno con loro, pelle d'oca, e mai come in questo momento mi sento "azzurro". Poi la partita, con i soliti commenti da bar, e il gol che fa tremare, ma questa volta in maniera positiva, il garage.
"Che figata", pensi, "ci voleva proprio tutto questo". E intanto le patatine sono finite, e la Spagna pareggia.
Ti guardi intorno e quasi quasi non te ne frega nulla perché va bene così, comunque è una vittoria.
Loro se ne vanno, tanto della F1 non gli interessa nulla. Rimani con la tua fidanzata e tuo papà. Ora sei teso, perché è la gara di Montreal che aspetti, perché non sopporti vedere Jenson in quinta fila. Qui vuoi silenzio come se fossi in casa tua, quella casa che non c'è più, quei poster dei tuoi idoli che non ci sono più.
Ma ora c'è il Gp e sembra che di tutto quello che è successo non te ne freghi nulla, sei concentrato quasi come se fossi in monoposto, quasi come se fossi in casa tua.
La gara passa, la rabbia aumenta nel vedere Jenson che arranca e Lewis che vince. Ma capisci che quelle sensazioni che stai vivendo fanno parte del tuo essere normale, non di quello che ti ha imposto il terremoto.
La gara finisce, "forse è meglio" pensi. Tuo padre se ne va e rimani a pensare a quello che questa domenica di sport ti ha dato. Vorresti tornare indietro di 24 ore, per rivivere tutto, perché già da adesso devi ricostruire la tua normalità.
Quella normalità che lo sport ti ha regalato, come prima del terremoto, e che ora vuoi continuare ad avere.
Ma ora non è così: serve tempo, servono altri giorni e altre domeniche come queste. Hai perso tutto, ma il primo mattone per ricostruire te lo ha dato un giorno così, pieno di sport e pieno di normalità.
Un po’ come dicevano gli 883: "Basta un giorno così a cancellare 120 giorni stronzi che…".
Andrea Ettori
La Domenica di ieri sarebbe stata una giornata "normale" di quelle che godevi, nel vero senso della parola, nel leggere che tra motori e calcio non c'era spazio per nessuno e nessuna. Solo tu e lo sport. Ma per noi, ora, di normale non c'è quasi nulla, perché quella "routine" che a volte ti annoiava anche, ti è stata tolta da una natura che si è ribellata.
Però l'occasione di ritornare a essere normale, e ora questa parola per me significa vita, è troppo grande.
Allora ti organizzi, ma come? Casa tua non c'è più, il tuo divano dove gioivi, piangevi e ti arrabbiavi davanti alla tua squadra del cuore, o al tuo pilota preferito non c'è più. Quindi nel garage rifai il tuo salotto, con la tv che hai salvato e un cavo dell'antenna lungo come una autostrada per collegarti. Sedie da giardino e quel garage che prima non consideravi nemmeno: ora ti sembra il luogo più bello e sicuro del mondo.
Chiami i tuoi amici, dici loro che domani c'è la Nazionale, e loro ti rispondono "presente". Poi vai in uno dei pochi supermercati aperti, prima di entrare guardi in aria per verificare se tutto è ok, perché ormai quel gesto è diventato normale, prendi patatine e coca-cola e ti prepari a quello che verrà.
Sei in tenda, con la tua fidanzata che dormi, con una umidità pazzesca ma con la sveglia che nel cuore della notte suona per vedere la Indy. Lei ti chiede: "Ma che fai?" e tu rispondi: "Eh... c'è la corsa, la Indy!". "Pure quella guardi? Almeno togli l'audio".
Accendi il pc, ti colleghi e l'audio non lo togli, lo tieni acceso appena perché hai bisogno di quei motori che rombano, e ti isoli, non senti più i rumori della notte, non senti più quella pazzesca umidità, ci sei solo tu e Wilson e che va a vincere.
Ma anche tu hai vinto perché ti sei sentito normale, almeno per un paio d'ore. Pensi che è solo l'inizio e ti riaddormenti con l'adrenalina a mille.
Ti svegli, vai nel tuo nuovo "salotto" e accendi la tv. Pure la Sbk, e la guardi con tuo padre che ti prende in giro perché lui che tifa Biaggi vince, e tu che tifi Rossi perdi anche se in MotoGp. Senti aria di normalità, e arrivano i tuoi amici che si impossessano delle sedie da giardino e iniziano a mangiare e bere come se non lo facessero da un sacco di tempo.
Ma ridi e questo ti riempie di gioia perché non lo facevi da un sacco di tempo.
Canti l'inno con loro, pelle d'oca, e mai come in questo momento mi sento "azzurro". Poi la partita, con i soliti commenti da bar, e il gol che fa tremare, ma questa volta in maniera positiva, il garage.
"Che figata", pensi, "ci voleva proprio tutto questo". E intanto le patatine sono finite, e la Spagna pareggia.
Ti guardi intorno e quasi quasi non te ne frega nulla perché va bene così, comunque è una vittoria.
Loro se ne vanno, tanto della F1 non gli interessa nulla. Rimani con la tua fidanzata e tuo papà. Ora sei teso, perché è la gara di Montreal che aspetti, perché non sopporti vedere Jenson in quinta fila. Qui vuoi silenzio come se fossi in casa tua, quella casa che non c'è più, quei poster dei tuoi idoli che non ci sono più.
Ma ora c'è il Gp e sembra che di tutto quello che è successo non te ne freghi nulla, sei concentrato quasi come se fossi in monoposto, quasi come se fossi in casa tua.
La gara passa, la rabbia aumenta nel vedere Jenson che arranca e Lewis che vince. Ma capisci che quelle sensazioni che stai vivendo fanno parte del tuo essere normale, non di quello che ti ha imposto il terremoto.
La gara finisce, "forse è meglio" pensi. Tuo padre se ne va e rimani a pensare a quello che questa domenica di sport ti ha dato. Vorresti tornare indietro di 24 ore, per rivivere tutto, perché già da adesso devi ricostruire la tua normalità.
Quella normalità che lo sport ti ha regalato, come prima del terremoto, e che ora vuoi continuare ad avere.
Ma ora non è così: serve tempo, servono altri giorni e altre domeniche come queste. Hai perso tutto, ma il primo mattone per ricostruire te lo ha dato un giorno così, pieno di sport e pieno di normalità.
Un po’ come dicevano gli 883: "Basta un giorno così a cancellare 120 giorni stronzi che…".
Andrea Ettori