Nani Roma, un solo obiettivo: la Dakar 2017

Motori

Piero Batini

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Vincitore della Dakar in moto (2004) e in auto (2014) “Nani” Roma è stato il primo spagnolo a vincere la Dakar. Passato quest’anno tra le file del Team Toyota, il catalano trova posto in una formazione fortissima con ambizioni di vittoria.

La nave ha lasciato Rio de Janeiro, prima sosta sudamericana del cargo che trasporta i mezzi della DakarNaviga a bassa velocità per raccogliere tutti i benefici del risparmio di carburante. Moto, auto e camion riposano nel ventre del battello. Come se riflettessero e, come se ci lasciassero il tempo di farlo anche noi, ripensando a quello che ci dicono i protagonisti della 39ma Dakar.

È la volta di Joan Nani Roma, lo “spilungone” allegro e solare che sin dalla sua partecipazione ha cambiato il modo di intendere e di far vedere la Dakar. Pronti-via, e già in testa. Poi una deviazione dalla pista principale per attraversare un oued, ma lui pensava che ci fosse un ponte ed è andato dritto, a manetta. Fine della prima Dakar. Poi ha imparato la lezione e il “mestiere”, ci ha messo tutta la sua bravura e la sua intelligenza, e a gennaio del 2004 è tornato in patria da eroe, con il primo Trofeo della Dakar conquistato da uno spagnolo. Questo è Joan Roma, un fenomeno che dopo l’impresa KTM si è ripetuto dieci anni dopo al volante di una Mini. E che ci riproverà per la ventunesima volta, in quest’occasione a bordo di una Toyota Hilux. Una delle macchine di Jean-Marc Fortin, del “teammone” Gazoo messo su quest’anno: “Sono sicuro che abbiamo un buon team e una buona macchina e con tutta l’umiltà del mondo siamo pronti a fare una bella Dakar” ha precisato lo spagnolo.

Gli effetti del nuovo regolamento - Per la prima volta la flangia di aspirazione avrà la stessa dimensioni sia per i mezzi a benzina che per quelli a diesel. “Con il motore a benzina in altitudine si perde tanto, lo sanno tutti - spiega Roma - Quando sei a quattro mila metri una macchina a benzina senza il turbo perde molto del suo potenziale. Perderemo comunque, proporzionalmente, ma ora è possibile che guadagneremo quando saremo in basso. Sappiamo tutti che il turbodiesel è molto efficiente in altura e pensiamo quindi che ASO e FIA abbiano realizzato una bella cosa per livellare il potenziale teorico dei mezzi in gara. In qualche modo hanno restituito anche alle Toyota qualche chance di vincere la Dakar che sarebbe una bella cosa perché non è mai successo prima ed il ruolo di vettura temibile che le compete".

Le difficoltà di guidare un'auto nuova - “Abbiamo fatto ormai fatto molti chilometri. Una corsa e molti test. Non puoi mai dire di essere al cento per cento, perché cambia la macchina, evolvono le tue caratteristiche e la tua sicurezza, si evolve tutto l’insieme. Diciamo che sono molto contento. Lo sono della nuova Toyota, ma lo sono anche del lavoro che abbiamo fatto, del team nel suo insieme e nelle sue potenzialità, dei tecnici e dei meccanici. Ancora. Con tutta l’umiltà del mondo siamo ben preparati e molto motivati.”

Correre la Dakar è una passione di famiglia – “Parto perché mi piace correre e mi piace vincere, bisogna essere molto motivati per trovare la carica e riuscire a farlo. Ma è motivata alle stelle anche mia moglie Rosa che non corre per vincere ma perché fare la Dakar in moto è la sua grande passione e perché nel Team Himoinsa ha trovato un ambiente ideale per farlo. Ha 47 anni, è forte, può farlo e farlo bene.”

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