WRC 2018, rally di Svezia: Hyundai, la vita è belga

Motori

Lucio Rizzica

Neuville, WRC Svezia 2018 (Sutton)

Grande vittoria per Thierry Neuville nel rally svedese, fatta di concretezza e determinazione, qualità che potrebbero fare la differenza nel corso del mondiale. Il WRC 2018 è un'esclusiva di Fox Sports, canale 204 della piattaforma Sky

Secondo lo scrittore Fabrizio Caramagna “quando si descrive la neve, si dovrebbe cominciare dalle risate dei bambini”. A giudicare da come si è conclusa la gara, invece, per descrivere la neve del Rally di Svezia siamo obbligati a cominciare dalla classifica costruttori, nella quale dopo una stagione e due eventi ha perso la leadership la squadra di Malcom Wilson, la M-Sport quest’anno appoggiata dalla Ford e sorprendente nella prima tappa di Montecarlo. Funziona tutto nel team guidato da Michel Nandan. I coreani sono in credito con la buona sorte, lo scorso anno con un po’ di fortuna in più, meno problemi strutturali e soprattutto più attenzione di Thierry Neuville forse avrebbero potuto centrare il successo finale.

La partenza della stagione 2018 non era stata molto esaltante nel Principato di Monaco, ma in Svezia il riscatto è stato totale:  tre i20 nelle prime cinque posizioni parlano chiaro. Neuville ha imparato dai suoi errori, Mikkelsen è un bel cagnaccio e può conquistare punti pesanti, Paddon sembra rinato dopo un 2017 pieno di ombre, iniziato con una tragedia e proseguito con delle delusioni. Il neozelandese dividerà il terzo sedile in questo campionato con lo spagnolo Dani Sordo e la concorrenza interna non è detto che non faccia bene a entrambi. Ma la concretezza e la determinazione di Neuville potrebbero fare la differenza e francamente hanno impressionato. Conferma di essere sulla buona strada la Toyota, sorprendente un anno fa al rientro nel mondiale, convincente in questo avvio di stagione.

Latvala fa da chioccia e ce la mette tutta per ottenere quel titolo che insegue da diverso tempo, Lappi continua a commettere falli di gioventù ma è veloce e concreto, Tanak non ha bisogno di presentazioni. In Svezia l’estone ha pagato soprattutto la posizione di partenza, dovendo fare da apripista assieme ad Ogier su percorsi che si assestavano e diventavano performanti solo dopo il passaggio delle prime cinque o sei vetture.

Sembra rinata la Citroen dopo l’innesto al timone della squadra dell’ingegnere Pierre Budar, al posto di Yves Matton andato a occupare una poltrona di prestigio in seno alla FIA. La scelta di correre con due sole macchine ufficiali –quella di Meeke e quella di Breen- permette di far ruotare il terzo sedile e concedere spazio e opportunità ora a Ostberg, ora ad  Al Qassimi, ma soprattutto a quel Sébastien Loeb nove volte iridato che tornerà nel WRC per tre tappe del campionato.

Breen ha fatto benissimo in Svezia, Meeke continua a confermarsi un pilota incostante e spesso inaffidabile. Sbaglia tutto quello che si può sbagliare, come ha fatto per tutta la scorsa stagione. Ma nel 2018 la musica potrebbe cambiare e Citroen non chiudere più un occhio –e a volte tutti e due- sulla sua fallosità. Urge acquisire più coscienza del limite e rinunciare a una esasperata irruenza che –almeno fin qui- non sembra aver prodotto molto, al di là di sporadiche vittorie costellate da troppi incidenti. Sorprende ritrovare la M-Sport, oggi M-Sport Ford, invece, in fondo alla graduatoria. Non tutte le ciambelle possono riuscire col buco, certo. Partire davanti non ha sicuramente facilitato il compito di Ogier (che, infatti, nella powerstage ha giocato il jolly della furbata riuscendo a partire dopo le prime RC2 e guadagnando un fondo stradale più compatto per andare a prendersi punti importanti e anche il punticino di tappa, sfuggito al penalizzato Evans.

Ma siamo ancora in avvio di campionato. Lo scorso anno per sette date contammo sei vincitori diversi (sarebbero stati sette se Evans non avesse buttato via un successo oramai in tasca guidando una Ford con coperture D-Mack). La prima impressione è che non sarà poi molto differente quest’anno. La prova del nove sarà in Messico, quando scopriremo chi dopo Ogier e Neuville salirà sul gradino più alto del podio fra i sassi e la polvere, quella stessa polvere in una manciata della quale Thomas S. Eliot intravedeva la paura, mentre i campioni di oggi dimostrano il proprio coraggio.

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