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DTM su Sky, intervista ad Alex Zanardi: "Sognavo di correrci da tempo, lo faccio per passione"

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Intervenuto su Sky Sport 24, Alex Zanardi ha presentato la tappa DTM a cui parteciperà nel weekend a Misano Adriatico. "Io mi sento ancora bene dietro al volante: le aspettative sono altissime, ma faccio sempre tutto per passione". Le gare live in esclusiva su Sky Sport Arena sabato 25 e domenica 26 agosto dalle 22.30

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“Poche cose sono belle come guidare in pista, poche cose sono belle come guidare in DTM”. Con queste parole Alex Zanardi presenta la due giorni del campionato DTM a Misano Adriatico, che si potrà seguire in diretta su Sky Sport Arena sabato e domenica alle 22.30. Una gara a cui il (quasi) 52enne Zanardi si presenterà non solo da debuttante assoluto nel campionato, ma anche per la prima volta senza protesi. Intervistato da Lia Capizzi in diretta su Sky Sport 24, il pilota bolognese ha parlato di quello che si aspetta dalla gara e, soprattutto, di quello che ci si aspetta da lui. “Il DTM è una categoria bellissima che ho sempre sognato, ha sempre avuto un certo appeal su di me” ha spiegato Zanardi. “Sono auto da corsa a cui viene data una veste da auto di serie, ma sotto il vestito c’è un vero bolide che si accoppia a motore e pneumatici ad alte prestazioni, un auto molto fisica insomma. Io mi ci sento ancora bene dietro a un volante di un auto: le aspettative sono altissime, perché ho abituato le persone che mi seguono a trasformare in oro quello che tocco, mentre questa era una cosa da non toccare. Però faccio le cose per passione: sento un senso di responsabilità per fare le cose che faccio nella maniera migliore possibile, senza dare esempi negativi”.

Una gara senza protesi: la nuova sfida di Alex Zanardi

Zanardi si è anche soffermato a lungo sul motivo che lo ha portato a provare la guida senza protesi, in ottica gara di Daytona nel 2019. “Guidavo con le protesi perché la prima macchina che mi è stata proposta mi costringeva a fare tutto con le mani, perciò a un certo punto ho chiesto io di aggiungere una pedaliera. In quelle situazioni sentivo benissimo la pressione sul pedale e perciò poi l’ho utilizzata in pista, vincendo anche delle gare ad alto livello. Poi però ci siamo fermati lì, anche con auto tecnologicamente più avanzate ed evolute. Quando recentemente i tecnici mi hanno chiesto come rendermi più efficace, io ho detto loro di creare un meccanismo per poter entrare in abitacolo senza protesi mi avrebbe aiutato soprattutto nella resistenza. Io sono come un motore senza radiatore, avevo un effetto-sauna terribile ogni volta che entravo. Non avere le protesi mi renderà probabilmente più lento in pista, ma avevo dei limiti nel rimanere in gara più a lungo di 55 minuti o un’ora: con questi nuovi dispositivi e mi sono fatto 700 chilometri fin dalla prima volta, è un altro pianeta. Con il DTM non ci ho ragionato un secondo: abbiamo travasato quell’esperienza nella nuova BMW e ora abbiamo costruito un nuovo tipo di macchina”.

Aspettative e paure di Zanardi: “Arrivare ultimo? C’è la Safety Car…”

“Non ho paura di arrivare ultimo perché dietro di me ci sarà… la Safety Car” ha scherzato Zanardi sulle sue possibilità in gara con la sua classica parlantina. “Non sarà facile fare bene: in F1 ci sono due squadre che dettano il passo e sedersi su una di quelle monoposto ti permette di essere competitivo quasi a prescindere. Nel DTM non accade: tutti i costruttori sono vicinissimi e il livello delle auto è simile, perciò conta la qualità dei piloti che sono separati da pochi decimi. Il pronostico è contro di me, ma perché non sognare?”. Messa da parte velocemente la paura per la sua incolumità (“In realtà senza protesi sono più agile e posso uscire dall’abitacolo molto velocemente, perciò se la macchina prende fuoco io me ne vado in fretta!”), l’intervista si sposta su temi più personali per Zanardi, tra il ricordo delle medaglie paraolimpiche di Londra e Rio (“Ancora oggi faccio fatica a descriverle: quando ho vinto a Londra ho provato tristezza, perché mi rodeva che un momento così felice della mia vita stesse per finire”) e ciò che davvero gli fa paura: “Io ho paura un sacco di volte, sono un uomo come tutti: mi sento molto più disabile quando cerco di dare un buon consiglio a mio figlio rispetto a superare una rampa di scale”.

Zanardi: “Sono un ‘ignorante’, devo restare lontano dalla politica”

L’esempio di Zanardi negli anni ha ispirato tantissime persone diventate poi anche atleti, sia olimpici che paraolimpici come ad esempio Bebe Vio. “Bebe ci ha dato dentro di suo e continua a fare il suo percorso, così come tutti i ragazzi che ci rendono orgogliosi ai giochi olimpici e a quelli paraolimpici, che sono attività sportive molto educative. Non per la solita storia del ‘Guarda cosa fa a dispetto di’, ma perché è molto più evidente il lavoro che c’è dietro la preparazione di quel gesto”. Con la sua storia, Zanardi ha dato visibilità al mondo dei portatori di handicap, anche se lui stesso non vuole che venga utilizzata per ambiti che hanno poco a che fare con lo sport: “La visibilità che posso dare io è andare a Barcellona e fare risultati da normodotato come scendere sotto le 9 ore: io posso fare queste cose. Io credo che ogni persona che si cimenta in un qualsiasi campo al meglio delle sue capacità si rende protagonista di un gesto sportivo, ma per prima cosa bisogna desiderarlo, sentirlo e avere le competenze. Io sono un ignorante e devo rimanere lontano dalla politica perché non conosco le cose, non per umiltà ma per un atto di coerenza. Stiamo parlando della gestione del bene comune, è una cosa importante. Purtroppo ci sono tanti esempi poco edificanti di persone che hanno scelto quella strada per creare un’opportunità personale: è una cosa bruttissima e tristissima, ma ce le abbiamo messe noi quelle persone in quella posizione e dovremmo tirarci le orecchie. Io credo che ci siano tante persone meravigliose, probabilmente anche nella politica, che oggi fanno fatica a essere visibili perché se non hai un megafono in mano e se non ci urli dentro forte non ti nota nessuno. Tutti dovremmo farci un esame di coscienza, perché non ci credo che in mezzo a quel gruppo non ci siano delle brave persone che hanno le competenze per fare certe cose”.