Quella dell’edizione 2019 è la diciottesima vittoria consecutiva per KTM, che dal 2001, con il compianto Fabrizio Meoni, è imbattuta nella regina dei raid
18 vittorie consecutive, un record che ogni anno aumenta e diventa sempre più incredibile. Cinque trionfi per Cyril Despres (2005, 2007, 2010, 2012 e 2013), altrettanti per Marc Coma (2006, 2009, 2011, 2014 e 2015), due vittorie per il nostro caro Fabrizio Meoni (2001 e 2002) tragicamente scomparso nel corso dell’edizione del 2005, e da quest’anno due vittorie anche per Toby Price (2016 e 2019) per chiudere con Richard Sainct (2003), Nani Roma (2004), Sam Sunderland (2017) e Matthias Walkner (2018).
Il successo 2019 ha dello straordinario, soprattutto considerando che Toby Price a dicembre, dopo un infortunio al polso, ha subito un’operazione che poteva potenzialmente mettere a rischio la sua partecipazione alla 41esima edizione della Dakar. Dopo tutte le battaglie e il susseguirsi dei diversi leader nella classifica provvisoria, è stato l’australiano della KTM a mettersi dietro tutti all’arrivo dell’ultima tappa, a Lima. Dopo aver passato fatto di tutto, intelligentemente, per tenersi fuori dai guai cercando di resistere al polso malandato, Price ha condotto l’attacco finale nell’ultima stage, grazie alla quale ha fatto sua, per la seconda volta in carriera dopo il 2016, la regina dei rally raid.
La caduta di Quintanilla, in sella all’Husqvarna e secondo in classifica prima dell’ultima prova speciale, ha aperto la strada alla tripletta KTM Price, Walkner e Sunderland. Complessivamente la casa austriaca ha vinto 5 stage su 10 tappe, due con Walkner, due con Sunderland e una per Price (l’ultima e decisiva), ripagato per la sua costanza e la grande resistenza (anche al dolore), con la vittoria finale.
Honda, gara da dimenticare o quasi
Di certo l’avventura della Honda in questa edizione della Dakar era iniziata nel migliore dei modi, con tutte e quattro le moto nella top ten dopo la prima tappa. Con il passare dei giorni, la lotta, non solo con gli avversari, ma anche tra compagni di squadra era apertissima. Barreda è stato il primo vincitore, ma si è ritirato durante la terza tappa, dopo essere finito in un crepaccio. Da lì in avanti è venuto fuori Brabec, che ha preso la leadership nella tappa 4, mantenendola fino alla stage 7, quando si è ritirato con il motore ko. A completare la lista di disavventure, c’è la penalità per Kevin Benavides per aver scritto note aggiuntive sul serbatoio della sua moto (vietato utilizzare indicazioni che non siano nel roadbook). Risultato? Per lui dodicesimo posto nella classifica generale. Dei quattro Hondisti, Cornejo, Barreda, Brabec e Benavides, il migliore in classifica finale è risultato Cornejo, in settima posizione.
Yamaha ad un passo da podio
Anche la Yamaha ha visto i suoi sogni di gloria infranti. Le due punte de Soultrait e van Beveren hanno avuto chance di vittoria con il primo che alla fine ha concluso l’edizione in sesta posizione a 54’ da Price, con una vittoria di tappa e un piazzamento nella top 3. Il secondo, invece, è stato tradito dal motore che lo ha appiedato durante la penultima tappa, quando aveva ancora la possibilità di vincere, in quarta posizione a 09' 54'' di distacco.