Dakar 2020, Carlos Sainz da record: vincitore per la terza volta a 57 anni

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Biagio Maglienti

Biagio Maglienti

Lo spagnolo chiude l'ultima tappa in terza posizione, accumulando un vantaggio sufficiente sul rivale Nasser Al-Attiyah per aggiudicarsi il terzo titolo della sua eccezionale carriera. A 57 anni diventa il più anziano a vincere la Dakar insieme al copilota Lucas Cruz

Il nuovo Re della Dakar, di questo nuovo corso dakariano in Arabia Saudita è Carlos Sainz, tre volte vincitore della maratona del deserto, oltre a due volte campione del mondo Rally. Il madrileno con il compagno d'avventura Lucas Cruz su Mini- Buggy ha firmato un successo importante, oltre che storico: il primo di una competizione che ha traslocato dall'America Latina all'Arabia Saudita. Un percorso, che è un po' il ritorno alle origini di questa gara (nata dall'idea di Thierry Sabine) ritorna a calcare le piste di quella che fu la tradizionale maratona del deserto africano, con tanti diversi deserti e una molteplice e innumerevole serie di insidie, a tal punto da divenire l'icona di queste competizioni.

Dalle moto ai quad: gli altri vincitori

Nelle moto la cavalcata finale è stata di Ricky Brabec, primo statunitense a centrare il successo in questa competizione e soprattutto il pilota che riporta Honda sul prima gradino del podio dal 1989. Toby Price è stato un valido opponente, sino purtroppo alla morte di Paulo Gonçalves, dalla quale il vincitore uscente non si è più ripreso. Pablo Quintanilla ha cercato in tutti i modi di spodestare il leader della generale, senza però scalfire il vantaggio che il californiano di Sanbernardino si era messo in tasca. Tra i camion successo del team Russo Kamaz con alla guida Karginov, autore di una prestazione sublime con quattro vittorie consecutive e addirittura sette in totale. Nei quad successo per un cileno, Ignaçio Casale; non ha praticamente avuto rivali e regala al Paese sudamericano un importante e prestigioso successo.

Alonso tra i protagonisti

Una Dakar sostanzialmente perfetta, ben organizzata sotto il profilo della sicurezza e anche della tranquillità politica; unico neo purtroppo la fatalità dell'incidente a Paulo Gonçalves, che segna in modo irreversibile questa prima edizione. Una nota a se stante è la prova di Fernando Alonso, che ha gratificato e soprattutto reso ancor più carismatica questa quarantaduesima edizione. L'austuriano della Toyota deve maturare sotto il profilo agonistico: guidare sulle piste del deserto è qualcosa di diverso rispetto alla Formula Uno. In realtà bisogna mettere in preventivo che un anno d'esperienza può essere necessario, ma soprattutto che in moto, macchina, quad o camion, in pista nel deserto, ci sono veri professionisti. Si rifarà l'anno prossimo di sicuro, il "mal d’Africa" ha contagiato pure lui.