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NBA, ciò che poteva essere: perché LeBron James non è andato a Philadelphia in estate

NBA

Dario Vismara

Domenica sera LeBron James farà visita alla squadra che avrebbe potuto scegliere nella scorsa estate, quando invece ha preferito andare ai Los Angeles Lakers. I Sixers lo hanno inseguito per tutto l’anno, cullando il sogno di metterlo al fianco di Ben Simmons, Joel Embiid e Kawhi Leonard

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Praticamente per tutta la scorsa stagione i Philadelphia 76ers hanno sognato di creare i nuovi Big Three: Ben Simmons, Joel Embiid insieme a LeBron James. Forti di uno spazio salariale in grado di assorbire un "max contract", a Philly erano convinti di avere una chance concreta di arrivare al Re, il cui tempo a Cleveland era ormai chiaramente agli sgoccioli. E lo hanno inseguito a lungo, lanciandogli messaggi tanto in campo (battendo sonoramente i Cavs due volte su tre in regular season) quanto attraverso la stampa (con le parole di coach Brett Brown sulla ricerca di un "grande free agent") e i social network (con i saluti tra James e Simmons, che condividono lo stesso agente Rich Paul). Anzi, il piano dei Sixers a un certo punto sembrava ancora più ambizioso: cedere i giovani giocatori a roster come Markelle Fultz, Dario Saric e Robert Covington insieme a delle scelte al Draft per prendere Kawhi Leonard da San Antonio, mantenendo comunque abbastanza spazio per firmare anche il Re nei primi giorni dell’estate. Sarebbe stato un piano fattibile almeno dal punto di vista salariale, con il contratto da rookie di Ben Simmons che permetteva di assorbire i due pesanti di James e Leonard assieme all’estensione di Embiid, contando poi sull’attrattiva di quattro talenti del genere per firmare veterani al minimo salariale alla ricerca di un titolo per il quale sarebbero stati sicuramente una contender. E in alcuni momenti in cui la squadra di Brett Brown volava sembravano addirittura la destinazione più logica per James.

Le motivazioni di LeBron nel preferire Los Angeles

Il sogno di creare una nuova super-potenza nella Eastern Conference è durato qualche tempo, ma non si è mai davvero concretizzato: i Sixers sono arrivati al massimo a incontrare i rappresentanti di James a inizio luglio, ma non hanno avuto un meeting faccia a faccia con il Re per convincerlo a sposare la loro causa. Una visita di cortesia, più che altro. Secondo quanto rivelato poi dallo stesso LeBron, infatti, i Sixers non sono mai stati davvero un’opzione presa in considerazione, con gli occhi che erano già fissi su Los Angeles sponda Lakers come successiva tappa della sua vita (anche come luogo dove far vivere la sua famiglia) e della sua carriera (per giocare nella franchigia più storica della NBA). Quelli di Phila però erano solo su di lui, tanto da rimandare troppo a lungo la conferma di giocatori che per loro erano stati importanti nella corsa ai playoff come Marco Belinelli. Il quale dopo la firma con San Antonio aveva detto a SkySport.it di essere rimasto deluso dal loro atteggiamento: "I Sixers hanno inseguito la firma di un grande free agent, ma sinceramente per come si sono comportati verso di me ci sono rimasto un po’ male". Effetti collaterali di una lega che non aspetta nessuno, specialmente nei primi giorni della free agency e con un bersaglio enorme nel mirino come il Re.

James commenta i playoff a Est: "Tutti pensano alle Finals perché non ci sono più io"

Fintanto che è durato, è stato bello sognare. Ma domenica sera i Sixers si ritroveranno davanti James da avversario con i suoi Los Angeles Lakers – partita che potrete seguire in diretta streaming aperta a tutti su skysport.it a partire dalle 21.30 –, ma lo faranno con dei nuovi "Big Four". Al posto di LeBron e Kawhi ci sono Jimmy Butler e Tobias Harris, per i quali sono stati sacrificati quasi tutti gli asset a disposizione alla ricerca di una spinta decisiva verso i playoff. E proprio sulla "corsa alle armi" che si è scatenata nella Eastern Conference (con Toronto che ha aggiunto Marc Gasol e Milwaukee con Nikola Mirotic) ha voluto dire la sua il Re, volato per la prima volta in carriera sull’altra costa lasciando vacante il trono. "Tutte le squadre a Est ci stanno provando fino in fondo" ha detto a The Athletic. "Toronto ci prova, Milwaukee ci prova, anche Philly e Boston pensano di poterci riuscire. Tutti pensando di poter arrivare alle Finals perché che non devono più affrontare Cleveland, e non devono più affrontare me". Parole in linea con un personaggio a cui non ha mai fatto difetto l’autostima, ma anche di un tifoso della lega: "Quando ho visto quei movimenti a Est, mi sono caricato. Le serie al secondo turno e alle finali di conference saranno fuori di testa, divertentissime da vedere". Sarebbero state affar suo se avesse scelto di andare a Philadelphia per mantenere aperta la sua striscia di otto trofei consecutivi della Eastern Conference, ma così non è stato. Domenica sera, forse, i Philadelphia 76ers potrebbero fargli dubitare di aver preso la decisione giusta dal punto di vista cestistico nello scorso luglio.