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George Floyd, giocatori e dipendenti furiosi coi Knicks per il silenzio pubblico sul caso

GEORGE FLOYD
©Getty

I giocatori e i dipendenti dei New York Knicks sarebbero furiosi con la franchigia per non aver espresso pubblicamente una posizione su quanto successo a George Floyd a Minneapolis, unica squadra NBA a non esporsi. Un silenzio che ha portato il proprietario James Dolan a difendersi in una mail interna ai dipendenti: "Non siamo qualificati a parlarne"

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Delle trenta squadre NBA, solamente due non hanno ancora parlato pubblicamente della morte di George Floyd a Minneapolis: i San Antonio Spurs e i New York Knicks. Ma se i neroargento hanno di fatto preso una posizione molto dura e molto forte attraverso le parole di Gregg Popovich, i Knicks sono rimasti totalmente in silenzio davanti a quello che è successo — tanto da provocare la reazione furiosa non solo dei loro giocatori, ma anche dei dipendenti della franchigia, secondo quanto scritto dal giornalista Pablo Torre di ESPN. Un silenzio che fa rumore soprattutto perché i Knicks sono soliti diramare comunicati per qualsiasi questione, da quelle più spinose come il trattamento nei confronti della leggenda Charles Oakley (attaccato pubblicamente dalla squadra di cui è ancora beniamino dei tifosi dopo essere scortato via dal MSG nel 2017) alla famosa disputa con Spike Lee degli scorsi mesi. I Knicks hanno addirittura parlato pubblicamente per smentire una battuta di Richard Jefferson, che aveva dichiarato di aver capito di doversi ritirare quando i Knicks gli offrirono un contratto. Eppure, per una questione importante come la morte di George Floyd, le proteste negli Stati Uniti e il movimento Black Lives Matter, non è stato scritto nulla — almeno pubblicamente.

La risposta interna di James Dolan ai suoi dipendenti

Diversi giornalisti infatti hanno ottenuto una mail interna mandata dal proprietario James Dolan ai suoi dipendenti della Madison Square Garden Company, l’azienda che controlla anche i Knicks, difendendo la sua decisione di non parlare: “Alcuni di voi hanno chiesto se la nostra compagnia avesse in programma di parlare pubblicamente dell’uccisione di George Floyd da parte di un ufficiale di polizia di Minneapolis. Vogli che sappiate che mi rendo conto dell’importanza della questione. E per questo voglio che capiate la nostra posizione interna. È un periodo turbolento nel nostro paese. Il coronavirus e i disordini civili hanno avuto un peso sul nostro stile di vita. Noi al Madison Square Garden difendiamo i valori di un posto di lavoro rispettoso e pacifico. Lo faremo sempre. Ad ogni modo, in qualità di compagnie che operano nello sport e nell’intrattenimento, non siamo più qualificati di nessun altro per offrire la nostra opinione su questioni sociali. Ciò che è importante è come operiamo. Le nostre compagnie sono impegnate a portare alti i nostri valori, che includono creare un posto di lavoro rispettoso per tutti, e questo non cambierà mai. Quello che diciamo gli uni agli altri è importante. Come ci trattiamo reciprocamente è importante. Ed è questo che ci farà superare questo momento difficile”.