Dallas-Boston, le pagelle di gara-3: Brown e Tatum decisivi, Irving si riscatta
Nonostante l'assenza di Kristaps Porzingis, i Celtics passano a Dallas in gara-3 e ora vedono il titolo a una sola vittoria di distanza. A trascinare Boston sono le due stelle Jaylen Brown (30 punti e 8 assist) e Jayson Tatum (31 punti e 6 rimbalzi), oltre al solito Jrue Holiday autore delle giocate decisive. A Dallas non basta un Kyrie Irving finalmente protagonista con 35 punti, mentre Luka Doncic si ferma a quota 27 e commette il suo 6° fallo a 4 minuti dalla fine
- Gara-3 è in pieno la partita che ci si aspettava da Irving dopo le due pallide prestazioni fornite a Boston. Il grande ex è da subito molto aggressivo, gestisce buona parte dei possessi provando ad attaccare da subito il marcatore diretto e nel finale senza Doncic tiene a galla Dallas. I suoi 35 punti, però, non bastano a superare i Celtics
- La condizione fisica è evidentemente precaria e Doncic decide di risparmiarsi nella metà campo amica, dove il suo atteggiamento passivo costa carissimo a Dallas. In attacco forza il forzabile (11/27 dal campo) ma regala comunque qualche lampo di classe purissima. Con 4:38 da giocare commette due falli nel giro di 30 secondi e la sua partita finisce lì, privando i Mavs della loro prima opzione nel finale punto a punto
- Kidd lo tiene in panchina per tutta la seconda metà di gara, sacrificandone l’apporto difensivo alla ricerca di maggiore fluidità in attacco. Nei 15 minuti in cui rimane in campo non incide comunque in maniera significativa sulla partita
- È l’unico tra gli esterni di Dallas a potersela vedere con i pari ruolo avversari e Washington prova a mettere a disposizione della squadra il suo atletismo. Nel 4° quarto si prende e segna la tripla che mette in moto la rincorsa dei Mavs, ma l’ingenuità col blocco in movimento su Holiday a 3 minuti dalla fine è un errore pesantissimo negli equilibri della gara
- L’assenza di Porzingis dovrebbe spingerlo a sfruttare meglio e con più continuità la supremazia fisica di cui gode nel pitturato, ma l’ex Wizards gioca una gara-3 incolore e Kidd lo tiene in campo solo per lo stretto necessario alle rotazioni di squadra
- Al contrario di Gafford approfitta a pieno dell’assenza di Porzingis e, insieme a Irving, è la vera colonna dei Mavs. A tratti strepitoso nel tenere sul perimetro contro gli attaccanti avversari, il rookie chiude con 11 punti e 13 rimbalzi la sua prima prova davvero convincente in queste Finals
- Dei sui 22 minuti sul parquet si ricorda di fatto solo la tripla importante all’interno del parziale che riporta i Mavs in partita, per il resto qualche buon possesso difensivo ma anche la ormai consueta impalpabilità in attacco. Concede a Sam Hauser un rimbalzo offensivo che semplicemente non può esistere
- Kidd prova ancora a giocarsi la carta Kleber nella prima parte di gara, ma il tedesco conferma di non essere per niente nelle condizioni fisiche per giocare al livello richiesto dalla sfida con i Celtics, senza lasciare traccia
- Fin qui fuori dalle rotazioni di Dallas alle Finals, Kidd gli concede minuti importanti nella speranza che Hardaway Jr. possa fornirgli un’alternativa a Doncic e Irving in attacco e si affida a lui anche nel finale quando lo sloveno è fuori per falli. Il risultato è un disastroso zero alla voce punti segnati con 0/5 dal campo e un plus/minus di -16 in 19 minuti e 26 secondi
- Quando Boston prende il largo nel 3° quarto osserva la sua squadra crollare e anche l’insperata rimonta è frutto del talento dei singoli giocatori più che di aggiustamenti tattici. E quando invece i Celtics sembrano bloccarsi in attacco non trova il modo di sfruttare il momento per piazzare il colpo del KO
- Il tabellino (9 punti, 5 assist e 4 rimbalzi) non rende l’idea della sua importanza nella vittoria di Boston. Agisce da equilibratore su entrambi i lati del campo e sono due sue giocate, l’assist per la tripla di White e il blocco in movimento preso da Washington, a indirizzare la partita verso Boston nel finale tiratissimo
- Fatica a entrare in ritmo nella prima metà di gara, ma nel finale è freddissimo sia con la tripla che ricaccia indietro Dallas che dalla lunetta, dove il suo 4/4 è a dir poco fondamentale per Boston
- Ad un primo tempo anonimo in cui segna solo 6 punti e appare fuori dalla partita fa da contraltare una ripresa sontuosa, coronata con il fallo cercato e subito da Doncic che toglie lo sloveno dal finale della partita. Quando l’attacco dei Celtics batte in testa nel 4° quarto è lui a prendersi i tiri più importanti e a segnarli, chiudendo con 30 punti, 8 rimbalzi e 8 assist una gara da vero leader
- Fatica ancora una volta al tiro (12/26 dal campo e 4/13 da tre), si perde in un paio d’occasioni sui cambi difensivi durante la poderosa rimonta di Dallas, ma segna comunque un canestro dal coefficiente di difficoltà altissimo nel finale chiude come miglior marcatore dei suoi a quota 31
- Costretto agli straordinari per l’assenza di Porzingis, il veterano dei Celtics perde un po’ di lucidità nel 4° quarto e commette un errore che potrebbe essere fatale perdendo una palla preziosissima in contropiede nel finale. La sua difesa sulla tripla tentata sul possesso successivo da Irving, però, è da manuale del gioco
- Gioca poco e sparisce nella seconda parte di gara, quando Mazzulla gli concede pochi minuti e lui sbaglia un paio di tiri pesanti che danno il via al parziale dei Mavs, ma l’intensità che mette soprattutto nella metà campo difensiva permette ai Celtics di resistere all’inizio molto aggressivo di Dallas
- I suoi 9 punti arrivano tutti nel primo tempo e sono fondamentali per garantire a Boston alternative in attacco, così come fondamentale è la sua voglia di applicarsi in marcatura quando gli viene chiesto di occuparsi degli esterni avversari
- Una tripla dall’angolo che sembra lanciare Boston verso la fuga e la voglia di lottare nel pitturato, i suoi 11 minuti consentono a Horford di prendere quel minimo di fiato necessario per poter poi restare in campo nel finale di gara
- Proprio quando i Celtics veleggiano oltre i 20 punti di vantaggio la partita rischia di scappargli di mano e la squadra sembra ricadere nell’antico vizio di bloccarsi in attacco. Fin lì, però, il suo piano partita era stato pressoché perfetto e nelle singole scelte Mazzulla si dimostra ancora una volta più lucido di Kidd