NBA, gli Warriors e un mercato complicato: tra nuovi obiettivi e tante difficoltà
Dopo aver chiuso una stagione a dir poco mediocre, Golden State era attesa a una estate da grande protagonista sul mercato. Finora, però, di clamoroso è arrivato solo l’addio a Klay Thompson, mentre i rinforzi al roster si sono rivelati modesti rispetto alle esigenze e alle aspettative. Qualche obiettivo di primo piano è ancora raggiungibile, ma per il GM Mike Dunleavy Jr. il tempo a disposizione comincia a stringersi
- La stagione 2023-24 ha visto Golden State navigare in una mediocrità che nell’ultimo decennio non era di fatto mai appartenuta ai ragazzi di Steve Kerr. Il 10° posto a Ovest e la perentoria sconfitta contro Sacramento al play-in sono stati il risultato logico ottenuto da una squadra che non è sembrata mai in grado di trovare un’identità coerente e la giusta coesione
- Dopo aver assorbito la delusione per la brusca chiusura della stagione, l’idea in casa Warriors era alquanto chiara: rivoluzionare il roster attorno a Steph Curry in modo da fornire al due volte MVP una squadra se non da titolo, il più competitiva possibile. E la strategia elaborata dal GM Mike Dunleavy Jr., subentrato a Bob Myers un anno fa, passava anche da rinunce dolorose
- Se la mediocrità è stata quasi una sconosciuta per Golden State nell’ultimo decennio, la luxury tax ha invece rappresentato una tradizione rispettata con continuità. L’esborso extra non ha mai rappresentato un problema per la proprietà negli anni d’oro, ma la perdita di competitività della squadra e l’approssimarsi del nuovo accordo collettivo con tutte le sue ramificazioni hanno imposto un’attenzione maggiore all’aspetto economico
- Al di là degli obiettivi di sostenibilità economica, il vero traguardo del mercato di Golden State era Paul George. Gli Warriors ci hanno provato, inserendo nella possibile sign & trade il contratto in scadenza di Chris Paul, contropartite tecniche e scelte. I Clippers, però, hanno ritenuto preferibile la prospettiva di perdere George senza ottenere nulla in cambio piuttosto che rinforzare una possibile concorrente nella Western Conference
- Il primo atto formale del mercato di Golden State è passato attraverso l’uscita dall’ultimo anno di contratto di Chris Paul. Non che il super veterano, reduce dalla sua prima e non indimenticabile stagione sulla Baia, rientrasse necessariamente nei piani futuri di Kerr e Dunleavy Jr., ma dopo aver provato a inserirlo nella trade per George, gli Warriors hanno deciso di avvalersi della possibilità di chiudere l’impegno con Paul e liberare dello spazio salariale
- All’incrocio tra le esigenze tecniche e quelle economiche di Golden State si è quindi trovato Klay Thompson, leggenda della franchigia da 13 stagione ma con il contratto scaduto e non rinnovato. La sign & trade perfezionata con Dallas ha portato agli Warriors due seconde scelte, liberando ulteriore spazio salariale, ma la contropartita difficilmente può colmare il vuoto lasciato dal primo dei big three che abbandona Steph Curry e Draymond Green dopo un decennio abbondante di storia del basket scritta insieme
- Lo spazio salariale liberato con le rinunce a Paul e Thompson, gli Warriors lo hanno fin qui utilizzato per firmare prima De’Anthony Melton e Kyle Anderson, buonissimi giocatori di rotazione che tuttavia non sembrano poter dare a Golden State quella spinta verso un salto di qualità così attesa in questo mercato estivo
- Tra le tante incertezze che hanno fin qui caratterizzato il mercato degli Warriors, c’è la posizione di Jonathan Kuminga. Secondo diverse fonti Golden State lo riterrebbe incedibile, tanto da non aver inserito il suo nome nelle trattative poi fallite con i Clippers per George, ma per arrivare ad uno dei pochi nomi importanti sul mercato il sacrificio dell’ala potrebbe rendersi necessario
- In ottica di possibili scambi, le carte che Golden State potrebbe giocarsi sarebbero quelle del contratto di Andrew Wiggins (non appetibilissimo con i suoi 85 milioni per i prossimi tre anni) e due prime scelte (2025-2027 oppure 2026-28). Non un granché, soprattutto per puntare a giocatori di peso, ecco perché Dunleavy Jr. potrebbe di fatto trovarsi obbligato a rivedere la posizione della franchigia su Kuminga
- Tra i giocatori che potrebbero essere scambiati nell’arco dei prossimi giorni o delle prossime settimane, per età e talento Lauri Markkanen è forse il più desiderato. L’incastro dal punto di vista tattico sarebbe pressoché perfetto per Golden State, ma per arrivare al finlandese occorrerà presentarsi al tavolo di Danny Ainge con un’offerta che potrebbe privare gli Warriors di giocatori importanti e delle scelte ai futuri Draft
- Decisamente meno affascinante ma altrettanto meno costoso, Buddy Hield, attualmente free agent dopo la chiusura del contratto con Philadelphia, sarebbe un altro obiettivo di Golden State. Al giusto salario è un affare che Dunleavy Jr. potrebbe chiudere presto, regalando a Kerr un tiratore in grado di poter compensare, almeno sulla carta, la perdita di Thompson
- Salvo rari casi, il mercato degli allenatori fa meno notizia di quello dei giocatori, ma anche in panchina Golden State si trova ad affrontare un addio importante. Dopo tre anni da primo assistente di Kerr, infatti, Kenny Atkinson è volato a Cleveland, lasciando un vuoto da colmare al più presto. Il candidato principale al ruolo di primo assistente sarebbe il veterano Terry Stotts, mentre gli Warriors vorrebbero anche rinforzare la panchina aggiungendovi Jerry Stackhouse, reduce dall’esperienza in NCAA con Vanderbilt