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La crescita di Sinner, cosa c'è dietro il trionfo di Jannik all'Australian Open

l'analisi

Angelo Mangiante

Dietro allo storico trionfo di Jannik Sinner a Melbourne c'è tanto del lavoro fatto in questi mesi con Simone Vagnozzi e Darren Cahill. Il neo campione dell'Australian Open è cresciuto tecnicamente, fisicamente e mentalmente: andiamo ad analizzare, punto per punto, gli aspetti che hanno fatto la differenza e hanno contribuito al salto di qualità del nuovo fenomeno dello sport azzurro

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C'è un'evoluzione tecnica, tattica, fisica e psicologica nel successo di Sinner. La crescita tecnica è servita per accompagnare con più completezza due fondamentali già pesantissimi. Diritto e rovescio, in grado di toccare punte di velocità elevate, ma non sarebbero bastati a vincere uno Slam. Serviva una maggiore potenza nel servizio e l'ha trovata con una superiore spinta delle gambe e una torsione dorsale molto più spiccata per trovare soluzioni kick più insidiose per i grandi ribattitori. Serviva anche allargare il campo da fondo attraverso angoli più efficaci e ci è riuscito modificando la postura: più bassa per manovrare maggiormente il top spin entrando sulla palla con la leva del polso velocissima.

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La varietà di gioco

Serviva anche avere più copertura della rete e ci è riuscito lavorando con un australiano, Darren Cahill, con il serve and volley impresso nel dna. Una gestione più aggressiva del gioco di volo, addomesticando anche le insidiose volèe basse con più morbidezza. Una maggiore completezza tecnica incastonata dentro una strategia tattica più versatile. Piano A, B e anche C. Come si è visto nella duttilità per riemergere dalle sabbie mobili dei primi due set della finale. Aspetti tecnici-tattici che non sarebbero stati sufficienti se non fossero stati supportati dall'incremento della tenuta atletica.

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La tenuta fisica

Era l'aspetto dove serviva essere più strutturati per resistere ai carboni ardenti dell'infuocato cemento australiano sulla distanza dei tre set su cinque. Vedere il serbatoio di Djokovic e Medvedev segnare il rosso, mentre nelle gambe di Jannik c'era ancora tanta benzina, è stata la conferma della bontà della strepitosa squadra che lavora intorno ai muscoli dell'azzurro. E anche il premio per Jannik, che non ha mai smesso di allenarsi con una straordinaria cultura del lavoro. 

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La solidità mentale

Il resto lo ha fatto la testa. Una solidità mentale commovente per resistere a ogni difficoltà, alzando sempre il livello nelle decisive sliding door che disegnano una carriera da fenomeno. Siamo fortunati. A vivere nell'era appena cominciata di Jannik Sinner.  Il coinvolgimento emotivo totale che l'Italia ha vissuto con altri fenomeni, da Alberto Tomba a Valentino Rossi. La stessa emozione che ci porta a pensare di essere all'inizio di tanti altri trofei. Terzo italiano nel singolare maschile dopo Pietrangeli e Panatta, l'ultimo a Parigi 48 anni fa. A 22 anni e 165 giorni, la definitiva consacrazione mondiale. Recuperando sotto due set a zero. Sgretolando un avversario che sembrava ingiocabile nei primi due set. Solidità mentale unita proprio a questa crescita tecnica, tattica e atletica per vincere in 5 durissimi set (3-6 3-6 6-4 6-4 6-3) e 4 ore di lotta. Dopo la vittoria su Djokovic, serviva superarsi di nuovo. L'ennesima prova del 9 superata da vero campione.

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È iniziata la Sinner-mania

Jannik ha vinto 20 delle ultime 21 partite giocate, perdendo solo da Nole a Torino. Dopo la finale alle Atp Finals, nessun rilassamento. Subito decisivo nel trionfo in Davis e pronto a chiudere il cerchio a Melbourne. Un nuovo anno aperto come lo aveva chiuso. Il trionfo del nuovo fenomeno dello sport italiano. Bisogna solo dire grazie a questo ragazzo di 22 anni, che ci ha regalato emozioni incredibili e notti insonni con il cuore acceso in questo memorabile Slam australiano. Siamo solo all'inizio di una irrefrenabile Sinner-mania. Costruita mattone dopo mattone. Umiltà, dedizione e spirito di sacrificio. Pieno di valori e correttezza, in campo e fuori.

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