Italia-Turchia, De Zerbi carica Berardi, Locatelli e Raspadori. VIDEO

Europei

Bella chiacchierata a "Euro Today", su Sky Sport 24, con l'ex allenatore neroverde passato allo Shakhtar. Tanti i suoi pupilli in campo nella partita inaugurale degli Europei ("Sono emozionato per loro"). E spiega come sono cresciuti Raspadori, Locatelli e Berardi. Importanti le parole su Roberto Mancini: "L'ho sempre stimato, siamo ancora più tifosi dell'Italia". Sul Sassuolo: "Ne sono geloso, lo sento ancora mio". E sul futuro: "Niente previsioni, penso al campo"

ITALIA-TURCHIA: LE NEWS LIVE

Non sarà in campo alle 21.00 all’Olimpico (diretta su Sky Sport Uno, Sky Sport Football e Sky Sport 251), ma il pensiero è tutto su Italia-Turchia. Interessante la chiacchierata a "Euro Today" con Roberto De Zerbi, ex allenatore del Sassuolo che si è appena trasferito all’estero: dalla prossima stagione guiderà lo Shakhtar Donetsk, avventura in Ucraina dopo l’ottimo lavoro in neroverde. E c’è tanto del suo recente passato in campo nella partita inaugurale degli Europei: "Avrò sei giocatori in campo, tre per parte. Sono emozionato per loro. La Turchia? È una squadra che ha orgoglio, senso d’appartenenza. Per i miei giocatori Muldur e Ayhan, ma anche Demiral che avevo lanciato, spero che facciano bene dalla partita successiva. Ayhan ha tecnica da centrocampista, con me ha giocato un po’ meno perché c’erano Marlon e Chiriches che avevano più esperienza con noi. Ha una tempra da giocatore vero". Discorso approfondito ulteriormente sugli Azzurri da lui allenati al Sassuolo.

I De Zerbi Boys da Raspadori a Locatelli

"È stato un percorso condiviso, tutto il Sassuolo e me compreso ci sentiamo partecipi. Anche per me oggi è una giornata importante. Raspadori, che è cresciuto nel settore giovanile, aveva bisogno di tempo ma doveva solo acquisire consapevolezza. Quando gli è stato dato più spazio se l’è conquistato per capacità tecniche e morali. Berardi? Aveva iniziato la carriera coi fuochi d’artificio, poi un calo fisiologico prima che arrivassi io ma più come realizzatore che come espressione di gioco. È un ragazzo un po’ introverso, diffidente, ma ha il cuore grande. Come Berardi anche Locatelli aveva solo bisogno di resettare la prima esperienza, al Milan. La natura e i genitori gli hanno dato talmente talento che bastava non fare danni con lui. L’ho stuzzicato e provocato affinché tirasse fuori tutte le sue qualità. Ricordo di averlo martellato per bene, poi però non ne ha avuto più bisogno. Io 'martello'? Solo dentro il campo, perché da giocatore avrei potuto fare una carriera migliore. Mi piace essere d’aiuto ai giocatori affinché riescano a tirare fuori il meglio che hanno".

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"Mancini un mito, massima stima per lui"

Dal campo alla panchina il passo è breve, analisi che si sposta sul collega Roberto Mancini: "Da ragazzo ero innamorato di due giocatori, Mancini e successivamente Totti quando sono cresciuto. L’ho sempre stimato, come calciatore e come allenatore. Si vede che l’Italia ha qualcosa in più rispetto al passato. Guardo l’Italia con gusto e piacere: il 'Mancio', da numero 10, ha anteposto a tutto le qualità dei giocatori dando un’idea ben definita e coraggio. Siamo ancora più tifosi dell’Italia. Sicuramente si diversifica dal passato per coraggio e scelte arrivando a ottenere il consenso generale. Difficilmente con lui sta fuori chi ha qualità, perché riuscire a far convivere più giocatori qualitativi è possibile".

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"Geloso del mio Sassuolo"

Sul percorso in neroverde: "Onestamente l’intenzione iniziale non era quella di andare via dal Sassuolo, che è stato costruito nel tempo e del quale mi sento legatissimo perché è una mia creatura. Sono geloso del loro futuro perché li sento miei, ma dopo tre anni parlando con la società c’era qualcosa che non coincideva. Le idee e i programmi devono essere gli stessi: abbiamo fatto 62 punti e due ottavi posti nonostante la presenza di squadre forti. Inoltre, essendo esigente e presente coi giocatori, pensavo si potesse avere anche un rigetto naturale. Fare di più sarebbe stato difficile con me in panchina, ma non è detto che con un altro non si possa fare meglio. Non mi sembrava giusto andare via se non all’apice del percorso: se si va via, lo si fa al massimo. E quindi, non vedendo tante possibilità di miglioramenti, ho iniziato a guardarmi attorno trovando lo Shakhtar: è un top club, abbiamo la stessa visione di calcio. L’ho detto e lo ridico, può servire molto a me per completarmi. Per imparare a conoscere le competizioni europee, rapportarmi con giocatori stranieri e parlare una lunga diversa. Quest’esperienza mi farà migliorare".

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Dai dettagli al futuro in Ucraina

De Zerbi allenatore puntiglioso? Risponde lui stesso: "Bisogna chiederlo ai miei giocatori e dirigenti, ma la ricerca del dettaglio è la cosa più bella. Tutti i dettagli non potranno essere raggiunti, si va avanti e si guarda all’insieme. Il dettaglio non ci sarà mai al 100%, ma quando lo raggiungi è il massimo perché vedi la perfezione. I miei ingredienti nel calcio? Coraggio e divertimento, mi piace dare un senso a ciò che si fa. Non c’è solo la tattica, questo è un aspetto sul quale insisto". Inevitabile la chiusura sul futuro allo Shakhtar Donetsk: "Parto domani, devo iniziare la stagione. Ancora non abbiamo concluso il mercato in entrata, questo mi rende nervoso perché è una stagione importante per tutti. Ciò che ho in testa è dare un’identità alla squadra il prima possibile, trovare una sintonia simile a quella raggiunta col Sassuolo. I miei interlocutori sono i giocatori, il pensiero è rivolto al campo tra tattica, gestione e mercato per fare il massimo. Andare allo Shakhtar non significa iniziare a rilassarmi. Io futuro Ct della Nazionale? Spero che Mancini rimanga tanto, poi vedremo. Non so cosa farò dopo lo Shakhtar, non riesco a fare previsioni a lunga scadenza".

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