MotoGP, il dominio di Marc Marquez è eterno... Finché dura

MotoGp

Paolo Beltramo

Il regno di Marquez in MotoGP sembra intramontabile, soprattutto dopo la conquista del quarto titolo consecutivo. Ma la storia delle corse insegna che prima o poi (per quanto lungo possa essere il "poi") arriva uno che va più forte, che ti batte. Oppure arriva qualcosa che ti ferma, che interrompe il dominio: nessuno vince per sempre, neanche Marquez ci riuscirà

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Ho cominciato a seguire le corse come giornalista nel 1977/78: poca roba, Imola, Monza, Misano e la collaborazione con Motociclismo e Repubblica. Poi, nel ’79 mi sono allargato al "Continental Circus", insomma le gare europee del Mondiale, più le gare di campionato Italiano, le 200 Miglia di Imola e Paul Ricard, insomma roba vera.

Ho quindi vissuto la fine dell’epoca di Barry Sheene, campione della 500 nel ’76 e ’77 e seguito l’ascesa, i trionfi e il calo di Kenny Roberts, il Marziano. Ma come sarebbe andata se Tom Herron, il nordirlandese davvero fortissimo, amante delle corse su circuiti stradali, che correva con la stessa Suzuki di Barry non fosse morto alla Northwest 200 nel 1979? Ma come sarebbe andata anche se Pat Hennen, primo pilota americano a vincere un GP ad Imatra nel 1976, non avesse colpito, all’ultimo giro del Tourist Trophy del ’78 un uccello che lo fece cadere e finire nel cortile di una chiesa, vivo ma con la carriera finita? Nel frattempo Sheene correva ancora, ma non vinceva più titoli, Cecotto stava smettendo per passare in Formula 1 e, prima Virginio Ferrari vicecampione nel 1979, poi Lucchinelli e Uncini, Campioni nel 1981 e ’82, interrompevano e stoppavano l’era di King Kenny, mentre stava per arrivare un certo Freddie Spencer che con Eddie Lawson si impadronì del Mondiale 500 e fu l’ultimo a fare doppietta: campione 250 e 500 nello stesso anno (’85).

Spencer scomparve inaspettatamente, di colpo: un giorno del 1986 a Jarama quando era in testa alla gara. Si fermò, si ritirò, si fece operare all’avambraccio destro, ritornò, ma non fu mai più lo stesso che aveva lasciato tutti a bocca aperta. Lawson fu più continuo, perse nell’87 da Gardner, ma poi vinse le due stagioni seguenti, una su Yamaha, una su Honda portando così il suo bottino a 4 Mondiali.

Anche per lui, però, stavano arrivando i giorni duri: per tre stagioni consecutive vinse infatti Wayne Rainey che già nell’89 aveva dimostrato di rappresentare, insieme a Schwantz e Doohan, il futuro. La caduta di Misano nel settembre 1993, avvenuta mentre Wayne era in testa a gara e campionato, ruppe il suo dominio in modo ingiusto e doloroso lasciandolo su una sedia a rotelle. Ci fu così il successo di Schwantz, ma subito dopo, dal 1994, al ’98 fu l’era di Doohan, cinque volte consecutive campione della 500.

Ritiratosi Doohan per un infortunio a Jerez nel ’99 (cadde per riprendersi l’inutile miglior tempo nelle prove del venerdì mattina, strappatogli dal compagno Criville) seguirono due stagioni di interregno coi titoli vinti da Criville, appunto e da Kenny Roberts Junior. Ma anche lì stava nascendo un’altra leggenda, quella di Valentino Rossi, campione dal 2001 al 2005 e poi nel 2008 e 09. In mezzo i successi di Hayden e Stoner. Proprio Stoner avrebbe potuto essere quello che spegneva la leggenda di Rossi, ma dopo un titolo anche con la Honda si ritirò per incompatibilità con l’ambiente e lasciò campo libero per Jorge Lorenzo e, adesso, Marc Marquez.

Certo anche tragedie come quella di Marco Simoncelli (chissà se avrebbe vinto dei titoli? Io credo di sì), gli incidenti come quello di Saarinen e Pasolini a Monza nel ’73 e poi quelli citati di Hennen, Herron, Rainey e Doohan, il non sentirsi bene nell’ambiente di Stoner hanno influito e molto, sulla storia del Mondiale, ma la morale è la stessa: prima o poi, per quanto lungo possa essere il poi, arriva uno che va più forte, che ti batte o succede qualcosa che ti ferma, che interrompe il regno. È successo da sempre e sempre succederà. Ma nessuno vince per sempre. Nessuno. Neanche Marquez ci riuscirà. Ora, dire se sarà Quartararo o un altro a piegarlo non saprei, ma qualcuno arriverà e sarà più forte o più fortunato, o avrà una moto migliore di lui. Comunque lo batterà.