MotoGP, c'era una volta l'america(no): Freddie Spencer

MotoGp
Paolo Beltramo

Paolo Beltramo

Spencer sembra abbia fatto di tutto per cancellare la sua breve, esaltante, inspiegabile carriera, che gli è valsa un posto importante nella storia del Motomondiale. Ecco il racconto della vita di "Fast Freddie", il pilota che si ritirò 4 volte dopo aver vinto 3 titoli iridati

È una fredda e piovosa sera del 3 luglio 1980 e siamo tutti intorno ad un camino di una villa-hotel nei pressi di Zolder. Ci conosciamo tutti, poi, d’improvviso, scende dalle scale un ragazzino biondastro, magro, pallido, timido, accompagnato da un giapponese grosso, alto, sorridente. Sulle magliette e i giubbotti azzurri e bianchi, molto soft, hanno la scritta di uno sponsor solo: Bel Ray, Lubricants. Più tardi veniamo a sapere che si chiama Freddie Spencer, è in Europa per partecipare con una Yamaha 750 ai Transatlantic Match Races e batte, con una moto di serie, gente come Kenny Roberts e Barry Sheene. Già che c’è decide di annusare l’aria del Mondiale 500, sempre con una Yamaha clienti azzurrina. Il risultato non è memorabile, ma la coppia Spencer-Kanemoto, il giapponese che lo accompagna, ma che è nato in America e non parla la lingua dei suoi avi, diventerà un must delle corse nei primi anni ottanta.

 

Si rivede a sprazzi nel 1981 cercare - senza riuscirci - di aiutare Katayama e Grant nello sviluppo della Nr 500 4 Tempi che aveva debuttato a Silverstone nel ’79 (cercate, ndr), secondo me la moto più bella che sia mai stata costruita, ma anche così avanti nei tempi da non poter volare lassù, in alto, un po’ come un elicottero di Leonardo Da Vinci. Nel 1982 però, Spencer arriva a tempo pieno e guida la nuova NS500 3 cilindri, 2 tempi, moto leggera, moderna e comunque inusuale. Come compagno di squadra ha Marco Lucchinelli, fresco campione arrivato dalla Suzuki. L’esuberante e rockettaro italiano intuisce subito la forza del ragazzino che verrà soprannominato “Fast Freddie” e, fresco del Mondiale e del suo successo a Sanremo con la canzone “Stella Fortuna” inizia subito dal GP d’Argentina a Buenos Aires una guerra psicologica col compagno di box: manifesti di Lucchinelli World Champion dappertutto, “Stella fortuna” a manetta tutto il giorno, nessuno spirito di squadra, anzi. Spencer chiude terzo dietro a Roberts e Sheene e davanti a Uncini e Lucchinelli.

 

Il Mondiale continua con Uncini che si mette in luce e alla fine vincerà il titolo. Spencer è spesso davanti a Lucchinelli che a Spa, alla settima gara stagionale, chiede e ottiene lo scambio di motori: il suo sulla moto di Freddie, quello dell’americano sulla sua. Beh, finisce che Freddie Spencer vince e riporta una Honda al primo posto nella 500 dopo il ritiro di fine 1967 e diventando anche il più giovane vincitore di un GP nella classe 500. Insomma, inizia una leggenda. Nascono, voci, dicerie, storie perché nessuno, tantomeno Lucchinelli, riesce a spiegarsi come faccia Spencer ad essere così veloce. Lucky dice, scherzando, ma non troppo che “scende dalla moto senza un goccio di sudore (vero), e senza un moscerino sulla visiera del casco (quasi vero)”. In realtà Spencer introduce un nuovo modo di guidare: la strategia è di partire con la gomma più morbida possibile (allora non c’è il monogomma e le differenze sono molte), tirare come un matto fin dalla prima curva e poi vedere se gli altri riescono ad andarlo a prendere. Ma soprattutto introduce lo “spigolamento”: poca percorrenza, ginocchio come la punta di un compasso, e via dritti a tutto gas.

 

Nel 1983 vince il titolo dopo una lotta serrata con Roberts, che perde per soli 2 punti dopo un'ultima gara ad Imola incredibile e memorabile. Sono due filosofie contro: Roberts il vecchio campione, la Yamaha 4 cilindri la moto più potente e veloce; Spencer il giovane che avanza e la Honda V3, meno forzuta, ma più maneggevole. Roberts si ritira quella sera stessa, festeggiando in una discoteca imolese situata dietro le curve della Rivazza. Non ricordo ci fosse anche Freddie in quell’occasione. Lui è sempre, in quegli anni d’oro, molto riservato, chiuso nel suo “Motor-home” definito “La morte nera” a bere una bibita gassata portata dagli USA che soltanto lui nel paddock riesce a bere. Gentile, ma riservato, sempre accompagnato dalla sua compagna che era stata Miss Luisiana. Forse questo carattere meno aperto degli altri americani (che allora venivano quasi tutti dalla California) è dovuto al suo luogo di nascita, Shreveport in Luisiana (il 20 dicembre 1961). Nell’84 Honda cambia strategia e corre con un 4 cilindri a V e lascia il V3 ai clienti. La gioventù del progetto non consente a Spencer di giocarsi il Mondiale che va a Eddie Lawson con la Yamaha.

 

Il capolavoro indelebile, l’ultimo marchio di questo tipo nella storia del motomondiale lo lascia lui, "Fast Freddie" Spencer nel 1985 quando riesce, ultimo uomo a farcela, a vincere due Mondiali nella stessa stagione. Nel 1985 diventa infatti il Re di 250 e 500 (peraltro unico con quell’accoppiata poiché era stata eliminata la 350). Quella stagione Freddie corre 10 gare in 250 e ottiene 6 pole e 7 vittorie. In 500 corre 11 gare con 9 pole e 7 vittorie. Una roba incredibile che, considerando che ha soltanto 24 anni ancora da compiere, lo spara con l’abbrivio di una stagione così già lassù, nell’olimpo dei grandissimi. La domanda è: dove potrà arrivare uno così? Quanti Mondiali vincerà? Durante quell’inverno soffre di sinusite e labirintite che gli impediscono di provare molto, ma arriva alla prima gara e tutto sembra essere normale.

 

Ed invece la risposta, inattesa, inaudita, inspiegabile, sconvolgente arriva il 4 maggio alla prima gara del 1986, a Jarama, in Spagna vicino a Madrid. Spencer disputa prove normali, ottiene la pole, parte e va subito in testa. Ma al 13° giro, quando ha ancora un bel vantaggio su tutti entra nel box e praticamente mette fine alla leggenda di sé stesso. Si parla di tendinite. Passano poche gare senza di lui (Monza e il Nürburgring) e in Austria a Salisburgo, riappare: ma cade e annuncia il ritiro.

 

Nel 1987 ci ripensa, torna insieme al suo fido Kanemoto, ma non va come una volta, cade spesso e si ritira ancora una volta con soli 4 punti conquistati. Nel 1989 torna di nuovo col Team Yamaha di Giacomo Agostini che ha perso Lawson passato alla Honda. Ancora una volta non è più quello Spencer là: lento, spesso in terra, ottiene un quinto posto come miglior risultato e c’è il divorzio prima della gara inglese. E il terzo ritiro. .

 

Nel ’91 e ’92 corre nella SBK americana con una Honda RC30, senza grandi risultati. Nel 1993 rientra in sella ad una ROC-Yamaha nel team Motor France e corre qualche GP senza storia e con un ennesimo infortunio. Chiude definitivamente una carriera che nessuno neppure lui, ha capito davvero nel ‘95/96 correndo in America con una Ducati 916 SBK col team Ferracci.

 

Freddie Spencer, il pilota che si ritirò 4 volte pur correndo davvero soltanto la prima, una volta che gli è valsa un posto importante nella storia del Motomondiale, anche se sembra abbia fatto di tutto per cancellare la sua breve, esaltante, inspiegabile carriera.