MotoGP, non solo Qatar: tutti i GP annullati nella storia del Motomondiale

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Paolo Beltramo

Paolo Beltramo

Un excursus nella storia della MotoGP per scoprire i precedenti Gran Premi che sono stati rinviati o cancellati. Politica, condizioni meterelogiche, scioperi e infine il coronavirus, che ha portato alla cancellazione della gara del Qatar e al rinvio del GP della Thailandia

Non c’è bisogno di avere la memoria lunga per ricordare l’ultimo GP cancellato nella storia della MotoGP prima di quello del Qatar che avrebbe dovuto aprire il campionato di quest’anno: è accaduto a Silverstone 2018, per la troppa pioggia e un asfalto indegno. Per avere dei GP cancellati del tutto si deve tornare al 1980 quando vennero cancellati il GP del Venezuela per motivi finanziari/politici e quello d’Austria a Salisburgo che avrebbe dovuto aprire quella stagione e fu annullato per neve: ce n’era oltre un metro e 20!! Nel 1998 fu eliminato all’ultimo pure il GP del Brasile di Jacarepaguà a Rio de Janeiro per asfalto non conforme.

I GP "monchi" del passato

Quindi, per riassumere, è dal 1980 in Austria che non viene cancellato del tutto un GP fino al prossimo della Thailandia. In Qatar infatti correranno le Moto3 e Moto2. Ci sono però stati numerosi GP monchi, con gare annullate e altre disputate come nel 2008 ad Indianapolis dove per un uragano venne accorciata la MotoGP e annullata la 250 che avrebbe dovuto correre dopo. Poi il rinvio di un giorno, al lunedì, sempre in Qatar nel 1999 per troppa pioggia e lo spostamento del GP del Giappone del 2011 da aprile a ottobre a causa dello tsunami e dell’incidente alla centrale atomica di Fukushima. Il GP di Sepang del 2011 venne poi annullato, fermato al secondo giro, per l’incidente che ci portò via Marco Simoncelli.

Scioperi e proteste

Ci sono poi stati numerosi GP monchi in altro modo, quando cioè non corsero i piloti ufficiali della 500 per scioperare contro la pericolosità della pista. Un esempio è Salisburgo ’77 quando vinse Findlay e finirono la gara in sei soltanto, il sesto a 3 giri! Oppure a Spa-Francorchamps 1979, dove vi fu il famoso sciopero capitanato dai migliori piloti come Roberts, Sheene, Cecotto, Ferrari e Rossi. Vinse D. Ireland davanti a Kenny Blake. Nel 1982 i big saltarono il GP di Francia a Nogaro e consentirono così a una moto artigianale pesarese, la Sanvenero (opera di Giancarlo Cecchini), di vincere con lo svizzero Michel Frutschi. L’ultimo caso di non partecipazione dei piloti ufficiali fu Misano 1989 per la troppa pioggia. Vinse Pierfrancesco Chili la sua unica gara in 500 e corse un po’ perché romagnolo, un po’ per la presa di posizione di Roberto Gallina, suo team manager.

Cancellazioni per motivi storici

Insomma, gli unici due GP annullati in toto dell’epoca moderna sono stati Venezuela e Salisburgo nel 1980. Per ora in Qatar due categorie correranno, la Thailandia potrebbe essere spostata più avanti nel calendario. Quindi potrebbero essere Austin e Argentina le prossime gare annullate, chi lo sa. In realtà prima della seconda guerra mondiale ci sono stati eventi serissimi che hanno cancellato alcuni GP, ma allora non si chiamava ancora motomondiale. Il Campionato del Mondo di Velocità motociclistico nacque nel 1949, quello di F1 nel 1950. Ci sono stati molti anni durante i quali alcune gare non vedevano la partecipazione della 500, ma correvano le altre categorie, questo soprattutto nei paesi del blocco orientale che erano affamati di valuta pregiata e di eventi. Tanto per fare un esempio chiaro e lampante eccovi la lista delle piste del mondiale 1972 della 500: Germania Ovest, Nurburgring (22,835 km); Francia, Clermont Ferrand (8,055 km, stradale); Austria, Salisburgo; Italia, Imola; Gran Bretagna, Tourist Trophy (60,721 km, stradale); Jugoslavia, Opatija/Abbazia (6 Km, stradale); Germania Est, Sachsenring (614 km, stradale); Cecoslovacchia, Brno (stradale di 13,94 km); Svezia, Anderstorp; Finlandia, Imatra (Stradale di 6,030 km); Spagna, Montjuich (stradale di 3,790 km).

La paura del contagio ferma la MotoGP

Considerando che i circuiti non stradali all’epoca erano comunque molto pericolosi, vediamo che in fondo c’è ben poco che riesce a fermare il motomondiale e la passione un po’ folle che ne è la base. Si tratta di avvenimenti esterni che qualche volta non si riescono a schivare come neve, problemi politici, diluvi. Questa volta a parer mio è quella con la motivazione più seria: paura di contagio. Non è accaduto con l’aids, con l’aviaria, con nient’altro. Perciò prendiamola molto sul serio. Dispiace a tutti di non poter partire come sempre con il Mondiale, di vivere una situazione strana, alla quale non siamo abituati, ma insomma, stavolta sembra esserci una ragione assolutamente plausibile e fondata. Perciò speriamo che si riparta presto, vorrebbe dire che il peggio sarà passato.