Marc Marquez secondo Suppo: "Mai stanco di migliorarsi, non ha limiti"

L'intervista
Antonio Boselli

Antonio Boselli

Ex Team manager di Ducati e Honda, Livio Suppo ricorda il 2014 dei record di Marc Marquez: "Poteva vincerle tutte. La sua forza mentale è straordinaria: riesce ad essere sempre positivo e ha sempre voglia di migliorare. Non molla mai. Nemmeno quando vede la morta in faccia come al Mugello nel 2013"

Per oltre 20 anni, Livio Suppo è stato un manager vincente del Motomondiale e ha segnato due epoche,  quella di Stoner in Ducati e il debutto di Marquez alla Honda. Una di successo per chi a fine 2017 ha deciso di lasciare il mondo delle corse per cimentarsi in una nuova avventura nel mondo delle e-bikes o più precisamente delle e-mountain bikes prodotte dalla Thok.

Ciao Livio, come stai?

Bene dai, compatibilmente con il periodo che stiamo passando.

 

Inizierei subito con il contratto di 4 anni di Marquez con la Honda, ti ha sorpreso?

Capisco la Honda, perché quando hai un pilota così forte, fai di tutto per tenertelo ed evitare che te lo portino via. Scelta della Honda comprensibilissima, forse meno da parte del pilota perché molti si aspettavano che abbracciasse una nuova sfida e perché è rischioso, se cambia qualcosa in azienda, per esempio va via un responsabile tecnico, e le performance peggiorano, tu sei vincolato. Evidentemente è un segno di grandissima fiducia reciproca

 

Da appassionato, sei dispiaciuto non aver visto Marquez su un'altra moto?

Da appassionato sì, perché quando c’è un cambio a livello di top rider, l’interesse aumenta tantissimo. Pensate al primo test di Rossi con la Ducati, avesse continuato con la Yamaha non ci sarebbe stato certo quell’interesse mediatico incredibile. Da ex manager però capisco la scelta di Honda.

 

Pensi che dal punto di vista tecnico, questa Honda vincerebbe senza Marquez? Il contratto di 4 anni sembra quasi un segno di debolezza nei confronti del pilota spagnolo

Evidentemente gli insegnamenti dopo l’esperienza con Valentino Rossi e la gestione di Nakamoto hanno avuto effetto. Quando la Honda ha perso Valentino, ed era una situazione diversa perché all’epoca quella moto andava forte con tanti piloti, non ha più vinto. Marquez ora ha qualcosa più degli altri e quindi è giusto tenerlo, c’è un rischio di essere dipendenti da lui ma chi vince ha sempre ragione, quindi il problema non si pone.

 

Parlando di Rossi, è una sorpresa per te che non sia stato rinnovato nel team ufficiale?

Diciamo di sì, l'ho trovato poco carino nei confronti di Vale. La Yamaha ha rinnovato prima Maverick poi subito dopo Quartararo. Capisco Quartararo che ha fatto una stagione da debuttante incredibile, mentre per Maverick avrei aspettato perché in tre anni in Yamaha ha avuto tanti alti e bassi. Io sinceramente, avendo un giovane fortissimo come Quartararo, avrei aspettato a rinnovare Maverick per capire anche cosa voleva fare Valentino, io personalmente avrei aspettato.

 

Ti dispiace non aver mai lavorato con Valentino Rossi?

Valentino o come Marquez sono quelli che vincono, i manager fanno quel che possono. Mi spiace perché dal 2007 ho lavorato sempre con i piloti più forti con i quali si scontrava Rossi, prima Casey e poi Marc. È ovvio che dovendo difendere i miei piloti, c’è stata una contrapposizione tra me e Valentino, ma come ho detto più volte, anche a lui personalmente, ho una grandissima stima nei suoi confronti anche perché tutti quelli che hanno lavorato con lui mi hanno detto che è un trascinatore e che ci si innamora a lavorare con lui. È un’esperienza che mi sarebbe piaciuto fare

Pensi che la Ducati abbia bisogno di un top rider, considerando che dal punto di vista tecnico la moto è molto competitiva. Hanno preso Jorge e sappiamo quanta fatica abbia fatto all’inizio, direi che se consideriamo Dovizioso allora possiamo dire che il top rider manchi anche alla Yamaha o alla Suzuki, a tutti insomma, tranne che alla Honda. Dovizioso si è piazzato secondo in classifica nelle ultime tre stagioni, secondo me non hanno vinto il mondiale perché c’è un mostro in giro, senza Marquez avrebbero tre mondiali di fila e parleremmo di tutta un’altra storia.

 

Ma allora come si batte Marquez?

Se ricordiamo gli anni di Valentino, i suoi avversari vincevano 1 o 2 gare quindi in realtà se non ci sono novità tecniche, come per noi la scelta delle gomme Bridgestone nel 2005 o l’arrivo di un fenomeno come Stoner nel 2007, è difficile cambiare le cose. Ora per esempio con il monogomma non c’è neanche questa variabile tecnica, ecco forse Quartararo potrà essere un avversario, ma credo che per un po' di tempo non cambieranno le cose.

 

Marquez è il prototipo del pilota perfetto o è solo l’evoluzione della specie del campione?

Com’erano Agostini o Doohan o Rossi nelle loro epoche, segnano la propria era come sta facendo Marquez in questi anni. I record sono fatti per essere battuti, il problema si pone quando più fenomeni si sovrappongono come successe con i fantastici 4, con Rossi, Stoner, Pedrosa e Lorenzo. Dani in quegli anni non vinse neppure un mondiale e lo avrebbe meritato.

 

Avresti fatto la coppia dei fratelli Marquez nel team Honda MotoGP?

Diciamo che Lorenzo si è ritirato a Valencia e in quel momento non era facile trovare un sostituto, c’era Zarco ma fra lui e il campione in carica della Moto2, hanno scelto Alex ed è una scelta sensata. È anche giusto affiancare un giovane a Marc, anche se io avrei preso Joan Mir. Alex è un bicampione del mondo ma per sua sfortuna fa Marquez di cognome, inevitabilmente lo paragoneranno con il fratello e sarà molto dura perché Alex è uno che ha bisogno di tempo per ingranare. Conoscendo la pressione che avrà addosso, trovo che sia una mancanza di rispetto per Alex, il fatto che la Honda abbia fatto il contratto di un anno solo. Un pilota ha bisogno di stare tranquillo, io non lo avrei mai fatto.

 

Passiamo a una tua opinione sulla stagione 2015: hai sempre detto che ognuno ha la propria idea su quanto accaduto tra Rossi e Marquez, ma ti chiedo se all’epoca non ci sia stato un cortocircuito del sistema per impedire quell’escalation

Forse l’unica cosa che si poteva fare, dopo la conferenza stampa in Malesia, era richiamare i due piloti e dire “ragazzi, se in questa gara vi date fastidio, saremo particolarmente severi”. Sinceramente però, con il senno di poi, è sempre facile parlare comunque c’erano due piloti alfa che si sono incontrati e se le sono date di santa ragione. Come ho già detto, i tifosi di Valentino penseranno che Marquez è stato scorretto e quelli di Marquez il contrario, è stata una pagina non piacevole perché per la prima volta, in uno sport dove i piloti rischiano la vita e per questo sono sempre stati rispettati, ci sono stati picchi di tifoseria mai visti nel nostro sport.

 

Pensando alla stagione dei record di Marquez del 2014, con le dieci vittorie consecutive nelle prime dieci gare, cosa ti viene in mente di quell’anno?

"Credo che la stagione straordinaria del 2014 di Marc sia anche un riflesso della vittoria del titolo da rookie l'anno precedente. Era arrivato da esordiente nel 2013 e anche complici gli infortuni di Pedrosa e Lorenzo ha vinto al primo anno. Ecco, è arrivato nel 2014 con una maggiore sicurezza e tranquillità in se stesso e questo lo ha portato a esprimersi a un livello altissimo con le 10 vittorie consecutive nelle prime 10 gare".

 

Aveva già cominciato a indirizzare lo sviluppo della moto nella seconda stagione con voi?

"Credo che Marc si sia adattato benissimo alla Honda, anche perché spesso i piloti, quando vogliono continuamente trovare delle aree di miglioramento nel setup, invece di migliorare peggiorano le cose. Quando le cose vanno bene meglio lasciarle così come stanno, il pilota si abitua e va sempre più forte. Credo che tutti i top rider vogliano rivendicare di indirizzare lo sviluppo della moto, lo ha fatto anche Vinales recentemente, mentre io penso che il loro lavoro sia dare del gas e lasciare lo sviluppo agli ingegneri".

 

Quando ha cominciato a inanellare quella serie di vittorie consecutive a inizio stagione, vi ha sorpresi o era la naturale evoluzione del suo talento?

"Una cosa simile l'ho vissuta con Casey Stoner in Ducati nel 2007, non ha vinto 10 gare consecutive, ma 8 nelle prime 13. Piloti come Marc, Casey o Rossi nei primi anni 2000 sono talmente forti da poter vincere potenzialmente tutte le gare. Poi difficilmente succede per vari motivi, ma quando sono così forti è normale che vincano tante gare, Rossi ai tempi d'oro ne vinceva almeno 12 all’anno. È quasi più strano quando non vincono".

 

Hai parlato di Stoner, quali sono le differenze tra i due partendo dal presupposto che sono due piloti dal talento straordinario?

"Dal punto di vista caratteriale Marc e Casey sono diametralmente opposti: il primo è sempre positivo, sempre contento, riesce sempre a vedere il bicchiere mezzo pieno. Casey ha un carattere più difficile, è più facile che si arrabbi e che quindi se qualcosa va storto aumenti la negatività. Marc, invece, riesce a trasformare in positivo anche le cose che vanno storte, secondo me è il vantaggio più grosso di Marc, che non ha caso ha vinto 6 degli ultimi 7 Mondiali. Riesce sempre ad ottenere il massimo e soprattutto a superare i momenti difficili con facilità, o meglio riesce a farlo, se poi lo faccia anche facilmente lo sa solo lui...In ogni caso trasmette sempre positività e questo in uno sport dove la testa dei piloti è così importante è fondamentale".

 

C'è un episodio, in quella stagione, che ti ha fatto capire ancora di più che Marc era straordinario, non tanto in termini di talento ma di forza mentale?

"Bisogna andare indietro di un anno, al Mugello 2013, quando cadde sul rettilineo a più di 250 km/h. Disteso nella via di fuga alzò il braccio e noi pensavamo che volesse fare un segno per tranquillizzare i genitori, per fargli capire che stava bene. In realtà quando è tornato ai box mi ha detto che aveva alzato il braccio per dare indicazioni al box di preparare la seconda moto! Uno che appena ha visto la morte di faccia, si ferma nella ghiaia e pensa a voler risalire subito in moto, questo è Marc".

 

Pensi che sia quella la sua stagione migliore, insieme al 2019 quando ha sempre chiuso le gare o primo o secondo? È questo il suo livello o può fare anche meglio?

"Raggiungere il livello mostrato nel 2014 e nel 2019 è veramente difficile per chiunque, perché prima o poi arriva qualcuno più forte o qualcuno che ha la moto messa meglio della tua, quindi diventa più difficile vincere. Lo è stato per Doohan, lo è stato per Rossi, lo sarà anche per Marquez. Marc in realtà è ancora molto giovane e si fa fatica a pensare a quando avrà un calo e non è un caso che la Honda lo abbia blindato per altri 4 anni, penso che abbiano fatto bene. Nelle corse non i può mai dire, perché se ci pensi anche nel 2007 nessuno avrebbe mai pensato che Stoner avrebbe dominato il Mondiale, eppure l'ha fatto. Ogni anno si riparte tutti da zero, ovviamente c'è chi è più forte ma se ci pensi anche quest'anno fossimo partiti in Qatar, magari Marc avrebbe fatto fatica nelle prime gare per via della spalla infortunata o perché la Honda aveva dei problemi, ecco non si può mai dire".