Rainey-Schwantz: sfida sul filo dell'impossibile

MotoGp
Paolo Beltramo

Paolo Beltramo

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Wayne Rainey e Kevin Schwantz si sono resi protagonisti di un duello leggendario, iniziato prima ancora della 500: già in Superbike erano sportellate tra loro. E ancora oggi, a circa 20 anni di distanza,  sono capaci di emozionare: cerchiamo di spiegare cosa li renda tanto speciali. Domenica 3 maggio sfide virtuali a Jerez in MotoGP, Moto2 e Moto3: appuntamento dalle 14.45 su Sky Sport MotoGP

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Due nomi che soltanto a sentirli, a leggerli, a vederli in un vecchio filmato o in una vecchia foto ti fanno venire i brividi, che ti emozionano anche a circa vent'anni di distanza. Stiamo parlando di Kevin Schwantz e di Wayne Rainey. Uno fedele alla Suzuki, l'altro alla Yamaha, uno spettacolare, funambolico, l'altro elegante, grintosissimo... Uno più popolare anche se meno vincente, l'altro meno apprezzato dalle folle, ma impossibile da non ammirare.

Gli inizi del duello

I due se le suonavano già ai tempi, prima metà anni 80, della Superbike americana: quella che si disputava in sella alle grosse "millone" che sembravano di serie. Ricordiamo le Kawasaki di Rainey con numero 60, la Suzuki Yoshimura di Schwantz: erano sportellate, gomitate ma non carenate perché le carene allora sulle SBK non c’erano.

Poi, dalla fine degli anni '80 hanno lottato in 500. Allora le moto erano leggerissime, potenti, senza nessun tipo di controllo elettronico a parte la valvola sulla marmitta. Davi gas e dovevi gestire tutto tu: la facevi derapare, impennare un po', scivolare… Era una guida più vera: motori a 2 tempi scorbutici, controllo di trazione nel polso destro, CPU dentro il casco e via! I due non si amavano, d'altronde erano sempre stati uno contro l'altro fin da ragazzini. Inoltre Kevin è texano, Wayne californiano.

Cinque anni da brividi

Così abbiamo potuto godere per più di 5 anni, dall'88 al 1993 di duelli mozzafiato, gare adrenaliniche, impossibilità di fare un pronostico perché è vero che vinceva molto di più Wayne, ma era anche altrettanto vero che da Schwantz ti potevi aspettare qualsiasi cosa, attacchi impossibili, numeri che magari lo portavano a scivolare, ma se ce lo avevi vicino non potevi mai, dicasi mai, stare tranquillo e spesso quei numeri significavano vittorie.

La forza di Kevin stava in quella sua capacità unica di improvvisare, inventare, creare soluzioni apparentemente impossibili. E nel controllo praticamente assoluto del mezzo in qualsiasi condizione, asciutto, bagnato, umido. Certo La Suzuki era un po' meno competitiva della Yamaha, ma lui riusciva a metterci quel po’ che mancava e probabilmente ciò lo stimolava.

Rainey e Schwantz a duello

Wayne era un metronomo: preciso, deciso, elegante, puntuale. Il suo unico metodo di giudizio era il cronometro: se il tempo era più veloce, voleva dire che la modifica funzionava, rappresentava un miglioramento, altrimenti era da scartare. Lui era capace di andare al limite senza superarlo quasi mai in 6 anni di gare nel motomondiale è infatti caduto - in gara - soltanto 4 volte: una nel 1989 ad Anderstorp mentre contendeva il titolo a Lawson sulla Honda e poi altre 3 volte fino a quella definitiva il 5 settembre del 1993 a Misano che lo lasciò paralizzato e diede a Schwantz la possibilità di vincere un titolo che sicuramente meritava, ma non conquistato così.

Il culmine della sfida

Lo scontro più epico, più raggelante, indimenticabile tra i due avviene ad Hockenheim, in Germania sul vecchio tracciato, più lungo, bello e veloce di quello che utilizza ora la Formula 1. Allora si usciva dal misto tra le tribune che formano uno stadio, chiamato Motodrom, e si andava dritti su un rettilineo tra i boschi intervallato a metà da una chicane nel tentativo di rallentare un po' e poi si arrivava alla curva "est", una parabolica ampia in ingresso, che però chiudeva in uscita (il contrario di quella di Monza insomma) sparando i piloti su un altro rettilineo, pure lui inframezzato da una chicane. Ecco, siamo all'ultimo giro di un GP tiratissimo, prima della variante di ritorno Kevin sorpassa Wayne in staccato che però esce più forte e passa il rivale sul dritto. Si arriva alla staccata per l’ingresso nel Motodrom, una curva a destra e Rainey frena il più tardi possibile per lui, spostato un po' a sinistra per impostare la curva più velocemente. Ma Kevin fa un miracolo, frena con entrambe le ruote bloccate, entra a fianco di Wayne, che però ha la curva successiva, la Sachs a favore, cioè a sinistra, ma non riesce a sfruttare il teorico vantaggio perché Schwantz curva all'esterno guardando Rainey e restando davanti. Poi scodinzolando come cani rabbiosi alla caccia di una preda arrivano quasi appaiati sul rettilineo d'arrivo dopo una semicurva a sinistra e una sorta di doppia a destra che immette sul dritto nelle quali entrambi sembrano cadere ad ogni frame…

Gente capace di creare duelli di questo livello spettacolare ed emotivo deve essere speciale e difatti i due lo sono. Dopo l'incidente di Wayne tutto tra di loro si è chiarito, sciogliendosi in una bella amicizia fondata sulla stima reciproca. Peccato tutto si sia interrotto così ingiustamente e inaspettatamente, ma spesso le storie per essere belle ed immortali, devono avere anche un po' di tragedia, di durezza.