Max Biaggi a #CasaSkySport: "Rivalità con Valentino Rossi? Abbiamo lasciato un segno"

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Max Biaggi è stato ospite a #CasaSkySport. L'ex campione del mondo della 250 e in Superbike ha ripercorso la sua carriera: "Ho raccolto gioie e dolori, ma se guardo indietro dico che va bene così. La rivalità con Rossi è stato un bel periodo, un po' come vivono ora gli spagnoli. Con Aprilia negli anni '90 abbiamo risvegliato la passione per le moto. Quel test con la Ferrari e Schumi che mi chiamò 6-7 volte per dirmi di andare piano..."

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Max Biaggi è stato protagonista di una lunga chiacchierata a 'Casa Sky Sport'. L'ex campione del mondo della 250 e in Superbike ha toccato molti argomenti, tra passato, presente e futuro.

 

Cosa provi quando rivedi la tua carriera?
"In una parola? Vecchio... Sono passati tanti anni, ho corso in tante classe e in tanti posti del mondo. Ho raccolto molto, ci sono gioie e dolori. Ci sono anche momenti personali, oltre che lo sport".

 

Quando eri in 250 ti sei reso conti di aver risvegliato l'interesse per le moto in Italia?

"In quegli anni il motociclismo ha dato una sterzata in Italia grazie a me e all'Aprilia, è diventato nazionalpopolare. Si è mosso un movimento che era dormiente da decenni, dai tempi di Agostini. Si è risvegliato negli anni '90, i risultati hanno aiutato sicuramente". 

 

Ti manca la griglia di partenza?

"E' contrastante, un po' sì ma sempre meno. Mi rendo conto che non mi manca l'agonismo. E' una mancanza romantica. Non ho più il fuoco della competizione, ma a 50 anni vedo il mondo con altri occhi. Le moto sono state un fulmine a ciel sereno, mi piaceva il calcio. E' stato un mio amico a trascinarmi nel mondo del motorsport: da quel momento ho investito tutte le mie energie in questo sport. A 18 anni ho cominciato, a 21 ero campione del mondo. Ci sono stati tanti fattori che mi hanno aiutato, il più importante mio padre"

Il padre è stato un aiuto fondamentale per Max...

"Mio papà si era convinto che cambiando la candela la moto andasse forte. Mi ha messo alla prova dall'inizio. Era contrario che corressi in pista, ma mi disse che avrei dovuto trovare un lavoro e i soldi per comprare l'attrezzatura. Ho fatto il pony express per due mesi". 

 

Quale atleta ti piace di più tra calcio e tennis?
"Non mi sento di nominarne uno che conosco personalmente, è una decisione difficile. Se devo dirne una dico, da romanista, Francesco Totti".

 

Hai mai rischiato di perdere la strada una volta che sei diventato famoso e ricco?
"E' stato un mondo nuovo, c'era molto interesse anche nella mia vita privata. Per fortuna ho avuto di avere mio zio, mia cugina e mio papà che mi aiutavano a capire quando sbagliavo".

 

C'è un aneddoto di una situazione in cui rischiavi di sbagliare?
"Sulle scelte della carriera non ho mai avuto problemi, conoscevo bene le situazioni. Ma nella vita privata, come gli inviti a reality o a un film con Pupi Avati, ho seguito i consigli di mia cugina per concentrarmi solo sulle moto"

 

Ricordi il tuo passaggio in 500 con la vittoria all'esordio?
"Non avevamo avuto tempo per fare dei test, ma mi sono trovato subito bene. Era come una scarpa che avevo già calzato, sembrava una 250 più grande e potente. Ho appreso molto in quei mesi". 

 

Escludendo Suzuka 1998, quale vittoria ti resta impressa?
"Mugello 1997, perché é stata una rivalsa sportiva. E' stato il massimo, perché non ho vinto con Aprilia ma con la Honda su una pista dove la moto italiana vinceva sempre. Valeva quasi un Mondiale, l'ho vinta anche al fotofinish". 


Hai vinto 11 volte a Brno: come te lo spieghi?
"E' un circuito che ho sempre amato fin da giovane, dove conta tanto l'uscita dalla curva. E' importante percorrerla bene e arrivare forte. Ci sono tante 'esse' e cambi di direzione, per me è una pista speciale". 

I giovani di oggi passano troppo in fretta alla MotoGP?
"Forse si passa troppo presto nella classe maggiore, bisognerebbe conquistare almeno un titolo. Questo ti dà spinta, credibilità. Non sono tutti Marquez. Avere un bagaglio di esperienza ti può dare forza e morale".

Ti ha dato fastidio passare da pilota numero 1 d'Italia a pilota antagonista di Rossi?
"Non ho mai avuto un antagonista italiano prima di Rossi, con cui mi sono scontrato anche in 500, ovvero nella classe più seguita. Quando hai un antagonista dividi i tifosi, i giornalisti, le folle: questo significa che hai lasciato un segno. Sono passati tanti anni e se guardo indietro, con un po' di romanticismo, trovo quel periodo bello. E' simile al momento che vivono ora gli spagnoli: mi piacerebbe avere in pista Biaggi-Capirossi-Rossi in pista contro gli spagnoli...".

 

Ti senti sfortunato ad aver incrociato tanti campioni?
"In molti lo pensano, ma è stato bello così. Non guardo indietro, però il ricordo è forte. E dico va bene così". 

 

Ricordi l'impennata di Brno in cui rischiasti di cadere?
"Certo, tutti la ricordano. Mi sono sentito un po' figo, un po' pirla e un po' miracolato. Era il 1998, fu una stagione speciale perché ero all'esordio e andavo fortissimo. Ho pensato anche al colpaccio e di vincere il titolo". 

Come ti sei sentito nell'episodio controverso della bandiera nera a Barcellona?
"Quell'anno ho perso il Mondiale, per molti l'ho vinto. Quel giudice interpretò malamente quella situazione di bandiere gialle, oggi mi avrebbero dato 3-4 secondi di penalità. L'anno dopo mandarono a casa quel direttore di gara e questo la dice tutta". 

Tra il Motomondiale e la Superbike, ti sei divertito allo stesso modo?
"Sono due cose diverse, anche se si sposano bene insieme. Nel 2007 ho conosciuto un mondo nuovo, piloti nuovi e moto nuove. E' stato un imparare, mi ha stimolato molto. Ho vinto anche al debutto in Qatar, così come avevo fatto in 250 e in 500. Mi preparavo in modo meticoloso, ho comprato una casa in America proprio per questo motivo e per allenarmi". 

La canzone di Biagio Antonacci "Il campione" ti sta bene addosso...
"Mi ci sento molto dentro, era il 1998 ed è stato un anno importante. Tutti i campioni lasciano qualcosa che è indelebile. Sono anche andato a trovarlo sul palco, ma mi vergognavo come un cane. Biagio è un poeta, un grande, un amico. Questa canzone è stato un grande regalo". 

 

Sei ripartito diverso dall'incidente in motard del 2017?
"E' stato un bello stop, anche psicologico. Sono amante delle moto a 360 gradi. Mi sono messo alla prova a gennaio a Sepang con Aprilia, volevo ripartire da lì e volevo tornare in moto. E' stato il mio ultimo traguardo, ero tornato alla normalità. C'è ancora la sensazione del pilota, ma non c'è più la stessa voglia e reattività". 

 

Cosa pensi di Valentino che prosegue a correre?
"Fino a quando ha voglia e motivazione, che sono le due cose più importanti insieme a velocità ed esperienza, perché non continuare?"

Sei riuscito a continuare anche con i bimbi piccoli?
"All'inizio non è stato un problema, poi quando sono cresciuti io ho smesso e ho potuto dedicarmi di più a loro"

Come ti senti adesso che sei proprietario di un Team in Moto3?
"Mi piaceva l'idea di restare nel mio ambiente e di farlo da dietro le quinte. Lascio fare ai miei tecnici e ai piloti, ma se hanno bisogno di un consiglio ci sono. Voglio cercare di vincere, non basta partecipare. Canet lo ringrazio, ha fatto l'anno più bello della carriera e sono felice di questo". 

 

Tuo figlio salirà in moto?
"Per il momento ha scelto calcio e tennis, anche se adora il cross. Spero di non dover andare in giro con il furgone per le gare di cross..."

Hai mai pensato di dedicarti alla Formula 1?
"Ho effettuato un test con la Ferrari grazie al presidente Montezemolo. Ero a Fiorano, mi ricordo che c'era Schumi che mi diceva che avevo tutto da perdere e mi chiedeva di andare piano. Era terrorizzato che sarei andato a sbattere, me l'avrà ripetuto 6-7 volte al telefonino".