MotoGP, GP Spagna. Jerez come il Sahara: l'effetto del caldo sulle moto

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Sandro Donato Grosso

Sandro Donato Grosso

Nel venerdì di prove libere a Jerez, il clima torrido ha messo in difficoltà i piloti, con temperature dell'asfalto che arrivano a toccare i 60 gradi. Questo può causare problemi di grip, soprattutto al posteriore, come ha spiegato anche Rossi

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Fa caldo come se fossimo in pieno Sahara, all’altezza del tropico del cancro, ai piedi di Abu Simbel. Un caldo secco, con la temperatura dell’aria tra i 35 e i 40 gradi, e quella dell’asfalto sui 60. Tutti hanno difficoltà a fermare la moto con il grip al posteriore, che cala man mano che la pista diventa più incandescente.

Qualcuno, tipo Valentino Rossi, fa più fatica e dunque dovrà lavorare di più nella giornata di sabato alla ricerca di un bilanciamento non facile, altri invece intravedono un weekend più facile e fruttifero. In questo pacchetto ci sono sicuramente le altre Yamaha di Morbidelli (che ha chiuso primo nella FP2), Quartararo e Vinales, che ha insidiato Marquez in testa nella combinata.

 

In casa Ducati non ha brillato Danilo Petrucci, ancora non a posto dopo l’incidente di mercoledì e non soddisfatto della gomma scelta per migliorare il proprio crono al termine della prima sessione. Se Miller va a briglia sciolta e testa il sistema di abbassamento della moto in corsa che a Jerez può essere usato in tre punti, Dovizioso è costante e si trova più in alto in classifica di dove avrebbe immaginato. Se valutiamo il problema alla clavicola e il fatto che questa pista non si addice alle caratteristiche della Ducati, il Dovi sta facendo molto bene anche se, con queste condizioni, si dovrà lavorare per adattare la moto al suo stile di guida e viceversa.

 

Caldi, caldissimi in tutti i sensi i ragazzi dello Sky Racing Team VR46, con Marini e Bezzecchi primo e secondo in Moto2 e Vietti e Migno tra i primissimi in Moto3. Il lavoro fatto dalla VR Academy sta pagando ed i frutti si vedono.

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