MotoGP, GP Valencia. Mir campione del mondo: "Dedico il titolo a chi soffre per il Covid"

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Joan Mir è diventato il nuovo campione del mondo della MotoGP a Valencia. Lo spagnolo della Suzuki ha una dedica speciale per il titolo appena conquistato: "Voglio dedicare questo Mondiale alla gente che ha veramente sofferto in questo anno difficile, a coloro che hanno perso dei cari a causa della pandemia. Se fossi riuscito a rendere felice anche solo l’1% di queste persone con il nostro show, allora questo per me sarebbe il miglior titolo"

FOTO. LA STAGIONE VINCENTE DI MIR

Sorridente, educato, attento nelle risposte. Mir durante le interviste è equilibrato come in pista, anche se si tratta della prima intervista da campione del mondo. Il pilota Suzuki è emozionato al microfono di Sandro Donato Grosso dopo la conquista del suo primo titolo in MotoGP (il secondo fra tutte le classi), tuttavia non perde il suo self control, dimostrando di aver trionfato anche grazie alla sua intelligenza: "Questo titolo è incredibile, non ho parole per descrivere questo momento. È da una vita che lotto per questo obiettivo, adesso mi servirà qualche ora per capire quello che siamo riusciti a fare, ancora non ci credo".

Quando hai abbracciato tuo madre e la tua fidanzata dopo la conquista del Mondiale, quale immagine ti è tornata in mente?

"Per arrivare qui, ho affrontato momento duri nella mia vita: quando ero giovane, non avevamo soldi per pagare un team. Potevo solo vincere per cercare sponsor. Questo creava molte pressioni a casa, mio padre non aveva abbastanza i soldi per un team, ma riusciva comunque a pagarmi gli allenamenti, ed erano già tantissimi soldi. Adesso mi vengono in mente questi momenti, con me e mio padre distrutti dalla pressione, ha fatto di tutto per darmi questa opportunità, e adesso è stato ripagato".

 

Qual è stata la chiave della tua stagione?

"Il momento determinante è stato la settimana scorsa, quando ho vinto il GP Europa. Con quel successo, sono riuscito ad arrivare a questo weekend con maggiori possibilità di vincere il titolo. Anche la prima gara in Austria è stata importante".

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Oggi hai spinto al massimo o hai fatto una gara tranquilla per arrivare al titolo?

"Tranquilla no, ho spinto al massimo. Se non avessi avuto la possibilità di vincere il Mondiale, forse avrei rischiato ancora di più, ma c’era il rischio di finire a terra, è stata una gara molto difficile. Era giusto fare questo tipo di gara per vincere il titolo".

 

Con questo titolo sei entrato nella storia della Suzuki: pensi di poter aprire un’epoca con questa casa come hanno fatto Rossi e Marquez con altri team?

"Questo è l’obiettivo. Quest’anno non mi aspettavo di vincere il Mondiale, ma se siamo riusciti a conquistare il titolo già al secondo anno, allora ci proveremo anche nelle prossime stagioni".

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Pensando a questa stagione, qual è stato il tuo rivale principale?

"Il mio rivale principale è stato il Covid. Poi ci sono stati altri sei piloti che in generale hanno reso la mia stagione difficile, mi hanno messo pressione, perché sarebbe bastato un errore per uscire dalla top 5"

 

Tu hai iniziato a correre con la scuola del papà di Jorge Lorenzo. È vero che a quei tempi pensavi solo a divertirti in moto, senza badare troppo alle regole dure che cercava di imporre?

"Questo non è vero, le persone che mi conoscono sanno il lavoro che ho fatto. Non si può giudicare un bambino di 9 anni, al suo primo anno in moto in questo mondo. Non avevo obiettivi, stavo solo cercando di vedere com’era questo mondo, andavo in pista per divertirmi".

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Dedichi questa vittoria anche un po' all’Italia? Pensando ad esempio alla famiglia Brivio…

"Una parte sì. Ma se devo dedicare questa vittoria a qualcuno, la voglio dedicare alla gente che ha veramente sofferto in questo anno difficile, a coloro che hanno perso dei cari a causa della pandemia. Non so se siamo riusciti a migliorare leggermente il loro 2020 con il nostro show in pista, ma se fossi riuscito a rendere felice anche solo l’1% di queste persone, allora questo per me sarebbe il miglior titolo".

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