MotoGP. Da Valentino Rossi a Dani Pedrosa, i piloti passati dalle moto alle macchine

nuove sfide

Paolo Lorenzi

Domenica 15 maggio Rossi e i suoi amici della MotoGP correranno a distanza di 300 km: Valentino con le auto a Magny Cours per il GT World Challenge, i suoi ragazzi dell'Academy VR46 a Le Mans per il GP di Francia (entrambi gli eventi saranno trasmessi in diretta su Sky). È l'occasione per fare un tuffo nel passato, alla scoperta degli altri piloti passati dal manubrio al volante. Non solo: rivediamo chi è riuscito in passato a vincere sia con le moto sia con le macchine

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Il caso, o meglio il calendario, li riporta vicini. Valentino Rossi domenica 15 maggio correrà a Magny Cours la terza tappa del GT World Challenge, il campionato per auto sportive derivate di serie a cui il "Dottore" sta dedicando la sua seconda vita agonistica. A circa 300 km di distanza, a Le Mans, scenderanno in pista i suoi ex compagni d’avventura nelle due ruote, per il settimo appuntamento della MotoGP. Così vicini da scatenare ricordi e nostalgie di un mondo appena lasciato dopo esserne stato il riferimento per oltre vent’anni.

Da Lorenzo a Pedrosa, i piloti passati al "volante"

La passione di Valentino per le quattro ruote è un sogno condiviso da tanti campioni del Motomondiale prima di lui e che qualcuno dei suoi storici avversari sta inseguendo al suo pari. Jorge Lorenzo, che ha condiviso il box Yamaha con Rossi dal 2008 al 2016 (con la parentesi del biennio 2011-2012) domenica scorsa ha debuttato nella Porsche Carrera Cup italiana: una prima non proprio esaltante, alla luce dell’incidente che l’ha messo fuori gara, ma d’altronde il passaggio dal manubrio al volante non è mai scontato. Anzi. Dani Pedrosa, che Rossi ha affrontato in MotoGP dal 2006 al 2018, se la sta cavando un po’ meglio nel Lamborghini Super Trofeo che l’ha visto impegnato il mese scorso a Imola, dove si è guadagnato un’onorevole quarto posto di categoria, ma si tratta di una presenza spot (dovrebbe correre altre due gare) ritagliata tra i suoi impegni di collaudatore KTM. Tanti altri c’hanno provato in passato con alterne fortune. D’altronde l’amore della pista sembra un richiamo irresistibile per chi ha ha passato la sua vita sportiva a rincorrere sogni di gloria in sella a una moto da corsa. E per qualche motivo i motociclisti sono irrimediabilmente attratti dalla sfida a quattro ruote.

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Chi è riuscito a vincere in macchina e in moto

Fino ad oggi soltanto un pilota ha saputo affermarsi nei due campi, al massimo livello: John Surtees fu capace di vincere quattro titoli in 500 con la MV (tra il 1956 e il 1960), e altri tre con la stessa casa in 350, prima di passare alla Formula 1 con la Ferrari. Con la casa di Maranello il fuoriclasse inglese vinse il campionato del mondo del 1964, l’apice di una carriera che nessuno è riuscito a ripetere. C’ha provato Giacomo Agostini, ma solo dopo aver rifiutato l’offerta della Ferrari nel 1966 per continuare a correre nel Motomondiale. Archiviata la sua irripetibile (almeno per ora) carriera motociclistica (15 titoli tra classe 350 e 500), il campione bergamasco passò alle automobili, prima in Formula 2 e poi in Formula 1 Aurora, ma senza risultati di rilievo. Se la cavò decisamente meglio il suo amico e rivale Mike Hailwood, che dopo aver conquistato nove allori nel Motomondiale, a fine carriera passò in Formula 1 dove corse quattro stagioni (tra il 1963 e il 1974) conquistando due podi, laureandosi inoltre campione del mondo in F2 nel 1972. L’incidente al Nurburgring del ’74, al volante della McLaren di F1 lo costrinse infine al ritiro. Ironia della sorte l’anno prima Mike the Bike aveva salvato la vita a Clay Regazzoni in Sudafrica, tirandolo fuori dall’auto in fiamme. In ordine di tempo l’ultimo caso eclatante resta quello di Johnny Cecotto, campione del mondo classe 350 nel 1975 (e in 750 nel 1978), che corse poi in F1 per due stagioni, dal 1983 al 1984 (e si trovò in squadra con Ayrton Senna la seconda stagione). Questi restano gli episodi più conosciuti di una passione per ora prevalentemente a senso unico.

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I piloti di auto che hanno sognato le moto

Molti campioni del volante hanno amato le moto, e forse invidiato i motociclisti, ma non potevano guidarle per ragioni di contratto. Michael Shumacher sfogò i suoi impulsi motociclistici dopo il ritiro dalla F1: provò in più occasioni la Ducati da MotoGP e si dedicò con impegno a migliorare le sue doti in sella (sotto la guida esperta di Randy Mamola) fino a correre nella Superbike tedesca. Kimi Raikkonen, appassionati di moto da fuoristrada, si è “accontentato” di gestire la squadra ufficiale Kawasaki nel Mondiale di cross. Un modo molto professionale di sfogare questa passione.