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Bartolini (Yamaha): "Gap c'è ancora ma stiamo migliorando, previsti nuovi aggiornamenti"

parla il dt

Alla sua prima stagione in Yamaha come direttore tecnico dopo la lunga permanenza in Ducati, Massimo Bartolini ha parlato a Sky Sport al termine delle qualifiche in Indonesia, soffermandosi sui miglioramenti della M1 in queste ultime gare. Ecco l'intervista integrale ai microfoni di Sandro Donato Grosso

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A fine maggio eri arrivato da tre mesi in Yamaha, ci avevi detto: “Sarà importante generare un flusso di lavoro, far parlare le diverse aree, dobbiamo recuperare subito 7/8 decimi”. Al di là del cronometro, quello che abbiamo visto nelle qualifiche in Indonesia significa che il percorso che ci avevi indicato sta dando subito buoni frutti

“È presto per dire se il percorso intrapreso sta dando buoni frutti, però stiamo andando meglio. Come avevo detto, ci vuole tempo e credo che ce ne voglia ancora. Bisogna cercare di capire quanto il gap si sia ridotto per il lavoro fatto e quanto per le condizioni in pista. Se si conferma da qui alla fine dell’anno, abbiamo recuperato una parte del gap”.

 

Il nuovo telaio introdotto prima di Misano piace ai piloti, i piccoli step di motore stanno facendo la differenza. Puoi fare un bilancio area per area del vostro progresso?

“Abbiamo cercato di lavorare su tutte le aree. Quella su cui abbiamo fatto un lavoro massiccio è stata l’aerodinamica, su cui eravamo all’inizio abbastanza indietro. Sul telaio abbiamo fatto piccoli step, ciclisticamente abbiamo una lamentela di grip. Dal punto di vista del motore, stiamo cercando di trovare la quadra tra guidabilità e potenza; abbiamo ancora degli aggiornamenti che speriamo di fare entro la fine della stagione, al massimo l’inizio della prossima”.

Quartararo sembrava più ottimista, guarda al futuro con Miller e Oliveira che potranno portare altri dati. Si parla del nuovo motore, ma non è che ora che state progredendo con il vostro solito motore con i quattro cilindri in linea, può destabilizzarvi? Ovvero, progredite con questa scelta che è la vostra naturale e arriva qualcosa che vi costringe a ripartire da dietro; c’è questo rischio oppure no? Potete fare un programma parallelo?

“Come ha detto Jarvis, il motore è in fase embrionale, ci stiamo lavorando. Prima di tutto bisogna fare una moto per vedere questa cosa. Credo che il gap sia ancora enorme rispetto ai primi, non sono convinto che del gap che avevamo abbiamo recuperato tanto. Abbiamo recuperato qualcosa, ma non così tanto come serve per essere competitivi. Quindi, è presto per dire così. Bisogna cercare di fare una moto e verificare se questa cosa dà un vantaggio o no”.

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Al netto della crescita tra le due gare a Misano che è frutto magari anche dei test che ci sono stati nel mezzo, ho avuto l’impressione che Quartararo e la Yamaha non siano ancora al massimo del potenziale da quando sono stati fatti questi interventi per migliorare la moto. Mi sembra che la moto non sia ancora perfetta come setup e che il pilota non abbia ancora fatto quell’amicizia stretta che significa alchimia totale nell’avere la moto in mano. Eppure, vanno fortissimo. Possiamo aspettarci per il finale di stagione, qualche exploit di Yamaha, quando team, moto e Quartararo si metteranno tutti d’accordo nell’armonia perfetta che serve per ottenere grandi risultati?

“Sicuramente quando fai tanti cambiamenti è difficile ottenere il massimo dal pacchetto: serve un po’ di tempo per ottimizzare. Exploit, bisognerebbe rendersi conto di quanto siamo vicini veramente con il gap. Dopo le due gare di Misano e questa è presto per dire che abbiamo ridotto il gap. Però sicuramente possiamo migliorare ancora, anche con l’attuale pacchetto, avendo provato tante componenti è difficile aver trovato l’assetto giusto e che il pilota ha trovato il feeling giusto per sfruttare al 100% quello che abbiamo. Un margine c’è sempre per migliorare. Exploit, non so”.

 

Questa che stiamo vedendo è già un 60% della moto 2025 oppure arriva qualcosa di importante nei prossimi test?

“Quando fai sviluppo come stiamo facendo noi, non arriva una moto 2025 perché è in pieno sviluppo. Durante i test invernali prevediamo di fare altri sviluppi abbastanza importanti. In questo momento non sono in grado di dire cosa arriverà, ma cerchiamo di fare altri passi avanti”.

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Avendo un riferimento tecnico e di talento straordinario come Quartararo ma avendo soltanto due moto e l’anno prossimo due piloti completamente nuovi e diversi da Fabio, non c’è il rischio di sviluppare una moto che poi sia perfetta per Fabio ma magari non per gli altri? In questo senso, Dovizioso è un equilibratore, cioè uno che permetterà di creare una Yamaha perfetta per tutti i piloti che la guideranno?

“Il rischio quando hai piloti talentuosi come Fabio, che si adattano velocemente e coprono i problemi, c’è. Stiamo cercando anche di avere più informazioni possibili anche da Rins quando è a posto e da altre strade. Dovizioso sarà quello che ci aiuterà? Non lo so, anche perché abbiamo fatto solo due test e dobbiamo vedere come proseguirà la collaborazione. Tendenzialmente è un pilota abbastanza in grado di capire le esigenze generali e di aiutare a costruire moto che storicamente ha dimostrato funzionare abbastanza per tutti”.

 

Te sei responsabile tecnico, quindi magari sulla scelta hai voce in capitolo, ma non come la parte manageriale che prende le decisioni. Però, visto che la tua esperienza con Ducati porta quel tipo di conoscenza sul lavoro che si fa e che arrivano piloti come Oliveira da Yamaha, Miller da KTM, piloti d’esperienza come Dovizioso, piloti con poca esperienza con Augusto Fernandez, poi c’è Quartararo che è la stella Yamaha da anni. Questo assortimento di piloti è un vantaggio per te? Sei contento del tipo di scelta ceh ha fatto Yamaha sui piloti?

“Io sono sempre andato d’accordo coi piloti. Avere piloti eterogenei darà sicuramente una mano, poi starà a noi sfruttarli bene con le caratteristiche di ognuno. Se riusciamo a mettere tutto insieme, dovremo riuscire a far bene”.

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