Tourist Trophy, sull'Isola di Man brividi e velocità...in 3D
MotoriDomenica 15 luglio su Sky, in esclusiva 3D, il primo film-documentario sulla gara più avventurosa e pericolosa. Una sfida, con più di 100 anni di storia, che l'uomo decide di affrontare pur sapendo di rischiare la vita ogni singolo metro
di Antonio Boselli
Il Tourist Trophy è più di una semplice gara. E' una sfida che l'uomo decide di affrontare pur sapendo di rischiare la vita ogni singolo metro dei 60 chilometri che formano il circuito. Negli oltre 100 anni di storia del TT sono morti oltre 200 piloti su una pista che non è mai cambiata, se non nelle medie di percorrenza che oggi superano i 200 chilometri orari sfiorando marciapiedi, muretti, pali e burroni. Partono uno alla volta, a distanza di dieci secondi come fossero dei paracadutisti consapevoli che il paracadute potrebbe non aprirsi. Eppure la corsa è viva più che mai, sembra un paradosso ma non lo è. Per questi piloti perdere la vita al TT fa parte del gioco.
Lo percepisci in griglia prima della partenza, c'è una tensione forte che prende lo stomaco. Quella tensione che si respirava una volta in Formula Uno e nel Motomondiale quando i piloti sapevano che quel giro di pista poteva essere l'ultima cosa che avrebbero fatto nella loro vita. Per questo al TT i piloti, dal primo all'ultimo, vengono applauditi dalla gente perchè arrivare al traguardo è già di per sè una vittoria. Ho chiesto a John McGuinness, una leggenda del TT con 19 vittorie, perchè i piloti della Motogp non corrono sull'Isola di Man. Lui mi ha risposto: "Perchè non hanno le mie palle d'acciaio".
Questo è lo spirito di una festa che viene celebrata ogni anno, con i suoi riti, le sue scaramanzie e le sue storie. E come il circuito anche il sapore dei racconti è rimasto invariato negli ultimi 100 anni perchè sono cambiate le moto, i piloti e gli spettatori ma la sfida con il Tourist Trophy è sempre la stessa, molto più di una semplice gara.
IL PROMO DEL FILM
LA GIORNATA DI MOTORI IN 3D SU SKY
Il Tourist Trophy è più di una semplice gara. E' una sfida che l'uomo decide di affrontare pur sapendo di rischiare la vita ogni singolo metro dei 60 chilometri che formano il circuito. Negli oltre 100 anni di storia del TT sono morti oltre 200 piloti su una pista che non è mai cambiata, se non nelle medie di percorrenza che oggi superano i 200 chilometri orari sfiorando marciapiedi, muretti, pali e burroni. Partono uno alla volta, a distanza di dieci secondi come fossero dei paracadutisti consapevoli che il paracadute potrebbe non aprirsi. Eppure la corsa è viva più che mai, sembra un paradosso ma non lo è. Per questi piloti perdere la vita al TT fa parte del gioco.
Lo percepisci in griglia prima della partenza, c'è una tensione forte che prende lo stomaco. Quella tensione che si respirava una volta in Formula Uno e nel Motomondiale quando i piloti sapevano che quel giro di pista poteva essere l'ultima cosa che avrebbero fatto nella loro vita. Per questo al TT i piloti, dal primo all'ultimo, vengono applauditi dalla gente perchè arrivare al traguardo è già di per sè una vittoria. Ho chiesto a John McGuinness, una leggenda del TT con 19 vittorie, perchè i piloti della Motogp non corrono sull'Isola di Man. Lui mi ha risposto: "Perchè non hanno le mie palle d'acciaio".
Questo è lo spirito di una festa che viene celebrata ogni anno, con i suoi riti, le sue scaramanzie e le sue storie. E come il circuito anche il sapore dei racconti è rimasto invariato negli ultimi 100 anni perchè sono cambiate le moto, i piloti e gli spettatori ma la sfida con il Tourist Trophy è sempre la stessa, molto più di una semplice gara.
IL PROMO DEL FILM
LA GIORNATA DI MOTORI IN 3D SU SKY