Wec, Alessandro Pier Guidi (Ferrari): "Realisti per Le Mans, ma la prestazione c'è"

WEC

Matteo Pittaccio

In occasione del Ferrari ASGT Media Day abbiamo incontrato i piloti impegnati nel FIA WEC con la nuova 499P Hypercar. Il secondo capitolo riguarda il campione in carica GTE-Pro Alessandro Pier Guidi, che ci racconta le novità e le sfide da affrontare nel passaggio dall’universo GT ai prototipi, descrivendo inoltre le sensazioni pre-24 Ore di Le Mans

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Dopo aver parlato con Antonio Fuoco, la prima giornata del Ferrari ASGT Media Day ci porta nell’altro lato del box Ferrari - AF Corse, dove incontriamo Alessandro Pier Guidi, laureatosi tre volte campione GTE-Pro (2017, 2021 e 2022) e due volte vincitore della 24 Ore di Le Mans (2019 e 2021), sempre in GTE-Pro. Il torinese classe 1983, quest’anno impegnato nella classe regina del WEC in compagnia di James Calado e Antonio Giovinazzi, descrive il dietro le quinte del passaggio dalle vetture GT alle Hypercars, una sfida in cui Pier Guidi sta sfruttando l’esperienza accumulata correndo gare endurance di ogni tipo, in GTE-Pro così come in GT3.

“Il cambiamento più grande si ritrova nella gestione del traffico della gara”, dice Pier Guidi. “Nelle GT sei il più lento, devi perdere poco tempo a farti doppiare dalle auto più veloci. Viceversa nei prototipi, dove sei tu che devi spingere per superare in fretta le vetture più lente".

E sul podio conquistato nell’ultimo giro della 6 Ore di Spa al termine di una grande rimonta di James Calado sulla Porsche 963 di Frédéric Makowiecki, superato all’esterno di Les Combes: "“Il podio di Spa ci voleva, soprattutto perché ci motiva in vista di Le Mans. Sì, le prime due gare sono state avverse ma la prestazione non è mancata e questo è un dato sicuramente positivo. In Belgio siamo stati molto sfortunati con le due safety car ma siamo riusciti a recuperare. Nonostante il tempo perso abbiamo rimontato e nello stint finale siamo riusciti a conquistare il podio approfittando di un migliore stato delle gomme (rispetto alla Porsche #5, ndr) e dell’ottimo lavoro di James Calado".

“Prima di Le Mans - continua Pier Guidi - saremo impegnati sia in pista sia al simulatore per sfruttare al massimo il tempo a disposizione. Un pilota gareggia per vincere ma bisogna anche essere realisti: nelle prime gare si è visto come tutte le Hypercars abbiano faticato in riferimento all’affidabilità, quindi bisognerà innanzitutto evitare problemi tecnici. Questo è il nostro primo obiettivo. La prestazione c’è sempre stata fin qui, spero che ciò si ripeta anche a Le Mans.”

Facendo un passo indietro, Pier Guidi ritorna al momento in cui ha indossato tuta e casco per mettersi al volante della nuova 499P, per la prima volta in pista nel luglio scorso: "Lo shakedown a Fiorano è stato davvero emozionante. Tutti sappiamo quanto quest’auto sia iconica per Ferrari, che dopo cinquant’anni torna a competere per la vittoria assoluta nel mondiale endurance. È stato speciale avere l’opportunità di essere il primo a guidare la 499P, sarò sempre grato a Ferrari per questo. Dopo essermi goduto i primi giri ho iniziato ad apprezzare la velocità e la potenza, molto più alte rispetto alle GT".

Parlando di tecnica, il tre volte iridato GTE-Pro ha espresso il proprio parere sul divieto di utilizzare gli scaldoni (degli armadi utili a scaldare le gomme) a partire da quest’anno, obiettivo perseguito da ACO e Michelin per ridurre l’impatto ambientale.

“Rimuovere le termocoperte non porta a nulla di vantaggioso, anzi, la sicurezza viene meno. Come abbiamo visto a Spa ci sono stati incidenti incredibili, anche di piloti esperti e molto bravi. Bisognerebbe analizzare con lucidità i pro e i contro di questa scelta. Da parte mia credo che gli svantaggi siano maggiori dei vantaggi.”
 

E, proprio per tutelare la sicurezza dei piloti e degli addetti ai lavori, l’ACO ha deciso di consentire l’uso degli scaldoni solo e soltanto per la 24 Ore di Le Mans, gara che altrimenti avrebbe messo decisamente in crisi i piloti nelle fasi notturne, soprattutto in uscita dai box. Infine, un parere sui compagni di equipaggio, Antonio Giovinazzi e James Calado: "Antonio (Giovinazzi, ndr) lo conosco molto bene. Era già stato nel nostro gruppo nel 2018 in occasione della 24 Ore di Le Mans. Quando si è unito a noi non avevamo dubbi sulla velocità, ma è ovvio che affrontare una gara endurance sia molto diverso rispetto al modo in cui corri un Gran Premio, a partire dalla condivisione della macchina con gli altri piloti. Antonio è subito entrato nella modalità giusta. In più, avere come compagno un italiano rende migliore il lavoro anche nella comunicazione. Poi c’è James (Calado, ndr), con cui corro da molti anni condividendo tantissime vittorie. Ormai siamo consolidati!".