Si respira un'aria da primo giorno di scuola, quando le squadre NBA si ritrovano dopo la pausa estiva per mettersi al lavoro, e dare il via ai loro training camp. E come sempre accade i propositi sono buoni, le aspettative alte (a volte altissime) e qualche giocatore ha dei sassolini che sente proprio il bisogno di togliersi dalle scarpe, dopo un'estate che magari l'ha visto ceduto o al centro di mille voci. Ecco le dichiarazioni più interessanti emerse dai Media Day delle squadre NBA
- "Non ho mai fatto una foto così"
- Gli è uscita in maniera naturale, mentre si preparava a questo scatto. Accanto a lui un due volte MVP NBA (Antetokounmpo), un All-Star (Middleton) e un altro ex All-Star (Brook Lopez): e deve aver pensato a Portland, dove a parte C.J. McCollum l'aiuto in squadra in 11 anni è sempre stato "relativo"
- "Perché non dovremmo vincere ancora?"
- "Why not", perché no? Il duo che ha messo a ferro e fuoco i playoff 2023 e portato il primo titolo di sempre in Colorado lancia così la sfida al resto della NBA verso il repeat
- "L'abbiamo capito, avete vinto voi, però io e LeBron ci siamo parlati e tutti e due non vediamo l'ora di tornare in campo"
- Quel "voi" è riferito ai Denver Nuggets, che sulla strada per il loro primo titolo hanno eliminato (4-0) proprio i Lakers di Davis & James. Che ora, dalle parole di AD, promettono vendetta, perché hanno gradito poco una certa arroganza da parte dei giocatori (e forse ancor più dell'allenatore) dei Nuggets
- "Sono felice per Dame [Lillard], sono felice per Adrian Griffin, che avrà la chance al debutto di allenare una squadra del genere, ma batterò Dame, batterò Giannis e batterò Adrian sulla strada per il titolo"
- Il (solito) modo di lanciare una sfida di Jimmy Butler: sembrano parole da spacconte, una mezza boutade. Poi però in due degli ultimi quattro anni la sua squadra è arrivata in finale NBA e una terza volta è andata a un (suo) buon tiro da tre in gara-7 dal farlo
- "Mi sono cerchiato le partite contro i Grizzlies sul calendario. Li affrontiamo quattro volte, è fantastico"
- Solo qualche mese fa sembrava un reietto NBA, allontanato da Memphis e dileggiato da tutti. Un cambio di scenario (con l'approdo a Houston) e un Mondiale da protagonista nelle Filippine (con la medaglia di bronzo e la super prestazione contro Team USA) lo hanno rimesso al centro dell'attenazione. Dove a Brooks piace stare, nel bene e nel male
- "Se la lega è convinta di ridicolizzare quello che ho fatto quand'ero ai Raptors devono smetterla, perché quella stagione io sono stato infortunato tutto l'anno"
- Le nuove regole anti-load management (o "riposi delle star") piacciono poco al leader dei Clippers - che tra l'altro ammette: "Non le conosco". Ma un messaggio a Silver e soci Leonard ce l'ha: "Nessuna policy aziendale mi aiuterà a giocare più partite: ogni giocatore si allena per scendere in campo, non per guardare le partite dalla panchina"
- "Ho lavorato per diventare impossibile da fermare"
- La star dei Pelicans è uno dei giocatori più attesi della stagione. Si ritrova sotto il microscopio, con tanta pressione addosso: ora deve dimostrare di valere quella prima scelta assoluta e di voler portare la sua squadra davvero in alto. Lui sembra spazzar via ogni dubbio: "Per New Orleans non provo altro che amore, per me è casa", dice
- "Mi hanno derubato del titolo di difensore dell'anno. Mi bolle ancora il sangue. Quando Durant e Irving sono andati via da Brooklyn, si è spenta l'attenzione attorno a noi e a nessuno importava più di quello che facevo in campo"
- In America si chiama "chip on the shoulder", voglia di rivalsa. E il lungo dei Nets (almeno a parole) ne ha tanta, perché sente che la sua ultima annata, chiusa chiudendo l'intera lega per percentuale al tiro
- "Dedico questa mia stagione a Bronny"
- Una offseason che era iniziata con le dichiarazioni (quanto vere?) post gara-4 contro Denver che non escludevano un possibile ritiro è passata attraverso anche l'enorme spavento per l'arresto cardiaco del figlio, atteso al debutto a USC. E proprio a lui LeBron James vuole dedicare la stagione n°21 della sua carriera
- "Sono già partito dalla panchina una volta, nella mia esperienza olimpica con Team USA nel 2008"
- Gli Warriors hanno sei titolari, ha raccontato Steve Kerr nei giorni scorsi. Poi però in campo si va cinque alla volta. E allora le parole del neo-arrivato CP3 per la prima volta forse aprono alla soluzione che metterà fine al dilemma di coach Kerr
- "Ho giocato solo per squadre senza speranza"
- Otto anni nella lega tra Washington, Phoenix, Golden State e Charlotte (ma quando Suns e Warriors non erano proprio da corsa) e allora ecco spiegato perché Kelly Oubre - l'unica vera mossa di mercato dei Sixers insieme all'arrivo di Pat Beverley - non vede l'ora di accogliere la "pressione" di dover vincere. Un "piacere" che non ha mai provato
- "Certo che conto di tornare a giocare. Ho solo 25 anni"
- La storia dei suoi infortuni e del lungo processo di riabilitazione che ancora lo attende è una di quelle che fa venire voglia di tifare per la point guard dei Bulls, che approfitta del training camp per dare un po' di ottimismo ai suoi fan: "Sono più o meno a metà del mio percorso, ci vorranno ancora 6-7 mesi di lavoro"
- "Ho informato il suo agente che non rientra nei nostri piani e che non potrà tornare a Houston" - Rafael Stone, GM Houston Rockets
- Porter Jr. al media day di Houston non c'era, ma ha fatto comunque notizia per le parole del suo general manager, che hanno sostanzialmente messo fine all'avventura del giocatore ai Rockets dopo i fatti che lo hanno coinvolto lontano dal campo, con la violenza domestica nei confronti della fidanzata. E ora chissà se dal resto della lega arriverà un'ultima chance...
- "Il mio nome è DominAyton"
- A volte i media day sono anche il territorio di proclami sensazionali e questo sembra il caso per il nuovo centro dei Blazers. Che per talento è secondo a pochi, sia chiaro, ma che nei suoi anni a Phoenix ha dimostrato di saper fare tante cose tranne (forse) proprio dominare. Un concetto che richiede forza, prepotenza e cattiveria agonistica: proprio quello che fin qui è sembrato mancare all'ex prima scelta assoluta
- "Sono pronto a sfidare i migliori. I Blazers non sono tra le squadre migliori, per cui non mi preoccupo di Portland"
- Il suo nome (al fianco di quello di Damian Lillard) è stato a lungo sulla bocca di tutti. Miami lo ha offerto a Portland per arrivare al n°0 dei Blazers, ma i Blazers non hanno ritenuto che Herro (più un pacchetto di asset) fosse abbastanza. E il n°14 degli Heat se l'è segnata: "Se c'è una squadra che non mi ha voluto, la decisione è loro. Si accorgeranno perché avrebbero fatto bene a volermi"
- "Ho grande rispetto per lui, ma è difficile contro argomentare di fronte a un record di 37 vittorie e 22 sconfitte con un +5 di Net Rating da quando è uscito dalle rotazioni. Il suo lavoro è quello di farsi trovare pronto"
- Il coach dei Knicks deve aver sentito le parole del francese in estate, deve essersele segnate per bene su un taccuino e alla prima occasione utile ha risposto per le rime. "Se mi tengono un'altra stagione ai Knicks sarebbe come uccidermi", aveva detto Fournier. Si mette male
- "Se pensate che non mi stiano mancando di rispetto, non state dicendo la verità: ma quando avrò vinto un titolo, tutto si aggiusterà"
- Forse il problema di Trae Young è tutto qui. Non certo nel suo talento in campo, enorme. Ma forse quel sentirsi snobbato, unito a una certa fiducia-che-confina-con-l'arroganza nei suoi mezzi, gli sta facendo più male che bene. Dice "quando" vincerò un titolo, non "se": non resta che aspettare
- "Quello che mi ha colpito di più qui ai Jazz è l'assoluta mancanza di ego all'interno dello spogliatoio"
- Chissà se ad Atlanta (magari a Trae Young) sono fischiate le orecchie, quando il nuovo acquisto dei Jazz ha pronunciato queste parole. Ora però sta a lui dimostrare di poter tornare ai livelli di qualche anno fa, perché la sua carriera non sta certo andando nella direzione pensata
- "In un certo senso questa squadra è la squadra di Ben Simmons"
- Sono parole che forse dovrebbero spaventare i tifosi di Brooklyn, invece di farli sognare. Ma sono parole che potrebbero avere un senso, se il talento di LSU dovesse finalmente tornare a scendere in campo con regolarità facendo ricordare a tutti perché in tanti (LeBron James su tutti) di lui si erano cestisticamente innamorati