Favola Lipsia, dalla fondazione alla semifinale di Champions in 11 anni
A novanta minuti dal sogno della finalissima, appena undici anni dopo la fondazione. Dallo stadio di Markranstädt da cinquemila persone alle "Star Wars" di Champions. I più odiati di Germania ma d'esempio per il resto d'Europa: promozioni, acquisti e ascesa della squadra dell'energy drink
LA DATA - È il 19 maggio del 2009. L'alba di un nuovo club capace di raggiungere la semifinale di Champions League circa un decennio dopo la sua fondazione. Dalla quinta serie in poi: quattro promozioni in sei anni, una media pazzesca. Secondi in Bundes alla loro prima storica stagione. Il sogno è l'Europa ma, andiamo con ordine, da dove nasce l'RB Lipsia?
LE CURIOSITÀ SULLE SEMIFINALI DI CHAMPIONS LEAGUE
Innanzitutto il nome. RB uguale Red Bull? Quasi, perché quelle due lettere, formalmente, stanno per Lipsia "RasenBallsport", letteralmente "lo sport della palla sul prato". Giù la maschera: a capo della pianificazione vincente e degli investimenti della squadra che si giocherà col Psg la finalissima di Champions League c'è la Red Bull, l'azienda dell'energy drink, che fin dalla prima ora tappezzerà maglie e il primo campo di allenamento col proprio nome.
TUTTE LE NOTIZIE SULLA CHAMPIONS
GERMANIA E EUROPA - Proprio qui sta anche il paradosso su cui vive questo club: fuori da Lipsia la squadra è la più "odiata" di Germania, ma è d'esempio per tutto il resto d'Europa. Per i tedeschi il fatto che la società sia figlia di una multinazionale austriaca è qualcosa d'insostenibile, ma nel continente del pallone la scalata del club è figlia di una serie di investimenti e pianificazioni quasi senza errori di percorso. In tre parole: modello da imitare.
NAGELSMANN: "LA SEMIFINALE NON SARÀ ME CONTRO TUCHEL"
PRIMI PASSI - Ma allora facciamo il passo indietro promesso: è il 2009 quando l'azienda del magnate delle bibite energetiche Dietrich Mateschitz va alla ricerca di un investimento calcistico in un nuovo Paese. La meta ricercata è nella vecchia Germania dell'est, terreno fertile e povero di club calcistici di spessore. Prima lo sguardo a Dresda, all Dynamo, poi all'FC Sachsen. Infine la squadra che sarà il Lipsia: il fu SSV Markranstädt, club all'epoca militante nella quinta divisione del calcio tedesco. Lì i primi allenamenti nello stadio locale (quello in foto).
TUCHEL: "NEYMAR E MBAPPÉ LA NOSTRA FORZA"
Acquisizione del titolo sportivo, nuovo logo, nuovo nome. La quarta bandierina dell'energy drink sulla mappa del calcio, dopo il Red Bull Salisburgo in Austria, i New York Red Bulls negli Stati Uniti e il Red Bull Brasil di Campinas in Brasile. Per quanto formalmente "RasenBallsport" Lipsia, fin dalla prima ora, nello stemma sociale verranno subito collocati i tori rossi mutuati dal simbolo della proprietà. Die Roten Bullen, "i tori rossi" diventa il soprannome.
LA PRIMA CASA - Nel giugno dello stesso 2009 è allora tempo di scendere in campo per la prima volta, mentre le prime sedute di allenamento attirano già molti curiosi per questo nuovo progetto.
I primi calciatori sono dei perfetti sconosciuti: da destra a sinistra ci sono Jochen Hoefler, Thomas Klaesener, Christian Steit, Michael Lerchl, Nicolas Warz, Patrick Bick, Ingo Hertzsch (difensore da due presenze in nazionale) e Christian Reiman. Non preoccupatevi se non ne avete mai sentito parlare. Il primo allenatore? È Tino Vogel, precedentemente a capo del Markranstädt da cui il nuovo RB Lipsia ha ereditato la squadra.
Il primo stadio è invece lo Stadion am Bad, capace di ospitare poco più di cinquemila spettatori, anche questo precedentemente sede del club da cui l'RB ha rilevato la licenza. Qualche scatto degli spogliatoi...
...e uno della tutt'altro che immensa tribuna.
Il confronto con la Red Bull Arena del presente da quasi 43mila posti e costata circa 116 milioni è clamoroso.
LA SCALATA - La prima amichevole è subito un indice di buona ventura per il club: 10 luglio 2009 a Markranstädt, nel piccolo Stadion am Bad, il Lipsia batte 5-0 l'SV Bannewitz. Poi il via al campionato. È l'inizio dell'avventura.
La scalata è inesorabile. Dalle oscure leghe regionali tedesche ecco la promozione numero uno, al primo anno di vita. Il Lipsia vince la NOFV-Oberliga Süd targata 2009-2010 conquistando l'accesso alla Regionalliga, la quarta serie del calcio teutonico.
RITORNO AL FUTURO - Strano ma vero, e chissà se si aspettasse questo nel suo futuro. Lo riconoscete, lì a seguire questa partita del Lipsia nel lontano 2010 nella quinta sere del calcio tedesco? Sì, è proprio Thomas Tuchel, l'uomo che si giocherà la finale di Champions col suo Psg proprio contro i "tori". Al tempo allenava il Mainz e stava già studiando l'"esperimento" della Red Bull.
ARRIVA RALF - Il primo luglio del 2010 è il tempo della Red Bull Arena e del nuovo stadio. E, poco dopo, dell'arrivo dell'uomo alla base della pianificazione vincente del club: Ralf Rangnick, l'allenatore-manager che costruirà pezzo per pezzo la squadra, sfruttando le sinergie con le altre formazioni targate Red Bull, in particolare Salisburgo, e scovando giovani fenomeni poi venduti a peso d'oro. Nel 2012 l'inizio del suo incarico come direttore sportivo del gruppo Red Bull.
Quella sarà anche la stagione del passaggio dalla Regionalliga (agli spareggi) alla 3. Liga, la terza serie del calcio tedesco.
CONTINUA LA CORSA - E poi? Il Lipsia è sempre più inarrestabile, ancora con Alexander Zorniger in panchina, e al primo anno in terza serie, arriva immediatamente la promozione in Zweite Liga, la B tedesca. Nel frattempo l'RB Lipsia vince due volte (nel 2011 e nel 2013) la Coppa regionale di Sassonia.
DALLA B ALLA BUNDES - A quel punto è solo questione di tempo: anche l'arrivo nella Bundes non si farà attendere molto, concretizzato appena al secondo anno di "serie B". Ralf Rangnick è subentrato in panchina, riportando dopo sette anni una squadra espressione di una città dell'ex Repubblica Democratica Tedesca nel massimo campionato nazionale. E altri fiumi di birra, che nelle feste sostituiscono le bevende energetiche.
Sono passati sette anni dalla fondazione del club: maggio 2009-maggio 2016. Quattro promozioni, dalla quinta serie del calcio tedesco all'élite. Investimenti, pianificazione. E colpi di mercato.
Tra i giocatori lanciati da Lipsia in tutte queste stagioni (soprattutto dalla Bundes in poi) ci sono Timo Werner - partito per Londra prima della Final Eight di Champions che oggi continuerà a seguire dalla tv - Naby Keïta, Joshua Kimmich, Diego Demme. E tra le stelle che ancora vestono il "toro rosso": Upamecano, Sabitzer, Nkunku, Dani Olmo, Forsberg e Angeliño.
PRESENTE - Il resto è storia recente, nota. Al primo anno di Bundes è storico secondo posto con Hasenhüttl in panchina. La prima Champions finisce ai gironi con la conseguente discesa in Europa League chiusa ai quarti di finale. Intanto la programmazione prosegue ed è ormai lampante come come la presenza dei "tori" in Bundes non sia frutto di un miracolo sportivo pronto a svanire. L'ossatura è solida. Un sesto e un terzo posto (con di nuovo Rangnick in panchina) portano a una nuova qualificazione Champions.
GUERRE STELLARI - L'avventura, questa volta, è una saga, ogni partita un nuovo episodio. E sui social il Lipsia trasforma l'anteprima dei match europei in capitoli di Star Wars.
A capo della missione europea c'è Julian Nagelsmann, solo l'ultima delle mosse targate Ralf Rangnick. Giovane e geniale, capace fin dai tempi dell'Hoffenheim di rivoluzionare l'approccio all'allenamento nel calcio tedesco. Il più giovane allenatore della storia della Bundes, il più giovane ai gironi di Champions e il più giovane a raggiungere la semifinale. Citazione d'obbligo: "La Forza scorre possente in lui". Arriverà in finale?
