MotoGP, la pagella di Dovizioso per il Mondiale 2020: stagione triste e ingiusta

La pagella
Paolo Beltramo

Paolo Beltramo

Mai veramente in gioco nel Mondiale, proprio nell'anno in cui invece per tutti avrebbe dovuto diventare campione del mondo: quelli di Dovizioso è stato un 2020 inimmaginabile quanto ingiusto, che si è concluso con la mazzata del ritiro

FOTO: LA STORIA DOVIZIOSO-DUCATI

Una stagione maledetta, inimmaginabile, triste, ingiusta per quello che è stato negli ultimi anni il nostro miglior pilota in MotoGP, l'unico che sia riuscito a impensierire e battere Marc Marquez. Il Dovi quest'anno avrebbe dovuto diventare campione del mondo per tutti e invece non è mai stato davvero in gioco e alla fine è arrivata pure la mazzata del suo ritiro. Anno sabbatico col cross, fine di una carriera invidiabile o rientro inatteso ancora non si sa, ma quell'annuncio e poi quell'ultima gara in Portogallo sono state situazioni dure, tristi, quasi impossibili da digerire per chi lo ha conosciuto e visto correre. Il Dovi non è mai stato né ha mai voluto essere un trascinatore, ha sempre goduto di affetti e stima tranquilli, come lui. Un ragazzo sensibile, divertente, appassionatissimo, un pilota "ingegnere" che analizzava e discuteva ogni particolare, ogni sensazione. Insomma uno diverso, una personalità forte, sicura, decisa, un modo di guidare intelligente, ragionato, poco istintivo (anche se per andare così forte in MotoGP di istinto ne devi avere comunque molto), ma con spesso colpi di genio assoluti nei finali di gara contro Marquez.

Andrea è figlio di Antonio, un appassionatissimo soprattutto di cross. Ora forse sarà finalmente felice di avere un figlio crossista, anche se il Dovi si è sempre allenato con quella specialità e ha trasmesso la passione anche al suo compagno Petrucci. Quasi tutti i piloti credono che sia l'allenamento migliore in aggiunta a corsa, ginnastica, pesi, bici. Dovizioso è sempre stato un pilota completo anche per il suo allenamento serio e tosto, per guidare quelle bestie lì, soprattutto le Ducati, ci vuole forza.

La carriera

Nella sua lunghissima carriera (ha iniziato nel 2001 con un'Aprilia) Andrea ha vinto un titolo mondiale della 125 nel 2004 con una Honda, moto che ha guidato dal 2002 al 2011 comprese 3 stagioni in 250 e nel 2008 arriva in MotoGP come compagno di Dani Pedrosa e poi anche di Casey Stoner, restando con la casa che fino a quel punto non ha mai tradito fino al 2012, quando passa alla Yamaha Tech 3 per poi arrivare in Ducati l'anno successivo. Nella casa di Borgo Panigale resterà fino alla fine (?) della sua carriera con una serie di alti e bassi fino al disastro di questa stagione dove né la moto, né il pilota riescono ad adattarsi alla nuova gomma posteriore Michelin nonostante una vittoria in Austria e per lungo tempo la possibilità di vincere il mondiale se fosse arrivata una svolta. Invece i rapporti tra pilota e azienda si deteriorano e finisce come sappiamo.

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L'omaggio

Grazie Dovi! Le immagini più belle. VIDEO

La scelta

Un vero peccato perdere quella coppia e quel pilota. Nel motomondiale non c'è più spazio per lui che rifiuta l'Aprilia e ruoli da collaudatore. Fa bene perché a 34 anni e dopo una carriera lunga e bella come la sua o corri per vincere o ti fermi. Dovizioso ha infatti vinto il mondiale 125 nel 2004 con 5 successi, poi nei 3 anni di 250 è finito 3°, 2° e 2° avendo davanti a sé quel Dani Pedrosa che sulle piccole cilindrate era quasi imbattibile, vincendo comunque 4 gare. In MotoGP ne ha vinte 15, davvero non poche.

Nella sua carriera ha disputato la bellezza di 327 gare con 24 vittorie103 podi20 pole e 22 giri veloci. Aveva iniziato a correre col 34 del suo mito Schwantz, ma poi è stato costretto a passare al 4 e allo 04 perché Dorna ha ritirato il numero del fuoriclasse texano della Suzuki. Insomma se ne va (speriamo momentaneamente) un ottimo pilota, un campione anche se forse non un fuoriclasse alla Rossi o Marquez. Di sicuro ci mancherà in pista e fuori con quel suo fare educato e intelligente. Dai Dovi, ti aspettiamo tra un anno per vivere ancora un pezzetto di storia del motociclismo insieme.

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PRO

  • Capacità tecniche
  • Voglia di combattere e di farcela non comuni
  • Stile elegante ed efficace (quando le cose sono a posto)
  • Modestia e voglia di migliorarsi
  • Sete di vittoria senza ansia
  • Capacità di sopportare la pressione
  • Pilota "antico" ma moderno e completo con le attuali tecnologie

CONTRO

  • Alcune volte si è sottovalutato
  • Sete di vittoria senza cattiveria
  • Troppo buono coi compagni di squadra
  • Coerente con le sue idee fino all'estremo (bella cosa moralmente, meno in un ambiente dove i compromessi esistono)