Valentino Rossi prima del GP di Misano: "Honda-Yamaha? Scelta rischiosa ma vincente"

#skyrossiday

Valentino si è raccontato a Guido Meda: "La moto è stato il leitmotiv della mia vita, il Motomondiale ha scandito il ritmo in questi 26 anni. Passare da Honda a Yamaha fu scelta da matti ma vincente. La vittoria più bella? Quella in Sudafrica, la prima con Yamaha. Ho avuto grandi rivali, attraversando due generazioni. Contento di restare pilota, ci siamo divertiti tanto"

GP MISANO, LE QUALIFICHE LIVE

Forse oggi avrei voluto fare un'intervista un po' cronologica, visto che ci avviciniamo alla fine della carriera in MotoGP per iniziare quella al volante e anche quella di papà era normale, naturale, andare in ordine cronologico, però poi abbiamo sentito dei contenuti talmenti intensi e talmente forti della gente spettacolare che hai intorno, che volevo parlarti anche di quello. Tuo babbo e tua mamma hanno espresso una profondità, un'attenzione a voi tale da fare capire molto bene come tu e Luca siate oggi la sintesi di persone diversissime tra loro ma con qualità enormi

"Io sono di parte, è ovvio, sono i miei genitori, ma secondo me Graziano e Stefania sono due persone speciali. Forse il mio segreto è proprio il mix tra due persone così diverse. Mia mamma è seria, tranquilla, educata, preoccupata di tutto, poi dall'altra parte c'è Graziano, un mezzo matto, geniale, è sempre stato un po' fuori dalle righe. Tante volte nel mio carattere mi è venuto naturale mettere insieme queste due cose".

 

La Stefi ha detto 'Vale vincente? Soprattutto appassionato" (clicca qui per l'intervista integrale), invece Graziano (clicca qui per l'intervista integrale) ha detto 'No, Valentino da quando era bambino aveva in testa una cosa: vincere'. Chi dei due ha ragione?

"Ha ragione la mamma, più appassionato che vincente. La passione per le moto è stato dall'inizio il leitmotiv della mia vita. Mi sono appassioanto di brutt fin dalla prima volta che ho girato, ma non solo della moto: anche di tutto quello che c'è intorno, dei caschi, le grafiche, gli altri piloti, seguire le gare, e poi da lì tutto  il motorsport, le macchine, la f1, la superblke, ho trovato la mia cosa, è una grande fortuna nella vita".

 

Alla domanda 'il difetto di Valentino?' cosa dice Graziano, secondo te?

"Che arrivo in ritardo. Lui invece arriva in anticipo, spacca sempre il secondo, a volte è imbarazzante. Lui è in anticipo, io sono come la mia mamma, siamo grandissimi ritardatari. Mia mamma a volte proprio non arriva...Non puoi fare molto affidamento su di lei, da questo punto di vista".

 

Entrambi dicono che hai sempre ispirato fiducia. Graziano ha raccontato: 'Una volta a una gara di minimoto in griglia gli stavo parlando della prima curva e lui mi ha subito detto 'So cosa devo fare'

"Non me lo ricordo, lui invece sì! Loro per primi mi hanno sempre dato una grandissima fiducia e libertà. Da piccolo stavo tutto il giorno in pista, anche di sera, tornavo tardi, con il motorino, da solo, ero già molto grande per la mia età, e soprattutto mia mamma si è sempre fidata moltissimo di me. Poi si sono separati e sono rimasto con la Stefi, che è più libertina anche se si direbbe il contrario".

 

Ha detto che in qualche caso è stata anche tua complice, perché te lo meritavi. Alla fine eri un bravo ragazzino...

"Sì, non ho mai fatto particolari casini. Non li ho mai delusi, mi sono meritato la fiducia, poi eravamo degli scalmanati con i motorini, vengo da quella generazione, i nostri telefoni e social erano gli scooter. Tutti erano appassionati, non solo il nostro gruppo, io correvo già per cui ho fatto da cassa di risonanza, ma anche gli altri ragazzi di Cattolica e Pesaro erano appassionati di moto. Da ragazzini il passatempo era quello, cercare di andare con le ragazzine (come adesso) ma il resto era elaborare il motorino, andare a far le gare, su quello siamo stati un po' agitati".

 

Era il modo per restare in contatto, 'socializzo perche andiamo tutti in giro in motorino'...(clicca qui per il mondo di Vale: tutte le interviste principali)

"L'elaborazione del motorino, andare in strada a fare le impennate, era un po' l'Instagram di adesso".

 

Hai sofferto la separazione dei tuoi?

"Naturalmente sì, avevo 10 anni. Ma litigavano spesso, era difficile, per cui alla fine, a parte la sofferenza, come qualità della vita è stata meglio. Poi quando i tuoi si separano automaticamente conquisti potere, non sicurezza ma libertà e diventi anche subito un po' più grande".

 

Sei entrato in una dimensione professionale molto presto, questo sport ti ha obbligato a crescere in fretta? Ci sono cose che ti sono mancate della gioventù? Quando uno a 17 anni diventa campione com'è il contorno? (Dal '96 ad oggi, com'è cambiato il mondo di Vale? Clicca qui per scoprirlo)

"All'inizio è stata dura, perché sono diventato campione del mondo a 18 anni, ma già l'anno prima ero molto famoso, è stata come una bomba. La mia vita è cambiata, è stata dura all'inizio. Vai in giro, ti fermi, ti guardano, i primi anni bisogna prenderci le misure, non è stato facile".

 

Parlando proprio della dimensione strettamente professionale nei primi tempi potevi scartarla, andavi di talento?

"Il Motomondiale ha sempre scandito il ritmo della mia vita per 25 anni, ma mi è sempre piaciuto. E' bello partire, viaggiare, vedi il mondo, i primi anni è davvero una figata. Dopo 20 anni questo aspetto diventa anche un po' noioso, perché vai sempre negli stessi posti. Ma è bello poi tornare a casa, stare via il weekend per cercare di vincere e quello dopo invece uscire e fare tardi con gli amici. Ho vissuto fortunatamente in un'epoca meno professionale di adesso. Fino al 2004 me la sono giocata di talento, già mi allenavo ma la mia vita non era neanche paragonabile a quella di adesso".

 

Il motociclismo di adesso è tutta un’altra storia?

"Adesso è tosta, bisogna essere atleti veri, vuol dire mangiare da atleti, andare a letto presto, svegliarsi e allenarsi due volte al giorno, tutta la vita cosi. E poi ne parlavo con gli amici: la differenza è che all’inizio era come andare a scuola, 9 mesi di lezione ma poi arriva l'estate con 3 mesi liberi. Il Motomondiale era cosi: iniziava, finiva, poi avevi 3 mesi di vacanza. Adesso è infinito, è difficile ritagliarsi due settimane di ferie, hai una o forse due occasioni durante tutto l’anno. E' tosta, non finisce mai, sembra veramente di andare a lavorare. L'anno prossimo saranno 21 gare, all'inizio erano 14-15. Se ci aggiungi i test e il resto capisci che ti prende tutta la vita".

 

Sei stato popolarissimo in quegli anni perché andavi forte, in più mi sembra che ti sentissi molto libero, forse era più facile parlare di tutto quello che ti passava per la testa, tu lo facevi e il mondo l’hai conqustato anche con una grande apertura di ragazzino sveglissimo e spontaneo. Poi nel tempo è anche cambiata, è successo perché sei cresciuto e maturato o perché diventava fastidioso essere così libero?

"Entrambe le cose, soprattutto è cambiato il contorno, prima potevi essere più te stesso e dire più cose. Questa è stata una fortuna, un mio talento. Quando facevo le interviste vedevo che se dicevo quello che mi veniva alla gente piaceva, ridevano, capivano quello che volevo dire. Ero molto diretto, alla gente piaceva moltissimo per cui ho deciso di andare avanti così. 

Adesso anche se dici una cosa piccola in un'intervista in cui ti lasci un po' andare la bega dei giorni dopo in cui estrapolano una frase e la mettono in un altro articolo per poi vendere i giornali è tosta. Quindi, a volte, quando fai le interviste stai attento a questo. Nella nostra zona si gioca sempre un po’ sullo scherzo, sulla stupidaggine, è un attimo essere interpretati male. A me dispiace quando nei giorni successivi leggo di aver detto qualcosa che magari lì per lì era uno scherzo. Ora è più difficile, peccato, era più bello prima, alla gente piaceva più prima e si capiva di più com'era fatta una persona".

 

Tu passi attraverso la 125, la 250, la 500: pensavi che sarebbe andata avanti per così tanto, o la 500 era un punto d’arrivo? Oppure quando hai vinto il Mondiale in 500 hai pensato ‘Bene, l'avventura è appena cominciata’?

"Ho pensato più questo, che fosse appena cominciata...La 500 era il top. Sono contentissimo di aver vinto il Mondiale con la 500 due tempi e di essere stato l’ultimo prima del passaggio alla quattro tempi. Mi piaceva talmente tanto correre, vincere e fare casino dopo le gare, che speravo di continuare altri 20 anni come poi è successo. Alla fine i risultati fanno la differenza, purtroppo adesso sono meno competitivo quindi smetto, ma se fossi ancora competitivo e in grado di lottare per il podio continuerei".

 

Quanto ti senti te stesso responsabile, globalmente, delle difficoltà di quest'anno e quanto forse sono cambiate le circostanze anche un po' tecniche, senza che sia colpa particolarmente di qualcuno o qualcosa?

"Quando guardi le immagini delle mie gare, di quando vincevo, vedi che andavamo molto più piano di adesso. Io sono stato bravo, mi sono impegnato, sono riuscito a migliorare tanto in questi anni. Non c’è nessun pilota che corre dei miei tempi d’oro, quindi già quello è stato buono...Mi aspettavo di essere più competitivo quest'anno, altrimenti mi sarei fermato l’anno scorso. Non sono al top tecnicamente, la moto non è molto competitiva, ma probabilmente non lo sono nemmeno io e questo è il risultato".

 

Dalla 500 arriviamo alla MotoGP, agli anni in cui domini, finché a un certo punto è come se scegliessi quasi di complicarti la vita: avevi in mano la Honda, l’arma letale, e ti restituisci al mondo con una moto che sulla carta lo è meno, la Yamaha. Col senno di poi è andata bene, ma è stato un grande rischio?

"E' stato un grandissimo rischio, avevo un grande paura. Rivedendola dopo tanti anni è stata una scelta da matti, ma alla fine è stata quella scelta, quella gara che mi ha reso così seguito in tutto il mondo. Lì ho fatto lo step. Molta gente era proprio curiosa di vedere cosa potessi fare.  Ed è andata benissimo. A volte mi chiedo cosa avrei potuto fare e quanto avrei potuto vincere se fossi rimasto con la Honda ufficiale, se avrei battuto il record di Agostini di vittorie…Dall’altra parte non sarebbe stato uguale, non sarei diventato così forte, così famoso, con così tanti tifosi. Ci ho perso di numeri ma ho fatto la scelta vincente. E comunque non è così facile, anche se si guarda adesso: tanti avrebbero potuto farlo ma nessuno ha avuto i c…di farlo".

 

Capitolo popolarità: non hai mai avuto oggettivamente un richiamo per una vita diversa da quella delle radici? Stai meglio con Albi, Uccio che con la Principessa di Monaco o a Los Angeles? Qualcuno dice che Tavullia è così bella… (Conosci Vale al 100%? Clicca qui per le 46 cose da sapere)

"E' davvero un gran posto, territorialmente e come qualità di vita. Somiglia alla Toscana, dove gente come Sting ha comprato la casa, ma l'ha comprata lì perché non hanno visto Tavullia… Sei tranquillo in campagna, poi se vuoi vicino c'è il mare e il casino della Riviera, d’estate se vuoi c’è la gente, d’inverno è tutto tranquillo. E poi dipende dal carattere. Da dopo che sono diventato famoso ho conosciuto grandi sportivi, attori, personaggi dello spettacolo, tutto molto bello, però il rapporto che ho con le persone con cui sono cresciuto è diverso, mi dà più gusto, possiamo fare tutto quello che vogliamo liberamente, mi diverto di più".

 

Tra le cose che dice Graziano c’è quella sulla gara più bella: secondo lui è Donington, e aggiunge che le vittorie sono tutte uguali, per quello che ti lasciano addosso. La pensi come lui o c’è una graduatoria?

"Gli è sempre piaciuta Donington; è la prima vittoria in MotoGP, è come il primo gol in Champions di un attaccante. La metto tra le prime 5. Anche se per me la più bella per quello che ha voluto dire e per i miei ricordi è quella in Sudafrica, la prima con la Yamaha. Me l’ero presa proprio a cuore. Mi ero stancato dei miei avversari e detrattori che dicevano che vincevo solo perchè avevo la Honda, quando invece per me era chiarissimo che vincevo perché ero il più forte. Ma anche per loro era chiaro, in pista lo vedi….Non sono d’accordo che le vittorie siano tutte uguali, ce ne sono 7-8 più emozionanti, sono un altro step".

 

Quando hai preso in mano la Ducati avevi sperato che andasse come con la Yamaha, o c’era una difficoltà in più, era un ambito diverso?

"Andare alla Ducati all’inizio è stata una scelta di cuore. Ero un po' arrabbiato con Yamaha perché mi avevano messo Lorenzo: avevo fatto talmente tanto, l’avevo presa da moto perdente e l’avevo portata a vincere tre Mondiali, mi aspettavo un po’ più di riconoscenza, non meritavo un compagno così veloce come Lorenzo. Quando era andato via il mio punto di riferimento, Furusawa. avevo deciso di cambiare. Avevo parlato con Preziosi, era stato molto convincente, allora ho detto ‘Proviamo’. Ma purtroppo ho capito fin dalla prima volta che sono salito sulla moto che sarebbe stato difficile, era davvero molto diversa. Ero già abbastanza grande, avevo 31 anni, le moto erano totalmente differenti. Ero anche in un momento difficile: avevo gamba e spalla rotte, non ero in forma. La prima volta che l’ho provata a Valencia ho pensato ‘Che fatica…’ e ho rivalutato subito il talento di Stoner..".

 

La grandezza di un pilota si misura anche con gli avversari: nella tua carriera ne hai beccati "pesanti". Gli storici: Biaggi, Gibernau, Stoner, Lorenzo e Marquez. E' stato sempre uno stimolo a continuare o un problema, qualcosa che ti ha dato patimento?(le interviste: clicca qui per Marquez - qui Lorenzo - qui Dovizioso)

"I miei detrattori dicono che ho vinto tanto perché non ho avuto avversari. Le motivazioni della mia carriera sono sempre dipese fortissimamente dai miei avversari. Jordan in Last Dance afferma svariate volte che diventa una cosa personale. Con i miei grandi avversari è stata sempre una cosa personale. E lì fai lo step. Lì dai tutto per diventare più forte. Ho avuto la fortuna di confrontarmi con due generazioni di campioni fortissimi: all’inizio Biaggi, Capirossi e Gibernau ed ero il giovane che arriva e vuole battere i grandi. Poi, nella seconda parte della mia carriera ho trovato, ancora più forti: Lorenzo, Stoner, Pedrosa, Marquez ecc, e questa volta ero io il vecchio che volevano fregare. E' stata una grande esperienza, è stato bello dividere la pista con loro, ho avuto piloti di grandissimo spessore".

 

Il fatto che Stefania e Graziano siano emozionatissimi di diventare nonni significa che tu diventi papà, si avvicina quel momento: come stiamo andando?

"La percezione c'è, la Franci ha un po' di pancia. Lo step si farà quando la vedi e la prendi in braccio. La vivo bene, è molto romantico e poetico il fatto che lei sia rimasta incinta proprio quando ho deciso di smettere. Forse non è proprio il caso, è il destino, questo ritorna tante volte nella mia carriera per altre cose, numeri, beghe e controbeghe, è bello".

 

C'è chi dice che smettere di fare il pilota dopo che l'hai fatto per 25 anni è un grande problema, un vuoto enorme, io dico sempre 'Con Vale potrebbe esserlo un po' meno, mi sembra orientato con un bel progetto sulle macchine, ha una bambina che arriva...' Tante volte hai avuto come la capacità di allontanare il problema e di indirizzarti su un’altra strada

"Mi sento davvero bene, fino al 2019 ero preoccupato di smettere con le moto. Ho pensato visto che avrò tanto più tempo libero bisognerebbe fare un bambino, e la Franci è rimasta incinta dopo 5 giorni…Sono contento di restare un pilota, stiamo studiando il programma, ci stiamo organizzando. Non sarà a livello delle moto ma mi piace molto, ho voglia. Avrei potuto farlo un anno prima, ma ci volevo provare fino alla fine, volevo essere proprio sicuro che non ci fosse più niente da fare e quest'anno mi sono tolto tutti i dubbi...".

 

Sarà una grandissima festa a Misano, tanti tifosi ti diranno grazie, te lo dico anch'io personalmente perché hai fatto star bene tanto anche noi, hai determinato tanto anche nella nostra vita, questo te lo riconosceremo sempre

"Grazie, è stato bello, la mia carriera è stata sempre scandita dalla tua voce, ringrazio anche tutti i ragazzi di Sky, è sempre stata una grande emozione e un grande piacere, ci siamo sempre divertiti. E' vero, la gente si è divertita, questa è la cosa più bella che rimane".