Bagnaia-Martin, campioni così diversi: il confronto tra i due sfidanti al titolo 2023

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Paolo Lorenzi

Paolo Lorenzi

Nel 2023 abbiamo assistito a un duello entusiasmante tra Pecco Bagnaia e Jorge Martin, che si sono giocati il titolo (poi andato al torinese) fino all'ultima gara di Valencia. Una sfida tra due personalità molto differenti: più silenzioso e razionale l'italiano, più estroverso lo spagnolo, che per certi versi ricorda molto il Lorenzo degli anni d'oro. Ecco un confronto tra i due caratteri, in attesa che nel 2024 si apra un nuovo capitolo della loro rivalità

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Se Pecco Bagnaia è l’immagine del ragazzo coscienzioso, razionale e molto educato, Jorge Martin è esplosività e agonismo irriducibile, condito con una buona dose di autostima. Per certi versi lo spagnolo ricorda l'Jorge Lorenzo dei tempi migliori, quando a microfoni aperti si vantava di essere il più veloce di tutti. E lo diceva con convinzione, senza paura di sembrare troppo sfacciato o presuntuoso. Che poi lo fosse davvero, e in tante occasioni lo è stato, poco importa; lui si sentiva così e gli pareva naturale condividere questo sentimento col mondo. Martin si è sentito defraudato di un titolo che pensava di meritarsi, dopo aver sbaragliato gli avversari in qualifica e in gara nell’ultima parte del mondiale e, pertanto, si considera il più forte di tutti. E non c’è miglior viatico di un’estrema fiducia in sé stessi per puntare al risultato più importante. L’anno prossimo ce lo ritroveremo più determinato che mai, pronto a ristabilire la sua verità agonistica. 

Il lato 'sabaudo' di Pecco

Bagnaia, all’opposto, è persona decisamente più cauta nei commenti, perché un atteggiamento un po' sbruffone non gli si addice. Di carattere lui è più riservato, misura le parole, tenendo per sé stesso i giudizi sugli avversari. Pecco lavora con metodo, e in silenzio, consapevole di come la strada del successo sia lastricata di sudore e fatica. E di come sfortuna ed errori possano ribaltare equilibri in apparenza consolidati. Di rado si abbandona ad esplosioni di gioia, non si commuove facilmente di fronte alle telecamere, evita i facili entusiasmi, preferisce concentrarsi sui compiti a casa. Giusto una lamentela ogni tanto, ma senza esagerare. Testa bassa e pedalare come dicono i ciclisti. Un vero sabaudo.

Jorge più esuberante, per l'arte della diplomazia guardare altrove

Martin è più estroverso, ha un’aria sfacciata, di chi sta per combinarne un’altra delle sue, ma sotto sotto nasconde le sue paure, come tutti. Il suo lato fragile spunta fuori quando le cose girano male e l’amarezza gli adombra il viso, e ogni tanto anche le parole (come è successo nell’intervista rilasciata al quotidiano spagnolo As in cui ha confessato il suo risentimento per non essere stato scelto al posto di Bastianini a fine stagione). Jorge non si nasconde, ha un temperamento esuberante e non conosce l’arte della diplomazia. L’aritmetica delle corse, d’altronde, non perdona gli errori di calcolo. Questo lo sanno entrambi, due campioni che possono affrontarsi a viso aperto, entrambi convinti del propio talento, ma nel rispetto di un regola che nel mondo delle competizioni s’impara presto: mai fare i conti a tavolino, mai dare per scontata una vittoria, fino a quando non si taglia il traguardo. E di traguardi da inseguire il campionato ne mette in fila davvero tanti.