Superbike, Argentina: il bilancio di Villicum

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Edoardo Vercellesi

Edoardo Vercellesi

Dal ritorno alla vittoria di Bautista alla doppia affermazione di Rea, dal podio di Davies alla vittoria del titolo a squadre per Kawasaki, passando per l'inaccettabile condizione del tracciato di Villicum: facciamo il bilancio del penultimo round del mondiale di Superbike

Il round di Argentina, penultimo della stagione Superbike 2019, è stato il primo corso dopo l'assegnazione del titolo mondiale. Sia Jonathan Rea che Alvaro Bautista, quindi, hanno potuto correre a mente sgombra, concentrandosi unicamente sulla prestazione, e i risultati si sono visti: due vittorie per il primo, pole e vittoria per il secondo.  Se i risultati di Rea ormai non sorprendono più, meno scontata era la situazione di Bautista, alle ultime uscite a bordo della Ducati. E’ diventata normale anche la presenza nelle prime posizioni di Toprak Razgatlioglu e il turco non ha deluso le attese nemmeno in Argentina, chiudendo tre volte terzo in un fine settimana che, tuttavia, verrà ricordato principalmente per le polemiche intorno alle condizioni del tracciato e il conseguente rifiuto di alcuni piloti di prendere parte a Gara 1. Vediamo quindi, sommariamente, chi ha sorpreso in positivo e in negativo nel fine settimana di Villicum.

UP

 

Alvaro Bautista – Dopo le difficoltà di Magny-Cours torna pienamente competitivo, nonostante il tracciato conosciuto solo al venerdì e in condizioni di aderenza precaria. Al sabato sembra tornato il Bautista di inizio stagione, la pole position e la vittoria di Gara 1 gli danno nuova linfa dopo la chiusura dei giochi per il titolo, mentre domenica la superiorità di Rea non gli lascia scampo e in Gara 2 chiude quinto, in netta difficoltà con gomme e moto. Le prospettive per il Qatar sembrano rosee, perché lo spagnolo conosce già il contesto di gara e il layout della pista dovrebbe esaltare le caratteristiche della sua Panigale V4R.

 

Chaz Davies – Veloce venerdì, molto veloce domenica: il grande rammarico sta nella defezione da Gara 1, nella quale sceglie di non prendere il via per le discutibili condizioni dell’asfalto. In Superpole Race recupera dal settimo al quarto posto, in Gara 2 sbaglia la partenza, ma rimonta fino alla seconda piazza, un risultato forse superiore alle sue stesse aspettative. Per il gallese vale lo stesso discorso fatto per il compagno di squadra: in Qatar potrebbe togliersi delle belle soddisfazioni.

 

Leandro Mercado – Fermato da problemi tecnici in FP3 e Superpole, l'idolo di casa parte ultimo ed esalta i tifosi accorsi a Villicum, specialmente nelle due gare di domenica. In Superpole Race manca di un soffio la nona posizione, che gli avrebbe garantito una buona casella di partenza per il pomeriggio. In Gara 2 arriva quindi la replica, con Tati capace di chiudere ottavo partendo ancora una volta diciannovesimo. L'argentino è in cerca di una sella per il 2020 e, nel limite delle proprie possibilità, questo weekend ha lanciato un chiaro segnale di competitività.

 

DOWN

 

Leon Haslam – Nel weekend in cui Rea vince due gare e Kawasaki porta a casa il titolo riservato alle squadre, la seconda guida del team nero-verde rappresenta l'altra faccia della medaglia e raccoglie molto poco. Dopo un violento highside nelle libere del venerdì, l'inglese si qualifica solo quattordicesimo, chiude sesto in una Gara 1 a ranghi ridotti e domenica non va oltre un ottavo e un decimo posto. Ciò che fa più specie, oltre al distacco rispetto a Rea, è vederlo lottare con le ZX-10R private di Mercado e Torres, indubbiamente meno "avanzate" della sua moto ufficiale.

 

Yamaha GRT – Il settimo posto di Sandro Cortese in Superpole Race è il punto più alto della trasferta argentina del team italiano. Entrambi i piloti hanno preferito non prendere il via in Gara 1. Nelle restanti sessioni disputate le difficoltà sono state piuttosto ingenti, specialmente quelle di Marco Melandri, purtroppo molto lontano dalle posizioni che contano per tutto il fine settimana. Quanto a Cortese, fa specie il crollo verticale vissuto dal tedesco in Gara 2, chiusa al quindicesimo posto dopo una buonissima partenza e alcuni giri condotti insieme alle Yamaha ufficiali.

 

L'organizzazione – Già lo scorso anno i lavori di costruzione della pista terminarono a ridosso del weekend di gara. Quest'anno la stessa solfa si è ripetuta con l’adeguamento del manto d’asfalto. Il risultato? Un pista in condizioni pietose, non solo per l’olio “rigurgitato” dal tracciato alle alte temperature, ma anche per l’enorme quantità di polvere e sporco dovuta ai lavori e al paesaggio desertico circostante. D'altro canto, come rimarcato in un comunicato diffuso dai sei piloti che non hanno preso parte a Gara 1 e confermato da un delegato FIM, vi sarebbe anche un problema di omologazione: la pista, allo stato attuale, non rispetterebbe i parametri richiesti. Se così fosse, si aprirebbe uno scenario inquietante nel quale le colpe sarebbero condivise tra circuito, promoter della gara e Dorna.