40 anni di talento e cassanate, buon compleanno Fantantonio
Il 12 luglio del 1982, a Bari, nasceva Antonio Cassano. Talento che in carriera ha probabilmente espresso meno di quanto prometteva. Tra giocate, colpi di classe e di testa fuori dal campo. In occasione dei suoi primi 40 anni, ecco 40 motivi per fargli gli auguri. E 40 curiosità che lo riguardano impossibili da dimenticare
- Antonio Cassano nasce il 12 luglio del 1982, proprio il giorno dopo il trionfo Mundial dell’Italia di Bearzot. Un segno del destino, pensano in molti, specie quando con il suo talento inizia a stupire tra i vicoli di Bari Vecchia e giocando nella Pro Inter. Una piccola società con un nome che sembra un altro segnale profetico, visto che il giovane Antonio è tifoso nerazzurro sin da bambino
- I suoi numeri lo portano a giocare nel Bari, dove debutta in Serie A a 17 anni. E appena alla seconda partita in campionato, arriva la prima rete nel massimo campionato. Ricordate contro chi? Ovviamente contro l’Inter, dopo un controllo di tacco e un dribbling che lascia per strada Panucci, Blanc e Ferron
- Nell’estate del 2001, è già il più grande talento italiano e per 60 miliardi di lire se lo aggiudica la Roma di Sensi, che con Fabio Capello in panchina è fresca vincitrice dello scudetto. Biondo, giovane e parecchio rampante
- Con le idee già chiare sulle sue priorità: l’obiettivo è la Nazionale maggiore, non l’Under 21 che lui ha l’ardire di definire “la squadra degli sfigati”. Il rapporto con il ct degli azzurrini Gentile, e con molti compagni che poi diventeranno pilastri azzurri, ovviamente si complica
- A Roma il rapporto privilegiato lo stabilisce subito con Francesco Totti. Si intendono in campo ma anche fuori ma dopo i primi anni ruggenti il rapporto con il Capitano si deteriorerà
- In campo, oltre che per i numeri, Cassano si è già fatto conoscere per alcuni atteggiamenti che il suo allenatore Fabio Capello ha definito con una parola entrata nei dizionari: le cassanate. Una delle più celebri, le corna all’arbitro Rosetti dopo un’espulsione durante il ritorno della finale di Coppa Italia 2003
- Il ct Trapattoni lo porta all’Europeo del 2004, dove Fantantonio -come è stato ribattezzato- segna 2 gol in 3 partite del girone. Anche nel recupero dell’ultima, contro la Bulgaria, che sembra valere la qualificazione. Finché non arriva la notizia del “biscotto” tra Svezia e Danimarca. E la gioia di Cassano si trasforma in pianto per l’eliminazione
- Sulla panchina della Roma non c’è più Capello, nella stagione 2004/2005 ad allenare la Magica si alternano addirittura in 4: Prandelli, Voeller, Delneri e Bruno Conti. E il rapporto non è sempre semplice
- Una delle immagini più iconiche della carriera di Cassano è datata 8 febbraio 2004: doppietta alla Juventus, travolta 4-0 ed esultanza che resta nella storia, con un calcio che sfascia la bandierina del calcio d’angolo
- Ma con la Roma il rapporto non è idilliaco, non si arriva a un’intesa sul rinnovo e così Cassano sceglie di cambiare: non un’altra squadra italiana, ma il Real dei Galattici. Quando atterra a Madrid, Antonio non si fa notare tanto per la fidanzata dell’epoca, quando per il look. Una giacca con colletto in pelliccia rimasto indimenticabile
- La classe non manca nel Real, e l’esordio di Cassano nella squadra di Zidane e Ronaldo è da galattico: prima partita in Copa del Rey, entra e segna. Ma in Spagna non sarà sempre una parentesi così semplice e felice
- Con i Blancos non è facile trovare posto e alla lunga panchine e atteggiamenti un po’ così gli costano la fiducia del ct Lippi, che qualche anno prima lo aveva rassicurato: “Cassano verrà in Nazionale così tante volte che si stancherà di essere convocato”. In realtà, Antonio si stancherà di dover aspettare chiamate che con Lippi non arriveranno più
- Il rapporto con gli allenatori è sempre stato difficile. A parte Fascetti nella sua prima esperienza al Bari, Cassano lega con Capello. In un pre-partita, Cassano scherza con i compagni facendo l’imitazione del suo allenatore e viene ripreso dalle telecamere. Al rapporto non gioverà
- Negli anni di Madrid, stringe amicizia con Ronaldo il Fenomeno. L’unico vero Ronaldo che per Cassano va considerato tale. Come ha ribadito recentemente: CR7 ha fatto tanti gol? Chapeau. Ma quello brasiliano per Antonio era di un’altra categoria
- La vita a Madrid prosegue a ritmi poco adatti a uno sportivo. Nella sua biografia, Cassano racconterà di aver avuto relazioni con centinaia di donne, nonostante la natura con lui non sia stata così generosa come con il compagno Beckham. E in Spagna, per l’eccesso di peso, un imitatore obeso gli fa il verso e gli affibbiano il soprannome di “Gordito”
- La svolta nella sua carriera arriva nell’agosto del 2007. Marotta riesce a riportarlo in Italia in prestito gratuito e alla Sampdoria di Riccardo Garrone Cassano trova finalmente la sua dimensione
- Con il ct Donadoni torna anche in Nazionale, e gioca -senza segnare- l’Europeo del 2008. Eccolo con Luca Toni in uno degli atteggiamenti in campo che lo hanno reso più celebre: mano davanti alla bocca, per non far intendere a nessuno che cosa stia dicendo
- Ma anche a Genova, Cassano non riesce sempre a controllare le sue intemperanze. In un Sampdoria-Torino del 2008, inveisce per l’espulsione contro l’arbitro Pierpaoli, lanciandogli la maglia e promettendogli di aspettarlo negli spogliatoi. Seguiranno scuse ma anche una mega squalifica
- Anche per riabilitare la sua immagine da episodi così spiacevoli, accetta l’invito di Antonella Clerici e sale sul palco del Festival di Sanremo
- Nel 2010, torna a giocare -ma da avversario- contro il suo Bari. Squadra e città che hanno sempre sognato un suo ritorno, magari a fine carriera. Eventualità respinta da Cassano, senza nemmeno troppo romanticismo: “Avrei buttato il mio talento nel gabinetto”
- Non proprio un concentrato di sensibilità e gratitudine, che in qualche modo Cassano ripropone qualche mese dopo. Quando la sua Samp – con un suo assist- sbanca Roma. La doppietta di Pazzini all’Olimpico costa lo scudetto (vinto poi dall’Inter) alla squadra di Ranieri e del suo vecchio amico Totti
- Ma il suo 2010 resta da ricordare: insieme al gemello Pazzini, trascina la Sampdoria a uno storico quarto posto che vale alla squadra di Delneri l’accesso ai preliminari di Champions. A Marassi è festa grande, e negli spogliatoi Antonio si scatena con il presidente Garrone, ballando sulle note di “Non succederà più” di Claudia Mori e Celentano
- A Genova, Antonio ha trovato continuità in campo e serenità sentimentale. La ragazza che lo ha stregato si chiama Carolina, e fa la pallanuotista nella Diavolina Nervi. Per sostenerla, Cassano da calciatore diventa anche tifoso in tribuna
- E così, nell’estate del disastro della Nazionale in Sudafrica, dove Lippi non ha voluto portare Cassano, arriva il sì: Antonio si sposa e due anni dopo diventerà per la prima volta padre di Cristopher
- La storia di loro due, di Antonio e Carolina, finisce su tutti i giornali. E “La storia di noi due” cantata da Pupo torna a essere un tormentone anche in tv, con il promo di Sky Sport che vede un Cassano ingrassato e imbruttito per l’occasione
- Ma nell’autunno del 2011, qualcosa si rompe: una lite con il presidente Garrone finisce a male parole e le offese costano caro a Cassano, che si ritrova fuori rosa. A nulla servono gli appelli dei tifosi, anche sotto casa del calciatore. La ferita non verrà ricomposta
- Nella sessione invernale Cassano finisce così al Milan. Allegri che nel reparto offensivo ha già Ibrahimovic, Robinho e Boateng, non si può lamentare. E Antonio sa di non poter più fallire: “Se sbaglio anche al Milan, sono da manicomio”
- Il 6 gennaio esordisce a Cagliari con la nuova maglia. In tutti i sensi, a modo suo: alla grande sul campo, dove confeziona un assist perfetto a Rodney Strasser. Anche se di quella partita, il tocco che resterà nella memoria di molti Antonio non lo fa con i piedi…
- La stagione si chiuderà con 4 gol (uno anche all’Inter e uno alla Samp) e con la conquista del suo primo (e poi rimasto unico) scudetto italiano. Festeggiato al suo Olimpico contro la sua ex squadra, con la borsa del ghiaccio sulla testa, dopo un “amichevole” calcione di Ibra
- Pochi mesi dopo, sempre dopo una trasferta all’Olimpico contro la Roma, la gioia si trasforma in paura. Cassano accusa un malore e viene ricoverato d’urgenza in ospedale. Un problema cardiaco. Lo salverà la prontezza del medico sociale Rodolfo Tavana, il primo che Cassano ringrazierà quando -riottenuta l’idoneità- tornerà in campo e a segnare
- Torna a fare il Cassano in campo e fuori. Nel ritiro dell’Italia a Euro 2012, fanno molto scalpore le sue parole sull’eventuale presenza di compagni omosessuali, che gli costano anche un richiamo da parte dell’Uefa. “Problemi loro” che diventano però soprattutto di Cassano, costretto ancora una volta a scusarsi
- In campo però in Polonia e Ucraina, accanto a Balotelli, c’è forse il miglior Cassano mai visto in azzurro: sempre titolare in tutte le sei partite, comprese la finale persa malamente contro la Spagna
- Un mese dopo, un altro colpo di scena. Persi Ibrahimovic e Thiago Silva partiti per Parigi, il Milan lascia andare anche Cassano, scambiato con l’ex compagno alla Samp Pazzini. E quella frase pronunciata qualche mese prima, per cui sopra il Milan c’era solo il cielo? “Beh, sopra il cielo c’è l’Inter allora”
- A guidarlo in panchina troverà il giovane Stramaccioni, con cui il rapporto parte -come racconterà Strama facendo il verso proprio a Cassano- “bbbene bbbene. Per poi deteriorarsi irrimediabilmente e finire addirittura con una clamorosa lite in allenamento
- Dopo una sola stagione, si sposta ancora: stavolta a Parma, dove Ghirardi e Leonardi si regalano il suo talento per il centenario del club. Il Parma di Donadoni -il suo ex ct- finirà sesto, tornerà in Europa spinto dai 12 gol e dai 7 assist di Cassano
- Il rendimento di Parma convince il ct Prandelli a portarlo in Brasile, dove non incide mai e non parte mai titolare nelle gare del girone. E con l’Italia eliminata finisce la sua avventura in azzurro. Ma almeno è finalmente riuscito a giocare un Mondiale
- Le traversie finanziarie del Parma portano a una nuova rottura. Lascia la squadra a metà stagione e riesce a tornare a Genova, dove la proprietà è cambiata e il nuovo presidente Massimo Ferrero lo riporta in squadra. Ci resterà un anno e mezzo, prima di litigare ancora e di finire ad allenarsi con la Primavera
- L’ultima tappa da professionista è nell’estate del 2017, dopo sei mesi di inattività, a Verona. Ma non dura nemmeno il tempo del ritiro estivo. Lontano da Genova e dalla famiglia, pensa di lasciare. Poi ci ripensa, lo annuncia in conferenza stampa. Ma cambia ancora idea e lascia definitivamente l’Hellas
- Torna ad allenarsi un anno dopo, al Comunale di Chiavari insieme ai ragazzi dell’Entella, in accordo con l’amico presidente Gozzi. Ma dopo pochi giorni ci ripensa e annuncia il ritiro. Stavolta definitivo
- Nella sua nuova vita, il calcio continua ad avere un posto da protagonista. Lo guarda, lo studia, ne parla con i vecchi compagni Vieri, Ventola e Adani. Spesso per difendere dalle critiche il suo unico idolo. Quel Messi da cui va in pellegrinaggio a Parigi e che ha omaggiato chiamando proprio Lionel il suo secondo figlio