I calciatori giocano troppo? La battaglia dei numeri tra Fifa e FifPro

C’è un grande tema, di cui si è già cominciato a parlare ma che avrà sempre più spazio da qui ai prossimi mesi: il calendario e le partite giocate dai calciatori, fra club e Nazionale. Diventerà sempre più d’attualità perché si avvicinerà il Mondiale per Club, studiato con la nuova formula. E poi questo è anche l’anno del nuovo format di Champions League. Se si ascoltano le parole dei calciatori o degli addetti ai lavori il pensiero è univoco: si gioca troppo, non c’è tempo per riposrare, non ci sono spazi per poter recuperare le partite rinviate. E molti sono dati oggettivi. Addirittura nell’ultimo calciomercato i prestiti per le squadre che partecipano al nuovo Mondiale per club hanno previsto la doppia opzione di scadenza: 30 giugno o 15 luglio , visto che ancora non è stata fatta chiarezza sull'argomento. Intorno a questo tema è iniziata anche una sorta di guerra di numeri. Degli studi fatti da analisti del settore come il CIES Football Observatory oppure il sindacato dei giocatori, il FIFPro, insieme a Football Benchmark. I numeri, si sa, non possono mentire. Ma allo stesso tempo possono essere presentati in maniera differente. E ogni parte in causa vuole che il proprio punto di vista sia preso maggiormente in considerazione. Ma cosa dicono i due studi? Spoiler per chi non ha voglia di leggere nel dettaglio : le istituzioni dicono che il numero delle partite giocate per i club è rimasto sostanzialmente lo stesso nel corso degli ultimi 20 anni. E che fondamentalmente rimarrà anche così. Il sindacato dice invece che il numero di partite giocate dai giocatori delle grandi squadre e le condizioni di lavoro sono diventate problematiche, che superano la soglia massima indicata dagli esperti e non consentono un adeguato recupero, mettendo a rischio la salute dei calciatori. Scendiamo nel dettaglio dei due punti di vista. Il CIES ha preso in considerazione tutti i match ufficiali giocati dai club in 40 leghe e in 5 confederazioni in un periodo di tempo che va dalla stagione 2012/13 a quella 2023/24 . Insomma, un lavoro statisticamente incredibile. In più è stata fatta anche una proiezione per i prossimi 4 anni già tenendo conto delle variazioni in programma per le varie competizioni. Nella media stagionale dei 12 anni analizzati i club hanno giocato 41,5 match ufficiali . Tralasciando gli anni in cui il mondo è stato toccato dalla pandemia (che ovviamente sono caratterizzate dal numero più alto e numero più basso , la media più alta è stata di 42,6 partite a stagione , mentre la scorsa stagione in media si sono giocate, nel mondo, 42,4 partite. Insomma: nel dato globale, inteso proprio come mondo, le partite all’anno sono più o meno rimaste sempre le stesse. Voi direte: ok, ma in Europa si gioca di più. C’è la Champions League, i campionati sono generalmente a 20 squadre, ci sono le coppe Nazionali, a volte anche due. E infatti, se prendiamo in considerazione i 5 campionati più importanti d’Europa, i numeri aumentano. Sempre tralasciando l’anomalia del periodo Covid la media oscilla fra le 55,2 e le 50,8 di oggi, il punto più basso degli ultimi 24 anni. Quindi è vero che si gioca di più rispetto alla media del mondo, ma è anche vero che si gioca - mediamente - meno che in passato. La media può essere considerata un dato significativo? È evidente che ci sono squadre in Europa che giocheranno meno partite di City o Real Madrid perché partecipano a meno competizioni. E così il Cies ha voluto analizzare nello specifico anche le partite di tre grandi club, singolarmente. Tolte le stagioni durante il Covid le partite giocate da Real , United e Bayern non solo sono più o meno in linea con la media, ma allo stesso tempo non sono il massimo di partite giocate in passato da questi club. Il Real, ad esempio, nel 2001/02 ha giocato ben 66 partite. Allo United è toccato nel 2008/09, stessa cifra. Nel 07/08 si registra invece il picco del Bayern: 57. Adesso cerchiamo di capire se il problema di giocare troppe partite è una questione diffusa o meno, tornando al loro numero complessivo. Meno della metà delle squadre analizzate ne gioca meno di 40 . La percentuale sale all’83% se le partite in considerazione sono meno di 50. Al contrario, soltanto il 5% delle squadre prese in considerazione scende in campo più di 60 volte per stagione. In generale questo comportamento, sempre secondo il CIES, non cambia significativamente durante gli anni. La percentuale di club che superano i 60 match giocati oscilla sempre tra il 4% e il 6,5% . Insomma: praticamente soltanto 1 club su 20 gioca più di 50 partite all’anno. Il CIES scende in profondità anche per capire chi organizza i tornei ai quali partecipano i club. E quindi quanto incidono le varie 'organizzazioni'. In generale, l’84,7% dei match è organizzato dalle Leghe. Il 9,5% dalle federazioni, il 5,8% dalle confederazioni, solo lo 0,04% dalla Fifa. Anche queste percentuali sono più o meno rimaste invariate nel corso degli anni, con piccole variazioni non molto significative rispetto al campione di riferimento. Questo tipo di dato cambia se prendiamo in considerazione le partite del Manchester City della passata stagione. Per quanto l'impegno del campionato sia quello primario, il 65,4% delle partite è stato organizzato dalla Premier, il 10,3% dalla FA, il 20,9% dalla UEFA e il 3,4% dalla FIFA. Cosa significa questa sezione dello studio?Significa che in generale l’impegno maggiore viene proprio dal campionato nazionale, e che le competizioni esistenti non hanno inciso molto sul numero delle partite giocate dai club. Ma se i numeri dovessero cambiare? Se le partite dovessero aumentare? La proiezione per i prossimi anni, sempre secondo il CIES, non subirà grandi cambiamenti, nonostante i nuovi format di Champions e Mondiale per club. La media delle partite rimarrà sostanzialmente la stessa, nel mondo: 43,66. Aumenteranno invece le squadre che faranno più di 60 partite: si passerà dal 5% attuale al 6,6%. Tra l'altro si evince che le squadre che giocheranno così tante partite sono soprattutto sudamericane . Insomma, la conclusione è che si è sempre giocato molto, che il numero delle partite per i club è cambiato meno di quanto si pensi e che le partite in più previste per ogni club non modificheranno poi tanto lo scenario già esistente. FIFPRO è invece di un altro avviso. Nel suo rapporto 'Player Workload Monitoring' porta numeri totalmente diversi, tanto che parla di “Repentaglio del benessere, delle prestazioni e delle prospettive di carriera”. L’elevato numero di impegni, sia con i club che con le nazionali, sta riducendo fino al 12% il tempo libero a disposizione dei calciatori: vale a dire meno di un giorno di riposo a settimana. Ecco qui la prima differenza, perché vengono presi in considerazione gli impegni non solo con i club ma anche con le nazionali. Il 54% dei 1500 giocatori monitorati ha dovuto affrontare richieste di carico di lavoro ritenute eccessive o elevate: il 31% degli analizzati è stato convocato per 55 o più partite, il 17% ha giocato per 55 o più partite, mentre il 30% ha giocato per almeno 6 settimane consecutive ogni tre giorni. Ci sono alcuni esempi che fotografano la situazione in maniera emblematica. Julian Alvarez è stato convocato da Argentina e Manchester City per 83 partite durante l’anno e ha giocato 75 volte. Takumi Minamino ha avuto soltanto un giorno di recupero dopo aver giocato con il Giappone in coppa d’Asia e poi con il suo club in Francia. In quel singolo giorno di differenza ha volato per 5 ore e 53 minuti coprendo una distanza di 4446 km: da Doha a Montecarlo. Cristian Romero durante l’anno calcistico ha percorso quasi 163mila chilometri. Alexander Lopez ha giocato 19 partite consecutive back to back . La FIFPro punta l’accento sulle competizioni internazionali, che rappresentano quasi il 30% degli impegni di chi gioca così tanto . La metà di questo tempo è destinato al lavoro con la Nazionale , che rappresenta circa il 18% del lavoro annuale. FIFPro fa un paragone con il passato, e le differenze sono abissali rispetto al numero di minuti e al numero di partite giocate. Soprattutto sui giovani. Se prendiamo i grandi giocatori inglesi a 21 anni, Bellingham è certamente quello che ha giocato di più. E in previsione potrebbe abbondantemente sforare il muro delle 1200 partite giocate nella sua carriera. Ma la stessa cosa si può dire anche per la nuova e vecchia generazione di tedeschi e brasiliani . E le previsioni, per alcuni di questi, tendono al peggioramento: nella prossima stagione ci potrebbero essere più di 80 partite da giocare per calciatori come Valverde , Foden o Barella . Lo stesso risultato FIFPro lo raggiunge anche andando ad analizzare le partite giocate dai grandi giocatori di varie nazionalità: raramente si scende sotto le 55 partite giocate all’anno. E sempre FIFPro, a titolo esemplificativo, ha riepilogato un calendario degli impegni di Rodri, del Manchester City. Forse rende meglio l'idea: A Dicembre Rodri ha giocato 8 delle 9 partite previste dal City, saltando solo quella con l'Aston Villa per squalifica. Nello stesso mese la squadra ha fatto poi un viaggio in Serbia per la Champions League e in Arabia Saudita per la FIFA Club World Cup. In Aprile, quando il City è entrato nel vivo della stagione, Rodri ha giocato 7 delle 8 partite in calendario, con una media di 94 ore di riposo fra un match e l’altro. Il regista della Spagna ha infine iniziato la preparazione per l'Europeo praticamente appena dopo la fine della Premier League. A Euro 2024 ha giocato 550 minuti e in finale è stato sostituito per infortunio. E proprio a causa di quell’infortunio non è sceso in campo per le prime partite di campionato perché non ha ancora recuperato. Posto che non sempre le rotazioni funzionano , FIFPro prova a dare uno sguardo anche al futuro per capire potenzialmente quanto dovranno giocare i club più importanti la prossima stagione e quelle seguenti. La stima riferisce che il numero delle partite da giocare potrebbe salire vertiginosamente. Ed è qui che si trovano le prime discrepanze con lo studio del CIES. Se il Bayern parte da un numero di partite giocate pari a 49, potenzialmente la prossima stagione può arrivare a 64. L’Inter potrebbe invece arrivare a 69 nel 2025 . Mentre il Manchester City, che ne ha giocate 59 quest’anno, potrebbe schizzare fino a 75 incontri. Conclusioni I numeri non mentono, eppure le conclusioni a cui giungono i due studi sono su due posizioni molto diverse. Il motivo è semplice: da un lato, il lavoro del CIES si concentra principalmente sui club, evitando di aggiungere non solo i match amichevoli ma anche gli impegni della Nazionale, che ogni due anni disputa un grande torneo internazionale molto impegnativo e che quest’anno, che teoricamente sarebbe dovuto essere libero da impegni, verrà 'riempito' dal Mondiale per club. Queste competizioni le giocano, fondamentalmente, tutti i grandi giocatori. E a prescindere durante l’anno ci sono le partite di qualificazione a questi eventi. Quindi il numero delle partite giocate da un calciatore 'top' aumenta. In più si fa leva sui numeri bassi: si dice che soltanto il 6,6% delle squadre, il prossimo anno, giocherà più di 60 partite. Ma il 6,6% di 677 club significa comunque 40 squadre, come minimo. Considerato che il limite preso in considerazione da FIFPro è 55, ecco che i conti cominciano a tornare. FIFPro fa poi degli esempi, concreti e reali, indicando soprattutto gli 'overperformer'. Proprio per sottolineare come quei 1000 giocatori dei top club sono chiamati a un impegno extra-ordinario per far fronte a delle richieste sempre più pressanti. E non è così strano che quei 1000 giocatori e quei 40 club siano fondamentalmente quelli che trainano il sistema calcio dalla testa, i più ricchi, i più in vista, i più ricercati, i più forti. Di conseguenza si portano dietro anche il resto del gruppo. Mediamente in Europa si giocano più partite che nel resto del mondo. E anche se il numero è rimasto più o meno lo stesso, sono aumentate le partite per chi gioca in Europa e anche in Nazionale . I giocatori di altissimo livello queste gare se le fanno tutte, o quasi. Perché sono forti e allo stesso tempo sono rappresentativi di un sistema o di un Paese. La guerra dei numeri spiega molto, ma non spiega tutto. La strada che viene suggerita sembra essere quella di fare meno partite nei campionati nazionali, visto che la maggior parte dell’impegno è li. Ma come spesso accade la risposta è negli incassi: le competizioni internazionali sono più ricche di quelle 'domestiche' e per questo reclamano spazio. E quando gli spazi finiranno definitivamente , qualcuno si dovrà fare da parte. Il rischio concreto è che possano essere accantonate le Nazionali, che negli anni delle grandi manifestazioni rappresentano quasi il 20% del lavoro di un atleta. E ci tornano alla mente - sempre a proposito di soldi - le parole di tanti presidenti: chi paga lo stipendio ai giocatori? I numeri non mentono mai, è vero. Ma incrociarli conviene sempre. E il numero più importante molto spesso è quello relativo al guadagno. Il progetto di competizioni internazionali che fanno guadagnare di più e che in qualche modo possano prendere il posto dei campionati nazionali non vi ricorda qualcosa?