Si è abbassata l'età del talento? Ce lo dice il valore di mercato di Football Benchmark

Per affrontare il nostro viaggio dobbiamo cominciare dal punto di partenza, dalla base: la definizione. Almeno nell’accezione che interessa a noi in questo caso, la Treccani identifica il talento come “Ingegno, predisposizione, capacità e doti rilevanti, specificatamente in quanto naturali e intese a particolari attività”. Tutti termini che contengono al loro interno il seme dell’istintività, della naturalezza, del dono innato. Il talento lo si ha o non lo si ha, è connaturato alla natura di un essere umano, alla sua genetica. E fino a qui, possiamo essere tutti d’accordo. Ma se è certamente vero che il talento lo si possiede come dote innata, almeno per quanto riguarda lo sport in generale, e il calcio nel particolare, possono esistere diverse tipologie di talenti e non è sempre detto che si riescano a mettere in mostra alla stessa età. In primo luogo, perché, come tutte le cose, anche il talento può essere e va allenato. In seconda istanza perché la parabola e la storia di ogni calciatore ha un suo percorso fatto di tantissime componenti, da quella familiare a quella personale, dalle vicende di spogliatoio ai rapporti coi diversi allenatori durante l’arco di una carriera, per non parlare delle vicende di mercato, che possono influire sul modo in cui il proprio talento riesce a imporsi agli occhi del mondo e di chi quel talento vuole o deve valutarlo. Eh già, la valutazione. Entriamo dunque a piedi uniti nel primo meandro del nostro discorso. Come si valuta il talento? Quali parametri oggettivi si possono applicare al concetto di talento nel calcio? Un modo decisamente analitico, che non sarà certamente l’unico né il primo ma ha solide basi statistiche , è il Player Valuation Tool dei nostri amici di Football Benchmark, uno strumento col quale l’agenzia che studia gli aspetti economici del calcio ha potuto stilare la classifica del valore di mercato dei calciatori presi in esame, ovvero tutti quelli delle principali 24 leghe al mondo. La classifica del talento mondiale, se vogliamo semplificarla un po’ grossolanamente e farla venire in soccorso al nostro pensiero. Forzatura o meno, quella di Football Benchmark resta una graduatoria stilata dopo l’analisi di tantissimi parametri che ci può aiutare, una volta stilata, a collocare anche a livello di età, e qui torniamo alla prima questione, il fattore talento. Il valore di mercato, così come ci spiegano gli stessi di Football Benchmark, viene ricalcolato dall’algoritmo all’inizio di ogni stagione dopo l’attenta analisi di molteplici e diverse componenti, che vi riassumiamo di seguito. Posizione di gioco del giocatore; Profilo di gioco e ruolo del giocatore in base alle statistiche sportive; Età e nazionalità; Situazione contrattuale del calciatore con la sua società attuale; Valutazione delle prestazioni in campo del giocatore ; Azioni disciplinari ; Valutazione delle prestazioni del giocatore con la sua nazionale; Valutazione del potenziale mediatico e commerciale del giocatore ; Prestazioni e caratteristiche della squadra Dipendenza dalla squadra: valutazione dell'importanza di un dato giocatore nella sua squadra di gioco; Tempistiche di trasferimento dei giocatori e profili economici dei potenziali club di reclutamento e vendita. Il risultato della valutazione presa in esame porta a un valore di mercato che tiene conto, dunque, di tantissimi parametri e che si può per tanto definire come il più aderente possibile alla realtà oggettiva dei fatti. Per semplificare, i giocatori che valgono di più sono quelli più forti, più incisivi, più determinanti, che sono riusciti a incanalare meglio il proprio talento al servizio del gioco. Ebbene, restringendo il campo ai primi 20 giocatori del mondo, la crema della crema del talento, e parametrando i dati alla domanda che ci siamo posti all’inizio di questo articolo, ecco che all’occhio balza subito una tendenza: il talento è sempre più prerogativa dei giovani. O meglio, è sempre più facile riuscire a far emergere tutto il proprio talento già a una giovane età. Scendiamo nel particolare. Il giocatore più anziano a comparire tra i primi 20 al mondo per valutazione è Rodri del City e più in generale della lista solo Lautaro e Valverde superano i 26 anni. Tutti gli altri sono più giovani, dai 17,1 di Lamine Yamal ai 25,7 di Mbappé e Odegaard, i più anziani dopo il terzetto di “vecchietti”. Una tendenza che è in linea con quella degli ultimi anni, come si può facilmente vedere dal confronto con la stessa lista relativa al 2019 prima e al 2022 poi. Partiamo dal valore medio: 5 anni fa l’età media era di 25,8 anni, 2 stagioni orsono di 24,6, abbassandosi così di 1,2 anni. Nell’ultimo aggiornamento relativo al 2024 si è scesi a 23,7 per una differenza iniziale rispetto al primo elenco di 2,1 anni. Non male per sole 5 stagioni. Nella lista del 2019 compare ancora Messi, quello del Barcellona, che a 32,2 anni era ancora piazzato sul podio dei tre giocatori dal valore di mercato più ampio. Ma, caso anomalo dell’argentino a parte, erano ben 4 i giocatori con più di 28 anni e 4 quelli maggiori di 27 anni . Solo uno, Sancho, era sotto i 20 anni. Nel 2022, invece, c’è il solo Salah a rappresentare gli over 30 e in generale sono solo 4 i giocatori più anziani di 27 anni . Bellingham e Pedri rappresentano la quota under 20, ma in generale sono 10 i giocatori under 24 8 dei quali nelle prime 8 posizioni . Nel 2024, invece, non compare alcun over 30, 9 sono i calciatori sotto i 24 anni, ma come detto solo 4 calciatori superano i 26. Insomma, la tendenza appare decisamente chiara. L’età in cui si diventa campionissimi, o meglio in cui si ha una valutazione da campionissimi, si sta abbassando. Le spiegazioni del fenomeno, sempre che qualcuno sia in grado di fornirne, si possono cercare in diversi aspetti. Prima di tutto dai parametri presi in considerazione per elaborare il valore di mercato, come per l’appunto l’età e la natura contrattuale del giocatore. Al netto delle situazioni anomale, come quelle di un giocatore in scadenza perché ha deciso di non voler rinnovare, è normale che un giocatore più giovane possa avere un valore di mercato più alto perché ha più anni di carriera davanti a sé, così come è certamente più probabile che un giocatore giovane abbia nel momento della valutazione un contratto più lungo rispetto a un trentenne, e dunque risenta meno dell’abbassamento del prezzo dovuto al contratto che sta andando verso la scadenza. In ogni caso, come ci ha spiegato Andrea Sartori, fondatore e Ceo di Football Benchmark, rispetto alle precedenti valutazioni prese in esame, quelle del 2019 e del 2022, l’incidenza del fattore età all’interno dell’algoritmo non è cambiata: “Il parametro dell’età è certamente un fattore importante nella nostra valutazione finale, ma è la stessa dei precedenti anni; dunque, non incide di più rispetto al passato. È certamente vero che, a livello teorico, un giocatore giovane valga più di uno più anziano, ma era così anche nel 2019 e nel 2022. Per tanto, le cause sono da ricercare in altri fattori”. E dunque? Una risposta ce la fornisce sempre Andre Sartori, col quale abbiamo analizzato il trend: “Prima di tutto ci tengo a dire una cosa in generale: sono convinto, ma lo si vede anche dall’analisi degli ultimi mercati, che i prezzi di trasferimento dei calciatori negli anni a venire tenderanno a diminuire, anche nel breve periodo. Parlando della questione giovani, invece, credo che la risposta sia da ricercare soprattutto nel maggior utilizzo degli under 23 che le squadre hanno fatto negli ultimi anni. Soprattutto dopo il Covid, dal 2020 in poi, i problemi finanziari delle squadre e la crisi del mercato, oltre ovviamente alle esigenze dei regolamenti Uefa e delle licenze nazionali, hanno di fatto imposto un meccanismo di valorizzazione dei settori giovanili e spinto i club a forzare l’impiego di giovani calciatori”. Considerazione certamente vera, che stride però con i dati raccolti dal Cies sulle squadre che maggiormente hanno puntato sui calciatori Under 21 negli ultimi 3 anni. La ricerca riguarda tutte le squadre delle principali 58 leghe del mondo e nella classifica dei club che in percentuale hanno fatto giocare più minuti ai giovani la prima squadra a comparire tra quelle proprietarie dei primi 20 giocatori del mondo per valore di mercato è il Barcellona, che occupa la 17esima posizione globale con il suo 22,6% distribuito su 23 giocatori utilizzati, dei quali, tra l’altro, tutti spagnoli tranne 3. Restringendo il campo ai top-5 campionati, quelli nei quali militano le squadre dei primi 20 calciatori per valutazione di mercato, ecco che oltre al Barcellona primo, troviamo solo altre quattro squadre, ma solo tra il 14esimo e 18esimo posto. Il Bayer Leverkusen con l’11,1% dei minuti giocati da 10 giovani, il Borussia Dortmund sempre con l’11,1% e 14 giovani lanciati, il Psg con 21 giocatori lanciati per il 10,3% dei minuti totali e il Bayern Monaco con 9,7% dei minuti giocati dai 15 under 21 utilizzati. Insomma, tanti numeri che forse servono solo a confondere ulteriormente le idee e che non danno una risposta definitiva alla questione. Ma, in fondo, forse è anche meglio così. Perché spesso è inutile cercare delle motivazioni dietro a una chiara tendenza, mentre sarebbe più opportuno cavalcarla e cercare magari di alimentarla. Soprattutto se è di giovani che si parla, il futuro del nostro calcio.

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