Dal campo a X Factor 2024, il "sorprendente" viaggio di Bruno Merci

Si potrebbe provare ad azzardare quasi un neologismo: Generazione Blanco. Anche se sulle orme del cantante, per ora, in Italia c’è solo un ragazzino che deve dimostrare ancora tutto. Ma che proverà a sfruttare X Factor 18 per farlo. Lui è Bruno Merci: non è il frontman, ma il chitarrista dei The Foolz, quei ‘folli’ che sono riusciti a conquistare Jake La Furia in tre mosse e che ora si esibiranno ai live del programma in onda ogni giovedì sera su Sky Uno. Tre mosse quasi da fantasista, a dirla tutta: prima l’inedito Fuori dagli schemi, poi, riscritto in italiano, Ça plane pou moi di Plastic Bertrand , quindi E la luna bussò di Loredana Bertè. Saper fare di tutto, mettendoci del proprio ma prendendo dai più grandi. Come un calciatore, magari d’attacco, che abbina fantasia a regola; estro a ordine. Come Bruno. Ecco, lui, a differenza degli altri componenti della band, una carriera la stava già avviando. E non proprio una qualsiasi: era un calciatore di talento, lo avevano chiamato anche nelle Under di calcio nella Nazionale italiana. “Nelle giovanili del Chievo ho giocato con Caprile; prima, nel Verona, ero in squadra con Udogie” ha raccontato in un’intervista recente. “E in Nazionale ero molto amico di Bove, Calafiori e Colombo, con cui spesso ci davamo il cambio a partita in corso”. Non sono proprio nomi così. “Mi sentivo molto forte, ma perché giocatori così ti spingono ad alzare il livello. Sapevo che loro avrebbero fatto grandi cose”. E Bruno? “Io a un certo punto ho dovuto cambiare vita: ho passato momenti complicati, ho convissuto con la depressione e il calcio stava entrando in quel circolo di cose che mi facevano stare male”. Così, un nuovo inizio “con la musica, a cui mi ero avvicinato mentre giocavo nell’Ambrosiana, il mio primo anno in Serie D. Abbiamo iniziato a comporre le nostre prime canzoni, mi piaceva molto. E ho scelto questa strada, senza rimpianti: sono contento di quello che sto facendo adesso”. E il talento non manca, visto il risultato che ha ottenuto con il suo gruppo. Ma è solo la prima parte di un nuovo percorso. Sorprendente. “Sì, sorprendente. È la parola giusta” conferma a Sky Sport Insider Davide Mandelli. Rispetto a Bruno, che faceva l’attaccante, Davide era un difensore di quelli rocciosi, che negli anni duemila ha giocato tra A e B, soprattutto per Torino, Siena e Chievo Verona. E proprio nel Chievo nella stagione 2017/2018 ha allenato l’Under 17, nella quale come fuoriquota figurava anche il nome di Merci. “Quando ho visto la puntata degli Home Visit l’altro giorno mi ero fissato su quel volto. Avete presente, no? Vedi una faccia, ti sembra di averla già incontrata ma non ricordi dove. Me lo continuavo a chiedere e mi ha aiutato… Jake. Sì, il suo giudice a un certo momento dice ‘Bruno!’ e lì mi è venuto in mente subito: ‘Ma che cavolo ci fa Merci lì?!’ mi sono chiesto. Dopo l’esperienza in comune al Chievo ci siamo persi di vista. Anche perché lui in realtà era nell’Under 16, ma era forte e in certi tornei lo prendevamo per giocare con noi. Il ruolo? Era un attaccante di qualità: o la seconda punta o, e forse era quello più naturale, l’esterno. Il Chievo ci puntava, ma lui stesso sapeva di dover crescere, di dimostrare di poter stare nelle categorie più da adulto”. Quella strada non è andata, ma alla fine in pubblico deve dimostrare di saperci stare lo stesso. “Se c’è differenza tra campo e palcoscenico musicale? È una domanda molto complessa. Di sicuro c’è qualcosa che li accomuna ed è il pubblico” continua Mandelli. “È difficile anche da spiegare. Perché lo spettatore è fondamentale. Durante una partita, lo è anche quello avversario: in qualche modo ti carica ti spinge a dare di più per affrontare la performance. E non è una parola che sto usando a caso. Credo che qui ci sia molto in comune: quando poi inizi a giocare, o a suonare, quasi ti isoli. Sai che il pubblico c’è, ma è come se non lo sentissi più, perché sei concentrato su quello che devi fare”. E il compito dell’allenatore, o del giudice di X Factor, è farti capire come farti rendere al meglio. “In qualche modo sì, anche i giudici allenano. Nei nostri due campi, la similitudine è spingere sull’applicazione per raggiungere gli obiettivi, allenare la personalità per affrontare lo stadio o il campo. Insomma, l’approccio al lavoro. Poi è chiaro, le metodologie sono diverse. Ma è lapalissiano”. E Bruno com’era? “Parlava poco, infatti mi ha stupito vederlo lì. Sono contento che sia uscito dal guscio”. E Mandelli lo seguirà, settimana dopo settimana. “Anche se il loro genere musicale non è propriamente il mio. Io sono rimasto alla musica italiana anni ‘80. Vecchia scuola…” ride. “Ma X Factor mi piace molto, mi piace vedere la crescita di questi giovani talenti. È coinvolgente”. Parola di allenatore, che sulla crescita dei ‘suoi’ talenti deve investire per forza. Ora Mandelli è in attesa di una chiamata, ha lavorato nello staff di Marcolini, l’ultima esperienza è stata nella Nazionale maltese. Si godrà l’avventura di Merci in attesa di una nuova chiamata. Intanto Bruno si sta preparando per il debutto nella Live, che non sarà semplice. Una cosa aveva detto: “La musica migliore negli spogliatoi viene ascoltata dai sudamericani, soprattutto la Samba. È allegra, si vede che sono felici”. Lui insegue la sua felicità con quella vena di ‘follia’ e di ‘estro’ che in qualche modo aveva anche in campo. E che adesso deve dimostrare su un palco. Non è poi, forse, così diverso.

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