I primi 20 anni di Football Manager: la mia partita più bella di sempre

Erano circa le due di notte, ma a Barcellona, stadio Camp Nou, erano le 22.34. Il minuto il novanta, anzi, novanta più quattro. John Terry salta più in alto di tutti e schiaccia in rete il gol qualificazione in casa del Barça: 2-2. Il mio Chelsea aveva pareggiato all'ultimo secondo e staccato il pass per la semifinale di Champions League. Quell'anno Lampard era al centro del villaggio: tra i suoi piedi passava tutto il gioco - spregiudicato, quasi zemaniano - dei miei blues. E infatti di gol ne fa quasi trenta. Quella Champions non la vinciamo, però ci prendiamo la Premier e una FA Cup vinta ai supplementari con l'uomo in meno e Anelka infortunato a fare il terzino. Me la ricordo ancora, quella partita. Perché tutte quelle ore passate a giocare su Football Manager non ce le dimenticheremo mai. Era un 5 di novembre anche quello, ma del lontano 2004. Usciva il primo Football Manager della storia, FM05. Il gioco si era staccato dal vecchio Championship Manager e divenne ben presto il quinto videogame per pc venduto più velocemente di tutti i tempi. Una grafica accattivante, informazioni, dati e statistiche che bucavano lo schermo del nostro computer per entrare nelle nostre menti. Le dita su tastiere e mouse come estensioni dell'astuzia calcistica. Eravamo allenatori e non sapevamo ancora di esserlo. Le pedine 2D della partita si muovevano con un movimento ipnotizzante. Su Football Manager non giocavi, non tiravi e nemmeno crossavi come su PlayStation; su Football Manager istruivi, gestivi lo spogliatoio, facevi il mercato, pensavi a una nuova tattica rivoluzionaria, cambiavi in corsa. Ma le pedine sul campo si muovevano da sole, erano una partita a dama tra robot. L'unica arma era la mente. Una mente da allenatore. C'era già allora un database aggiornatissimo: regole delle varie competizioni, informazioni pre e post partita, notizie sui giocatori internazionali, clip 2D degli agenti, rapporti degli allenatori sulle squadre, rescissione reciproca del contratto, "giochi mentali" dell'allenatore e tanto altro. E qualche problema di diritti: Oliver Kahn - lo storico portierone del Bayern Monaco - non lasciò che la sua immagine venisse utilizzata nel videogame e venne sostituito dallo pseudonimo di Jens Mustermann . Il Psg era soltanto il Paris, l'OM semplicemente Marseille, la Champions League era la Champions Cup e la Coppa Uefa si chiamava Euro Cup. Ma quanto ci siamo divertiti. L'ascesa è rapida, tutti lo comprano. Non giocare nel senso letterale del termine, cioè non muovere con un joystick i calciatori sul campo, ma vedere i loro movimenti impartiti dalle tue tattiche pre gara è il senso ultimo di un gioco che ha fatto storia e raccontato tante storie. Le più clamorose, in ordine sparso: il record certificato dal Guinness è di 416 anni su Football Manager ed è stato registrato dal polacco Pawel Sicinski, video allenatore dal 4 gennaio 2018 al 18 maggio 2434, simulando 460 stagioni calcistiche, 22.300 partite, segnando 58.900 gol e conquistando 1258 trofei. In un vecchio documentario ufficiale intitolato “An Alternative Reality: The Football Manager Documentary” un altro allenatore aveva dichiarato di aver giocato a FM per una media di tre ore al giorno per un periodo di vent'anni, per un totale di due anni e mezzo della propria vita. Nel 2015 tale "Lorf_Yimzo" - nickname su Reddit - diceva di essere arrivato addirittura all'anno 3015 : nel mentre lo Sheffield United era diventato il club più glorioso del Paese vincendo la Premier 168 volte, Salisburgo-Stella Rossa del 29 settembre 2979 era diventata al partita più seguita di sempre con la bellezza di 420mila spettatori allo stadio, mentre il Real Madrid aveva vinto la Champions 108 volte. Quelli sì che erano i veri anni d'oro del grande Real. Football Manager è ovunque e comunque: nelle notti insonni con la tv accesa in sottofondo su Gigi Marzullo, mentre gli occhi scorrevano sulle indicazioni per la giusta spinta da assegnare al tuo terzino destro fluidificante. C'era nei pomeriggi lenti della domenica e in quelli d'estate che sembrano non finire mai. Iain Macintosh e Kenny Millar nel 2012 scrissero un libro chiamato "Football Manager Stole My Life” : sarebbero trentacinque le cause di divorzio nel Regno Unito in cui è stato citato il videogame; per non parlare della storia di Adam - per molti un qualsiasi ragazzo inglese, ma soprattutto l'allenatore dell'Hibernian su FM. Un giorno ricevette al campanello due distinti signori della polizia britannica convocati dai vicini per rumori molesti; si scoprì che Adam aveva appena vinto la finale di Coppa Uefa contro il Wolfsburg, seguendo la partita a tutto volume, giocata senza velocità aumentata ma per novanta minuti effettivi, ovviamente proiettata su una parete di casa. E, ovviamente, Adam era in giacca e cravatta. Si chiamava invece John Boileau il tale che, nel 2006, scrisse al Middlesbrough per un posto da manager del club citando la propria esperienza su FM come valido motivo di assunzione. Jedd, ragazzo inglese della contea del Wiltshire e tifoso della squadra local del Dilton Marsh Wanderers FC, un bel giorno finisce ospite del San Donato Tavarnelle, piccolo club di Barberino Tavarnelle, undicimila anime in Toscana. Ancora una volta Football Manager aveva scritto una storia meravigliosa: Jedd aveva iniziato una nuova partita di FM, ma senza scegliere City o Real come squadra di partenza, bensì il piccolo San Donato perché i colori erano gli stessi della sua città natale. Col pc in Inghilterra ma col cuore a Barberino Tavarnelle vince di tutto, documenta la storia sui social e viene invitato allo stadio a due passi da Firenze. Ancora una volta il virtuale era diventato reale. E ancora, le profezie: su FM07 era praticamente impossibile non puntare su Georginio Wijnaldum; ancora adolescente, aveva valori da top player. È stato tra i protagonisti del grande calcio anche nella realtà, ma Football Manager fece ancora meglio con Arjen Robben: appena sedicenne e ancora nelle giovanili del Groningen i suoi voti sfioravano il 19 , praticamente in linea con quelli di Ronaldinho. Altra storia: Will Still, l'attuale allenatore del Lens che tanto ha fatto bene nelle scorse stagioni in Francia con Reims, deve la sua passione per la panchina alle ore passate a giocare a FM, il gioco che nel 2015 lanciò una simulazione sull'impensabile salvezza dei Leicester di Ranieri, al tempo relegato in fondo alla reale classifica di Premier e praticamente spacciato. Risultato: restare in Premier era possibile, secondo gli algoritmi del gioco, e così andò anche nella realtà. La favolosa vittoria del campionato della stagione seguente no, quella non sarebbe stata credibile neanche su Football Manager. O forse sì?