Milan, Pato è senza pathos: il papero soffre troppo

Calcio
Pato non si capacita d'avere perso se stesso (Ansa)
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Deludente nello 0-0 contro la Lazio: forse l'arrivo di Cassano, forse una condizione fisica non ancora brillantissima, forse la personalità gigantesca di Ibra. Il suo impatto con il 2011 è stato il paradigma della sofferenza. LE FOTO

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Il destino nel nome. In greco antico la parola pathos indica la forza emotiva. Spesso tradotta con "sofferenza". E il Pato che vaga sfiduciato in campo di questi tempi ne è diventato sinonimo in brasiliano.

Il papero soffre, si vede. Forse l'arrivo di Cassano, forse una condizione fisica non ancora brillantissima, forse la personalità gigantesca di Ibra. Ma soffre. Il suo impatto con il 2011 è stato il paradigma della sofferenza. In campo titolare a Cagliari (Ibra era squalificato) ha dovuto assistere alla festa per Strasser.

A Lecce si è pure beccato le ringhiate di Gattuso per qualche atteggiamento un po' indolente. Con Cesena e Catania è rimasto a guardare dalla panchina. Gli unici lampi con Udinese e in coppa Italia a Genova. Troppo poco per un giocatore che ha tanta qualità ma che appare schiacciato dalla grinta di Ibra. Un esempio? La partita con la Lazio. Un paio di giocate molli e Ibra lo apostrofa. Capito il labiale? Svegliati, dice lo svedese.

Un rimprovero che non scuote. Anzi, spegne e deprime qualsiasi reazione. Il papero non osa più: il risultato è zero tiri in porta e tanti tentativi di evitare altre scudisciate verbali....cerca Ibra, cerca Ibra, cerca Ibra. E la porta diventa un miraggio. Allegri non si cruccia. Che Pato debba crescere non è una novità, che abbia una classe infinita è una certezza. E i rapporti con i compagni non configurano certo fratture o emarginazioni. Basta un po' di tempo...ma intanto il pathos in campo lo mette Ibra. Pato, invece, soffre.