Cofferati controcorrente: "I calciatori? Ragione da vendere"

Calcio
Sergio Cofferati, ex segretario della Cgil, si schiera dalla parte dei giocatori

A proposito dello stop della Serie A, l'europarlamentare ed ex segretario della Cgil si schiera dalla parte dei giocatori: "Non è uno sciopero, chiamarlo così vuol dire metterli in cattiva luce". E aggiunge: "Non presentiamoli come ricchi viziati". VIDEO

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"I calciatori hanno ragioni da vendere". Parola di Sergio Cofferati europarlamentare ed ex segretario della Cgil. "Non è uno sciopero, chiamarlo così vuol dire mettere in cattiva luce i giocatori - ha spiegato a Sky - E' solo un differimento della loro prestazione: se gli trattenessero una parte dello stipendio, allora cosa dovrebbero fare quando recupereranno la giornata di campionato persa, dargli gli straordinari? Sarà differita la prestazione, e forse anche il compenso...".

Cofferati spiega perché è dalla parte dei giocatori. "Sono idolatrati quando calciano un pallone, gli si consente tutto, anche certi eccessi in campo e fuori di cui sono piene le cronache. Ma i diritti no, quelli non dovrebbero reclamarli. Eppure li hanno anche loro, come tutti i lavoratori. Nessun dubbio che siano molto ben pagati, ma non è giusto - conclude Cofferati - presentarli sempre come ricchi viziati. Si battono per dei diritti, non per motivi materiali: è una novità e va ammirata".

Cofferati si è espresso anche sul contributo di solidarietà e gli allenamenti differenziati. "Ci mancherebbe che i calciatori non pagassero le tasse, lo faranno come tutti i cittadini: come i presidenti, come i club, se come mi auguro sarà messa una tassa sui più abbienti - dice - Chiedere di mettere per scritto ciò che è stabilito per legge è pretestuoso. Quanto agli allenamenti differenziati, tutti i lavoratori devono avere le stesse condizioni: ogni tipo di discriminazione apre sempre spazi a situazioni successive".

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