Juve-Inter, allenatori alla lavagna: basta non copiare...

Calcio
Conte contro Mazzarri, profeti del 3-5-2 a confronto

Conte e Mazzarri devono i loro successi allo stesso modulo, tanto che tra loro è anche nata la polemica sulla "paternità" del 3-5-2. In realtà, i tecnici che questa sera si sfidano allo Juventus Stadium lo interpretano in modi diversi

di Vanni Spinella

Walter Mazzarri nel suo libro cerca di chiarire la questione. Onestamente poco importa chi avrebbe copiato chi: non siamo davanti alla maestra. Quello che conta è che tra poche ore lui e Antonio Conte si guarderanno negli occhi e tatticamente sarà come se si guardassero allo specchio. Il 3-5-2 è all’origine della presunta disputa: Mazzarri fece intendere che Conte glielo aveva “copiato” per adattarsi al suo Napoli in uno scontro diretto del 2011, Conte se la prese, Mazzarri oggi corregge il tiro dicendo che il suo voleva essere un complimento all’avversario, capace di prendere le contromisure in tutte le situazioni.

Copione a chi? - Dire chi sia nato prima tra Mazzarri e il 3-5-2 è come risolvere l’enigma dell’uovo e della gallina. Ingeneroso, invece, dare a Conte del “copione”. E’ vero che il tecnico bianconero iniziò la sua avventura alla Juventus con ben altre idee tattiche per la testa (4-2-4, con Vidal fuori!) e virò presto sul 4-3-3, ma gli va riconosciuto il merito di aver trovato l’incastro giusto, una volta scelti gli 11 “titolarissimi” (per copiare un termine caro a Mazzarri) e di aver plasmato il modulo di conseguenza. Come fanno i grandi allenatori.

3-5-2 automatico -
Tre difensori “centrali” di livello mondiale: difficile rinunciare a uno di loro. Tre centrocampisti che si integrano alla perfezione dal punto di vista tattico e atletico. Due terzini portati a spingere. Era inevitabile, anche senza la famosa partita contro il Napoli, che si arrivasse al 3-5-2, nato in modo automatico quando Conte sceglie di non scegliere tra Bonucci, Barzagli e Chiellini e comprende il vero valore di Vidal. Così avanza Lichtsteiner e mette Pirlo in regia, un passo indietro rispetto al cileno e a Marchisio. Davanti, le due punte, con Vucinic grande protagonista dei due scudetti.

3-5-2 “modificato” - Mazzarri, dicevamo, crede nel 3-5-2 “a prescindere” e nel formare le sue squadre, missione che in carriera gli è stata affidata più volte e che ha sempre portato a termine con successo, va a scegliere gli uomini giusti per riempire le caselle. All’Inter, per la prima volta, si è destreggiato con quel che gli è capitato, con risultati comunque eccellenti in avvio di stagione. Jonathan e Alvarez sembravano finalmente giocatori di calcio, la difesa a 3 – mai più riproposta in nerazzurro dopo l’ammutinamento della ciurma che aveva portato al naufragio gasperiniano – incredibilmente solida. Adesso, quello che ha cambiato sembra proprio lui: il 3-5-2 ultimamente somiglia più a un 3-4-2-1, ma la sostanza è sempre la stessa. Gioco sviluppato sulle fasce, attesa ordinata e ripartenze a sprazzi. Dato che si giocherà a Torino, difficile immaginare un copione diverso.

La variabile Llorente - Dall'altra parte la Juventus. Ovvero pressing, avversario aggredito prima che inizi a sviluppare il suo gioco, manovra orchestrata che trova sfogo in più modi. Specialmente ora che Conte ha riempito una delle due caselle davanti con il fisico di Llorente, che può assicurare sia le sponde e la protezione del pallone che favoriscono gli inserimenti dei centrocampisti (Vidal, 10 reti, è uno specialista) sia i famosi gol di testa (su cross dalle fasce) che erano mancati nelle due stagioni precedenti. Quei gol con cui spesso si riesce a crepare la diga eretta dagli avversari attorno all’area. Una soluzione in più, in un 3-5-2 che fino all’anno scorso viveva soprattutto di palle basse, fraseggi e inserimenti centrali o esterni che guadagnavano il fondo e centrocampisti a rimorchio. Chissà che questa volta non tocchi a Mazzarri adattarsi. E magari, in futuro, “copiare”.