Addio a Marco Ansaldo: un grande cronista, non solo di sport
CalcioDopo una vita da inviato, se n’è andato a 58 anni, nel mezzo di uno dei primi giorni della vacanza iniziata poco più di un mese fa, altrimenti detta pensione. Aveva firmato il suo ultimo articolo per La Stampa lo scorso 24 agosto
Marco Ansaldo è morto oggi, a 58 anni. Dopo una vita da inviato, se n’è andato nel mezzo di uno dei primi giorni della vacanza iniziata poco più di un mese fa, altrimenti detta pensione. Una scelta, quella di smettere, vissuta con serenità pari alla passione che aveva riversato nel suo mestiere, fin da ragazzo. L’ultimo articolo con la sua firma sulla Stampa è stato pubblicato il 24 agosto. La vacanza è finita troppo presto, e non per tornare al giornale. Un infarto lo ha colpito oggi, mentre era a pranzo con amici, ad Asti.
Ansaldo è stato uno dei migliori giornalisti sportivi, probabilmente il miglior cronista, tra quelli che si sono formati negli anni '80. Piemontese, professionista dal 1984, ad assumerlo al Corriere dello Sport, dapprima a Genova, fu Giorgio Tosatti, garanzia di qualità. Poi Repubblica, redazione torinese, infine La Stampa, il giornale della sua vita.
Giornalista sportivo, non solo calcio. E non solo sport. Dal ’90 ha seguito tutti i Mondiali, ma l’evento che amava di più erano le Olimpiadi, invernali ed estive. E i Mondiali di scherma, sport che praticava una dei due figli. Cronista purissimo, talentuoso, naturalmente portato a stare lontano dalla redazione, e pure dai luoghi comuni, penna gradevole, brillante, ironica, sorprendente. In conferenza stampa, la sua domanda era tra le più attese, perché non aveva paura di nessuno. E forse anche per questo era tra i più stimati e rispettati dai colleghi e dai campioni che ha raccontato. Una persona ricca, che arricchiva chi gli stava intorno, a cominciare dai tanti compagni di trasferta di una vita vissuta sul campo. Amava collezionare peperoni piccanti, di ogni genere, che portava a casa da ogni viaggio in giro per il mondo. Più piccanti erano, più ne comprava, più ne mangiava. Gli piacevano i sapori forti, non banali. Come i suoi pezzi, mai insipidi. Triste sapere che non si potrà provare a convincerlo a interrompere quella vacanza, e a tornare fare il suo lavoro. Triste non poterlo più leggere.
Addio Marco, grande cronista che ha onorato questo mestiere.
Ansaldo è stato uno dei migliori giornalisti sportivi, probabilmente il miglior cronista, tra quelli che si sono formati negli anni '80. Piemontese, professionista dal 1984, ad assumerlo al Corriere dello Sport, dapprima a Genova, fu Giorgio Tosatti, garanzia di qualità. Poi Repubblica, redazione torinese, infine La Stampa, il giornale della sua vita.
Giornalista sportivo, non solo calcio. E non solo sport. Dal ’90 ha seguito tutti i Mondiali, ma l’evento che amava di più erano le Olimpiadi, invernali ed estive. E i Mondiali di scherma, sport che praticava una dei due figli. Cronista purissimo, talentuoso, naturalmente portato a stare lontano dalla redazione, e pure dai luoghi comuni, penna gradevole, brillante, ironica, sorprendente. In conferenza stampa, la sua domanda era tra le più attese, perché non aveva paura di nessuno. E forse anche per questo era tra i più stimati e rispettati dai colleghi e dai campioni che ha raccontato. Una persona ricca, che arricchiva chi gli stava intorno, a cominciare dai tanti compagni di trasferta di una vita vissuta sul campo. Amava collezionare peperoni piccanti, di ogni genere, che portava a casa da ogni viaggio in giro per il mondo. Più piccanti erano, più ne comprava, più ne mangiava. Gli piacevano i sapori forti, non banali. Come i suoi pezzi, mai insipidi. Triste sapere che non si potrà provare a convincerlo a interrompere quella vacanza, e a tornare fare il suo lavoro. Triste non poterlo più leggere.
Addio Marco, grande cronista che ha onorato questo mestiere.