
Allenatore ma mai calciatore: la Top 11 di chi non ha giocato a calcio da professionista
Carriere trascurabili, spesso inesistenti, da giocatori: poi, però, si sono trasformati in veri e propri geni della panchina. Sacchi usava la metafora del cavallo e del fantino per spiegare che si può allenare benissimo anche senza aver mai giocato a pallone

"Per essere un fantino non occorre essere stati un cavallo", ha ripetuto per tutta la sua carriera Arrigo Sacchi a chi gli chiedeva come potesse allenare uno che non aveva mai giocato a calcio. Ma Sacchi non è stato certo un'eccezione

MARCELO BIELSA. Rivoluzionario come Sacchi, al "Loco" si ispirano tanti allenatori contemporanei. Un vulcano di idee più o meno folli, che ha iniziato a partorire già a 25 anni, chiusa anzitempo una brevissima e trascurabile carriera da difensore senza talento

SERSE COSMI. Deruta, Foligno, Pontevecchio. Un'altra carriera da giocatore tra club minori che si chiude presto (28 anni) per un infortunio. Da lì, però, ne nasce un'altra molto più fortunata fino ad arrivare alle panchine di Serie A con una scalata incredibile

GIGI MAIFREDI. Rovereto e Portogruaro per il Maifredi giocatore. Che si afferma invece da allenatore, fino ad approdare alla Juventus, l'apice della sua parabola da mister

ALBERTO MALESANI. Pare fosse un campioncino, negli Allievi. Quando capì che il calcio, almeno quello giocato, non poteva garantirgli però un futuro, iniziò a lavorare come impiegato alla Canon. Il richiamo della panchina, fortissimo, l'ha portato a tentare l'altra strada nel calcio, anche con qualche coppa in bacheca negli anni di Parma

JOSE' MOURINHO. Scarsino da giocatore, ma la sua passione era la tattica. Tanto da accettare il ruolo di "traduttore" di Robson pur di mettere piede nel Barcellona. Superfluo elencare i successi che ha ottenuto una volta che gli è stata affidata una panchina, fino all'autoproclamazione con il titolo di "Special One"

ARRIGO SACCHI. Lavorava nell'azienda di calzature del padre, nel frattempo allenava nelle serie minori distinguendosi già per le idee rivoluzionarie. Quelle con cui riscriverà la storia del calcio una volta approdato al Milan

MAURIZIO SARRI. Altro impiegato, in questo caso di banca, con il pallino della panchina. Posto fisso in ufficio finché non capì che la sua strada era un'altra e provò a seguirla. Anche nel suo caso, le idee sono state alla base del suo successo

FELIPE SCOLARI. Sul tetto del Mondo con il Brasile nel 2002, con una modestissima carriera da giocatore nelle serie minori. Raro esempio di brasiliano che non sapeva giocare a calcio; ma che lo pensava, eccome

ALBERTO ZACCHERONI. In comune con Sacchi le origini romagnole e il giorno di nascita (1° aprile), oltre a uno scudetto con il Milan. E poi quei piedi "storti" che gli consigliarono di lasciar perdere il calcio giocato per concentrarsi su quello pensato

ZDENEK ZEMAN. Ex insegnante di educazione fisica, come potrà confermare chi ha provato la "tortura" dei gradoni, le sue passioni erano l'hockey su ghiaccio e la pallamano. Poi, preso il patentino da allenatore di calcio in Italia, divenne una sorta di profeta ancorato alle sue idee tattiche

RAFA BENITEZ. Nel suo caso si tratta di sfortuna, perché lui era anche un discreto giocatore (giovanili del Real Madrid) ma un infortunio lo fermò sul più bello, prima di poter fare il salto in prima squadra. Avrà modo di rifarsi, prendendosi le soddisfazioni più grandi da allenatore di alcuni dei maggiori club europei. Compreso il "suo" Real