Caso Bergamini, rinvio a giudizio per l'ex fidanzata Isabella Internò. Le news

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Isabella Internò, ex fidanzata di Denis Bergamini, è stata rinviata a giudizio con l'accusa di omicidio volontario per la morte del calciatore del Cosenza nel novembre 1989. Il giudice dell'udienza preliminare di Castrovillari ha accolto la richiesta del pubblico ministero. Il 25 ottobre la prima udienza del processo alla Corte d'Assise

Svolta nel caso Bergamini, il calciatore del Cosenza morto nel novembre 1989 sulla statale 106 all’altezza di Roseto Capo Spulico. L'ex fidanzata, Isabella Internò, è stata rinviata a giudizio dal giudice per l'udienza preliminare di Castrovillari Fabio Lelio Festa con l'accusa di concorso in omicidio volontario. Il Gup ha accolto la richiesta del pubblico ministero Luca Primicerio. A Isabella Internò sono contestate anche aggravanti quali la premeditazione e i futili motivi. Il processo inizierà il 25 ottobre, data in cui è stata fissata la prima udienza. Soddisfazione da parte dell'avvocato della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo ai microfoni di Sky Sport. "Il giudice ha accolto tutte le nostre tesi, mi spiace che non ci sia Donata Bergamini (la sorella di Denis, ndr) ma ce l'abbiamo fatta. E' servita grande determinazione".

Il nostro Bruno Palermo intervista l'avvocato della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo

Donato "Denis" Bergamini morì il 18 novembre 1989, in apparenza dopo essere stato investito da un camion. Quel giorno in auto sulla statale 106 con l'allora calciatore del Cosenza era presente anche la fidanzata. Isabella Internò sostenne da subito la tesi del suicidio, che però non ha mai convinto i famigliari. In particolare la sorella Donata, che ha lottato in tutti questi anni per riaprire il caso, Nel 2017 sono state riaperte le indagini sulla sua morte e una nuova autopsia sulla salma ha rivelato che in realtà Bergamini sarebbe morto per soffocamente prima dell'investimento. Secondo l'accusa sarebbe stata proprio la donna a simulare il suicidio. Da qui l'accusa di omicidio volontario, per un caso che 32 anni dopo aspetta ancora di conoscere la verità.