Bigote Lopez, giocatore uruguaiano salta allenamenti per i concerti: l'assurda clausola

IN URUGUAY
ph. @VillaEspOficial

Santiago "Bigote" Lopez, attaccante e capitano degli uruguaiani del Villa Espanola, ormai da qualche tempo ha questa particolarissima clausola nel contratto con il suo club: può assistere ai concerti dei suoi gruppi musicali preferiti e ha il permesso di saltare gli allenamenti il giorno successivo. "La felicità è più importante del calcio - ha spiegato -, certi momenti non si possono perdere"

"Toglietemi tutto, ma non la musica rock". Deve essere andata più o meno così la negoziazione del contratto di Santiago "Bigote" Lopez, con il club della sua vita, il Villa Espanola, società uruguaiana che milita in seconda divisione con la quale ormai da anni il capitano ha un accordo non proprio ordinario. Sì, perché tra le clausole di rinnovo di Lopez, attaccante classe '82 che compirà 40 anni a maggio, ce n'è una davvero particolarissima: la possibilità di assistere, in ogni momento, ai concerti dei suoi gruppi preferiti ed il conseguente esonero dagli allenamenti in programma il giorno successivo. 

L'accordo con "Bigote"

La passione sfrenata di "Bigote" Lopez per la musica era parecchio nota in Uruguay, ma a fare chiarezza sulla situazione ci ha pensato negli scorsi anni direttamente il Villa Espanola, che ha pubblicato sul proprio profilo Twitter alcuni stralci del particolare accordo con l'attaccante, capitano e simbolo del club. "Il giocatore potrà assentarsi quando suonano Patricio Rey e i Redontitos de Ricota o El Indio - si legge -, ma anche in caso di concerti dei Fundamentalistas o di Skay". E se il giorno dopo il concerto c'è una partita? Poco importa, "Bigote" è esentato.

Una parte del contratto di "Bigote" Lopez
ph. @VillaEspOficial

"La felicità è più importante del calcio"

A spiegare i motivi che nel corso della sua carriera lo hanno spinto a chiudere questo particolare accordo con il suo club è stato lo stesso Santiago Lopez in un'intervista a TyC Sports: "Quando ho iniziato a giocare credevo che sarei diventato milionario, che avrei viaggiato per il mondo e che sarei diventato famoso - ha spiegato l'attaccante -, era il sistema che me lo faceva credere. Poi ho visto che la realtà era diversa, così ho deciso che sarebbe stato meglio dare priorità alle cose che realmente ti rendono felice nella vita. Non rinuncerei mai a un concerto di Los Redondos o El Indio. Spesso ho mentito, quando giocavo in altre squadre, per andare a vederli. Poi ho pensato di mettere una clausola nel mio contratto. Ci sono momenti nella vita che non si possono perdere e il calcio non sempre viene prima di tutto. Si è parlato spesso di questo accordo, ma bisogna chiedersi perché celebriamo clausole milionarie e invece ne critichiamo altre che ti permettono di essere felice. Lo ripeto, il calcio non può avere sempre la priorità".