Tutti quelli che non hanno vinto il Pallone d'Oro per 'colpa' di Messi e CR7

Tra il 1998 e il 2007 corrono dieci edizioni del Pallone d’Oro vinte da dieci campioni diversi: nell’ordine Zidane, Rivaldo, Figo, Owen, Ronaldo Nazario , Nedved, Shevchenko, Ronaldinho, Cannavaro e Kakà. La scelta dello spazio temporale non è casuale: nel 2007 Kakà prevale nettamente su Cristiano Ronaldo e Leo Messi, entrambi per la prima volta sul podio dopo aver già fatto capolino nella classifica finale negli anni precedenti. È l’ultima volta in cui i due fuoriclasse, che all’epoca hanno rispettivamente 22 e 20 anni, lasciano il premio a un terzo uomo fino al 2018, quando Luka Modric interrompe il loro dialogo esclusivo, come farà Karim Benzema nel 2022. Allargando la prospettiva, nella storia del Pallone d’Oro l’edizione 2024 verrà ricordata come la prima dal 2003 nella quale né Ronaldo né Messi sono tra i 30 candidati. Dal 2008, quando Cristiano aprì il conto, al 2023, quando Leo riscosse l’estremo tributo alla vittoria mondiale, i due fenomeni hanno vinto 13 trofei su 15, visto che nel 2020, l’anno della pandemia, France Football decise di non assegnarlo. Abbiamo celebrato molte volte l’irripetibile concorrenza tra CR7 e Messi, due fuoriclasse che, trovandosi a competere direttamente perché quasi coetanei, hanno praticamente azzerato gli altri candidati potenziali. Qui invece analizziamo quali sono i campioni che per 'colpa' di Messi e Ronaldo non hanno la statuetta del Pallone d’Oro in bella mostra sul caminetto di casa. L’ampia generazione perduta per essere nata nel periodo storico sbagliato. Cominciamo dall’uomo che forse un giorno riceverà il sospirato premio sotto forma di risarcimento. Nella primavera del 2020 la pandemia mise in crisi il mondo, tutti i campionati vennero interrotti e per più di due mesi non si sentì più rimbalzare un pallone: poi, il calo nella curva dei contagi consentì di ripartire - anche per dare qualcosa da vedere alle popolazioni chiuse in casa - e dalla Bundesliga alla Serie A, dalla Premier alla Liga, tutti i tornei si rimisero in moto tranne la Ligue 1 francese, che aveva dichiarato un po’ frettolosamente il campionato non solo sospeso, ma concluso. France Football ne aveva seguito l’esempio annullando l’edizione 2020 del Pallone d’Oro, misura esagerata se si considera che ad agosto di quell’anno si giocò l’intera fase finale della Champions a Lisbona, e di materiale da scrutinare ce n’era a volontà. Morale della favola: saltò il premio che quell’anno sarebbe andato senz’ombra di dubbio a Robert Lewandowski, vincitore di Bundesliga, Champions League, coppa di Germania e Supercoppa tedesca con il Bayern e autore di 55 gol complessivi. Una mostruosità. Ed è sulla scorta di questi numeri, le vittorie di squadra e le reti realizzate, che non ci stupiremmo se fra qualche tempo France Football decidesse con un atto d’imperio di assegnare al centravanti polacco il meritatissimo Pallone d’Oro 2020. Sarebbe un atto di giustizia. Non a caso nel 2021, anno del più pallido dei trionfi di Messi, Lewa gli arrivò a un’incollatura malgrado fosse uscito ai quarti della Champions e la Polonia fosse arrivata ultima nel suo girone europeo. I giurati lo volevano risarcire già allora. Negli anni in cui le loro squadre hanno vinto ci sono state poche discussioni su chi meritasse il Pallone d’Oro. Ma Messi e Ronaldo hanno prevalso anche nelle sconfitte, e questo qualche malumore l’ha creato. Il caso di scuola è quello di Virgil Van Dijk, portentoso pilastro della difesa del Liverpool che nel 2019 eliminò proprio il Barcellona di Leo in un’indimenticabile semifinale di Champions, e poi vinse il titolo. Lo scontro diretto non bastò all’olandese per prevalere, e mancò davvero un niente: 686-679 il conteggio finale, con Van Dijk fregato dalla dispersione dei voti visto che si piazzarono anche i compagni Mané , Salah , Alisson , Firmino , Alexander-Arnold e Wijnaldum , mentre del Barça oltre a Leo soltanto il portiere Ter Stegen ricevette due preferenze. Un altro risultato sul quale è giusto manifestare perplessità è il terzo posto di Frank Ribery nel 2013 pur avendo vinto tutto col Bayern da grande protagonista. Eppure nella classifica del Pallone d’Oro chiuse dietro a Ronaldo, che quell’anno non aveva vinto niente, e a Messi, che s’era portato a casa almeno la Liga. Fu la stagione nella quale si accese il dibattito sul senso del premio, se cioè dovesse andare al giocatore migliore in assoluto, o a quello che nel corso dell’anno aveva fatto di più per la propria squadra. La realtà ci dice che il primo criterio ha sempre contato di più. Nel 2015 Neymar fu la star della Champions come e più del compagno di squadra Messi, segnando i gol decisivi nelle partite più importanti, eppure non solo il trofeo andò a Leo, ma il secondo posto spettò a Cristiano preceduto in Liga e buttato fuori dalla Juve nella semifinale di Champions. Anche questa delusione ispirò due anni dopo il passaggio di Neymar al Paris St.Germain, in cerca di una squadra che potesse valorizzarlo come uomo-franchigia. Se si esclude Van Dijk, abbiamo parlato fin qui soltanto di attaccanti, che nell’albo d’oro del premio più prestigioso sono storicamente dominanti. Messi e Ronaldo non sono quindi gli unici 'colpevoli' della strage dei centrocampisti perpetrata nel tempo, ma certo nel corso della loro dittatura si sono mangiati almeno tre fuoriclasse in mezzo al campo. Il primo è Xavi, terzo alle spalle dei marziani nel 2009 e nel 2011, il secondo è Andres Iniesta, secondo nel 2010 dopo aver segnato il gol mondiale e terzo nel 2012: considerato che i due hanno giocato per anni con Messi al Barcellona, e ne hanno costruito la straordinaria piattaforma di gioco alla quale Leo aggiungeva il suo genio finalizzatore, un trofeo a testa non sarebbe certo suonato male. Il terzo centrocampista presente da anni nella smazzata finale del Pallone d’Oro, ma mai sul gradino più alto del podio, è Kevin De Bruyne, il belga del quale ogni anno si lamenta l’assenza nell’albo d’oro, ma che alla fine è arrivato al massimo terzo . Non lo vincerà più: gli anni hanno portato acciacchi, e compagni dominanti come Haaland e Rodri, se il titolo dovesse andare a uno del City non sarà lui il prescelto. Un po’ com’è successo a Momo Salah, per anni oscillante fra quinta e settima posizione e comunque dietro al compagno Mané , o come accadde a Thomas Muller e Arijen Robben, che al Bayern si cannibalizzarono l’un l’altro. Tornando ai piazzamenti vanno ricordati i due 'bronzi' di Griezmann, quello di Neuer nel 2014 da campione del mondo , il quarto posto di Sneijder nel 2010 e quello di Suarez nel 2016, e il quinto di Ibrahimovic nel 2013. Venendo ai potenziali premiati del futuro, e lasciando stare Vinicius, Rodri e Bellingham che sono in corsa per l’attuale, Erling Braut Haaland per ora ha fatto meglio di Kylian Mbappé grazie al secondo posto dell’anno scorso, ma la serie del francese è di impressionante continuità. Da quando è entrato nella prima volta fra i 30 candidati, nel 2017, ecco la sua sequenza: settimo, quarto, sesto, nono, sesto, terzo. È la base di lancio di un missile.