Febbre a 90: Alan Camsell, il portiere ultranovantenne

Galles del Nord. Contea di Conwy. A dispetto di un profilo quasi interamente montagnoso e collinare, il distretto si affaccia proprio sul mare d’Irlanda. E qui sorge la città di Llandudno, che in lingua locale vuol dire “chiesa di San Tudno”, dominata dal promontorio calcareo di Y Gogarth e intitolata al santo patrono e fondatore del primo tempio della comunità, già figlio del re Seithenyn a capo del leggendario e glorioso regno sommerso Cantref y Gwaelod, sorto anticamente nella baia di Cardigan. Non è raro da queste parti che nel tardo pomeriggio, prima del tramonto, ci si riunisca ad affollare i pub che animano il centro città. A rotazione, fra lo ‘Snowdown’, il ‘Cottage Loaf’ e il ‘Kings Head’ è possibile scorgervi un gruppo di uomini, sempre gli stessi, una quindicina, seduti intorno a tavoli congiunti. Tutti ben coperti, tutti con tuta e scarpette ai piedi e borsa da calcio fra le gambe. La particolarità è che il più giovane fra essi pare non avere meno di sessant’anni. Ma indossa la tuta anche il più anziano. Fra luci basse, fumo di sigarette, chiacchiericcio e pinte di birra che vanno e vengono, i ‘maturi atleti’ si lasciano andare a momenti di rara giovialità. Argomenti di discussione i soliti. Il calcio, le donne, anche la politica, qualche barzelletta, le risate sguaiate, i brindisi e i commenti sulle partite e sugli allenamenti da poco conclusi. Sì, perché i ‘nonni uniti’ -così li chiamano- sono una squadra di calcio. E alla loro veneranda età ancora scendono in campo. E la loro celebrità non è la gloria locale e nazionale Neville Southall. I ‘nonni uniti’ rappresentano l’intero spogliatoio -e sono in quattordici, per l’esattezza- del ‘Penrhyn Bay Strollers FC’, club fondato dal 73enne Michael McMillan che è anche direttore del Llandudno Fc, che milita nel Cymru Championship North, il secondo livello calcistico gallese. I ‘nonni’ invece giocano un calcio camminato nella WWFF Walking Football North League, a 5 o a 7, che è più adeguato alla loro età e alle loro caratteristiche fisiche. Ciò non toglie che però in porta schierino un 90enne. Già, perché il portiere titolare del ‘Penrhyn’ è il celeberrimo Alan Camsell che, con occhiali alla moda e tuta ascellare un po’ fantozziana, si è assicurato da qualche mese il riconoscimento di calciatore più anziano del mondo in attività. Nominato addirittura da ‘SkyBet’ numero 1 assoluto per il suo grande contributo al bel gioco, alla diffusione dell’entusiasmo e della sportività presso la sua comunità e in poco tempo finito sotto i riflettori delle testate giornalistiche di tutto il pianeta, BBC in testa. Non se lo sarebbe mai aspettato l’arzillo Camsell, che in realtà a pallone ha iniziato a giocare solo a 39 anni compiuti. Prima era troppo occupato a lavorare in un’azienda familiare e tirare avanti la carretta. Oggi si ritrova ad essere un eroe del calcio di base, interpretando il ruolo del portiere. Lui nato comunque centravanti. E pure preso in giro in famiglia, con quell’account che gli hanno creato su Instagram, con quel nickname ‘gerihatric’ che fa ridere tutti, a cominciare dai compagni di squadra. Però di Alan parlano tutti: in Italia, ma anche in Russia e in Canada, in Argentina e in Brasile, in America e in Australia, in Sudafrica e nei Paesi Arabi. E raccontano di quando era tifoso del Sunderland nella contea di Durham, ma costretto a sgobbare nel salone di parrucchiere dei genitori che -nei week end- necessitava di manutenzione, pulizia, inventari. “Ho sempre seguito una squadra, ma non ho mai avuto però l'opportunità di giocare. Ora sto ancora giocando per recuperare!”, quasi si giustifica. E ne ha così tanta di quella voglia, che non si fermò né si ferma più davanti a nulla. Trasferitosi nel Galles settentrionale nel 1972 e diventato insegnante in un College, scoprì il calcio a 5. “Il college organizzava attività sportive e io mi sono iscritto a calcio e netball. Da lì è decollato tutto. Qualche anno fa, ho subìto una protesi al ginocchio. In ottobre mi è stato applicato un pacemaker. Ho un'anca fresca di 24 anni e un ginocchio di sette e ho pure un’ernia. Ma mi assicuro che non mi influenzino negativamente in porta”. Tuttavia confessa che, oltre all’immancabile pinta di birra, alla sera dopo gli allenamenti non può fare a meno degli antidolorifici per poter riposare. Oltre a imbottirsi per bene il giorno della partita per offrire al suo corpo un'ulteriore protezione; ma qualsiasi attaccante avversario si sbaglierebbe di grosso se credesse di trovarsi di fronte a un anziano debole in porta. “Odio i palloni che mi passano davanti e odio quando i miei difensori non fanno il loro lavoro”. Un altro sorso di birra, poi un sorriso e Alan schiacciando un occhio confessa bonariamente che “In realtà non ho iniziato come portiere. Prima ero io a segnare i gol. Ero agile e veloce. Ma quando si invecchia perdi fiato e vai in porta per recuperare. Alla fine ci sono rimasto stabilmente. Certo, sto rallentando: la palla passa e io mi sto ancora tuffando. Ma do la colpa a tutti tranne che a me. E poi, io mi diverto.” Anche se nell’intervallo, negli spogliatoi, al tè preferisce una bella ventilata di ossigeno. Memore degli infortuni causati dalle superfici dure sulle quali giocava, Alan si è premunito. “Ho delle imbottiture di gommapiuma spesse tre pollici intorno ai fianchi per proteggermi quando mi tuffo, e la tuta da ginnastica le tiene al loro posto”. Anche se gli Strollers oggi giocano su un campo spugnoso 4G che non lo fa soffrire più di tanto quando va in terra. La squadra di Alan fa parte della Wales Walking Football League, che conta oltre 60 squadre in tutto il Paese. Il Penrhyn è attualmente in una lega di 10 squadre, che si affrontano ogni domenica in un torneo di andata e ritorno, mentre ci sono anche una competizione di coppa e delle amichevoli da disputare. È un calendario fitto di impegni, ma che ad Alan piace immensamente. “Chi pensa che il calcio a piedi sia semplicemente una, scusate l'espressione, passeggiata nel parco, si sbaglia di grosso. Il movimento è sempre molto veloce. E quando tirano in porta colpiscono forte!”. Alan Camsell si è unito alla squadra sei anni fa ed è stato accolto con qualche sopracciglio alzato. Ma ora è molto amato nello spogliatoio. “Ho visto un annuncio su Facebook, ho chiamato il numero e ho spiegato che avevo 84 anni ma che volevo unirmi alla squadra. Sentivo l'esitazione all'altro capo. Ma una volta che mi sono presentato e ho scoperto di essere ancora in grado di giocare, sono diventato uno della banda. Probabilmente prima si chiedevano se alla mia età sarei sopravvissuto a una partita!”. In squadra ci sono pensionati di ogni tipo, ex poliziotti ed ex contabili e ora anche un ex parrucchiere e insegnante che a tarda età vuole tenersi in forma. “Va bene essere vecchi, ma non bisogna comportarsi da vecchi. L’età è solo un numero. Bisogna alzarsi uscire e godersi la vita. Mi rendo conto che sono arrivato a giocare con i nipoti dei miei ex compagni. Prima lo facevo con i loro figli. Alcuni non ci sono più. Ma io sento il battito del mio cuore, sento il mio respiro e so che tutto questo mi fa soltanto bene…”. “Il venerdì mi piace giocare, anche se poi al sabato ho tanti dolori. So che mi fa bene tenermi in forma giocando al calcio. Mi piace ancora. Tutti avevano dubbi, ma una volta che ho dimostrato il mio valore, è andato tutto a posto. Ora invece c’è tutto questo clamore intorno a me a causa della mia età. Ho 90 anni, è vero, ma che importa? Continuerò a giocare per sempre, non ho altri progetti. Più faccio, più durerò. E finché la squadra sarà disposta a sopportarmi, io continuerò a giocare”. La birra nei boccali è finita. La schiuma ha smesso di spumeggiare, i tavoli di legno grondano alcool e bisbigli. E umidità. Fuori è buio. Le luci di Llandudno rischiarano la sera inoltrata. I ‘nonni uniti’ si alzano dalle loro sedie e si salutano affettuosamente. Alan si incappuccia e si incammina lungo i profili bianchi delle case che guardano il mare. ‘Hwyl fawr’, arrivederci… Anche il pallone aiuta a vivere a lungo. Alan… come si dice da queste parti ‘non arrendersi’? “Paid â rhoi’r ffidil yn y tô”. Sì. Ecco. Quella cosa lì. Mai!